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Il fatto
28 Febbraio 2025 - 15:25
La Polizia Postale al lavoro
Una delle più vaste operazioni mai condotte in Italia contro lo sfruttamento sessuale dei minori online ha portato a 34 arresti e oltre 100 perquisizioni, con controlli eseguiti anche in diverse città pugliesi. L’operazione, coordinata dalla Procura Distrettuale di Catania e condotta dalla Polizia Postale, ha coinvolto oltre 500 operatori specializzati, che per mesi hanno monitorato chat segrete e piattaforme di messaggistica, scoprendo uno scambio sistematico di materiale pedopornografico.
Le indagini, avviate dopo l’arresto di due persone a Catania un anno fa, hanno permesso di identificare una vasta rete criminale che condivideva e barattava contenuti illegali attraverso canali protetti. Tra i materiali sequestrati, oltre 15mila tra foto e video, alcuni dei quali catalogati per età ed etnia. In alcuni casi, i sospettati non si limitavano alla diffusione del materiale, ma abusavano direttamente di minori, compresi parenti e conoscenti.
Tra gli arrestati figurano anche persone residenti nelle province di Barletta-Andria-Trani, Foggia e Lecce.
L’operazione ha interessato numerose città italiane, tra cui diverse località pugliesi. A Bari, Foggia e Lecce, la Polizia Postale ha eseguito perquisizioni mirate, rinvenendo dispositivi con contenuti illeciti. Alcuni indagati avrebbero utilizzato il dark web e canali privati su piattaforme meno diffuse per scambiarsi materiale pedopornografico.
Secondo il procuratore di Catania Francesco Curcio, il fenomeno della pedopornografia online è in crescita e richiede misure più incisive. “Stiamo parlando di migliaia di bambini vittime di abusi, segni indelebili che li accompagneranno per tutta la vita”, ha dichiarato durante la conferenza stampa. Tra le chat scoperte, alcune presentavano nomi inquietanti come “Niño con animales” e “Niño primeros da zero a sei anni”, chiaro segnale della gravità della situazione.
Le indagini hanno rivelato un sistema in cui lo scambio di contenuti illeciti avveniva secondo precise regole interne. Gli utenti ottenevano accesso ai gruppi segreti solo dopo aver fornito nuovo materiale da condividere. Secondo il sostituto procuratore Anna Trinchillo, la rete smantellata garantiva agli iscritti anonimato e sicurezza, rendendo particolarmente complesso il lavoro degli investigatori. “Gli agenti della Polizia Postale sono riusciti a risalire alle identità reali degli utenti, ricostruendo la catena di diffusione del materiale illecito”, ha spiegato.
Ora si indaga per verificare se, oltre allo scambio gratuito, esistesse un commercio di contenuti pedopornografici con transazioni economiche. La Procura non esclude che alcuni dei soggetti coinvolti possano aver tratto profitto dalla diffusione dei materiali.
L’operazione ha acceso i riflettori sulla necessità di un inasprimento delle pene per chi si rende responsabile di reati legati alla pedopornografia e agli abusi sui minori. “Non basta fermare la diffusione del materiale”, ha sottolineato il procuratore Curcio, “bisogna impedire che questi crimini continuino a proliferare con strumenti più restrittivi”.
Le indagini proseguono e non si escludono nuovi arresti e perquisizioni nei prossimi giorni, mentre gli investigatori continuano a lavorare per identificare tutte le persone coinvolte in questa rete di orrore e sfruttamento.
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