A illustrare il programma e le novità dell’iniziativa sono stati Paola Romano, assessora alle Culture del Comune di Bari, Ludovico Abbaticchio e Antonio Giampietro, garanti regionali per i diritti dei minori e delle persone con disabilità, insieme a Vito Antonio Loprieno, presidente di ERF e ideatore del festival.
"Il nostro obiettivo – ha spiegato Loprieno – è far nascere tanti piccoli festival locali all’interno delle scuole, con incontri mattutini dedicati agli studenti e momenti di restituzione pubblica nel pomeriggio. Ragioneremo con i ragazzi su Costituzione, ambiente, bullismo, violenza di genere, dialogo interreligioso e cultura della pace".
Tra gli appuntamenti centrali, spicca la data del 9 maggio, quando nella sala consiliare del Comune di Bari si terrà un convegno sulla pace alla presenza del rettore dell’Università di Bari Stefano Bronzini e del rettore dell’Università della Pace delle Nazioni Unite Francisco Rojas Aravena. Altro momento significativo è previsto a novembre nella BAT, con una giornata di studi dedicata agli insegnamenti di don Tonino Bello.
"È un festival di cui sentivamo il bisogno – ha dichiarato Paola Romano – perché ci permette di affrontare, attraverso il confronto con le scuole e i territori, i grandi temi del nostro tempo: guerra, intelligenza artificiale, crisi ambientale. Dobbiamo ricostruire reti educative e ridare voce alle comunità".
Il festival, fin dalla sua edizione sperimentale nel 2023, ha raggiunto oltre 6.000 studenti in 50 scuole e 25 comuni, e quest’anno si prepara a raddoppiare i numeri, come confermato dagli organizzatori.
Un elemento chiave del progetto sarà la collaborazione con medici e psicologi, che affiancheranno gli incontri raccogliendo testimonianze e dati utili a orientare future azioni istituzionali, come ha sottolineato Ludovico Abbaticchio. "Troppo spesso si parla del disagio giovanile, troppo poco del benessere dei giovani. Questo festival può invertire la rotta, offrendo ascolto e consapevolezza", ha dichiarato il garante per i diritti dei minori.
Sulla stessa linea l’intervento di Antonio Giampietro, che ha evidenziato l'importanza di portare il festival anche nei piccoli centri e nelle periferie, per favorire l’inclusione e far sì che le differenze non siano più motivo di divisione, ma punto di partenza per costruire relazioni fondate sul rispetto e sulla convivenza.
Il festival "Parole per la Libertà" si conferma così un laboratorio culturale diffuso, pensato per attivare le coscienze e costruire comunità più consapevoli, partendo proprio dai luoghi dell’educazione e della partecipazione civica.