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Bari
13 Febbraio 2025 - 06:23
Avvocati
BARI - Un presunto accordo politico per alterare l’esito delle primarie del centrodestra in vista delle elezioni comunali di Bari del 2019.
È questa la versione fornita in tribunale da Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale, nel corso del processo che lo vede tra i 108 imputati con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso ed estorsione. A darne notizia sono stati i suoi legali, al termine dell’udienza a porte chiuse che si è svolta a Bari.
Secondo quanto riferito, l’accordo prevedeva il sostegno a Pasquale Di Rella, candidato alle primarie del centrodestra, con l’obiettivo di favorire la rielezione dell’uscente Antonio Decaro, che poi trionfò con oltre il 66% dei voti. Alcuni degli eletti nelle liste civiche di Di Rella, infatti, sarebbero successivamente confluiti nel centrosinistra, tra cui Maria Carmen Lorusso, moglie dello stesso Olivieri.
L'ex consigliere regionale, arrestato lo scorso 26 febbraio nell'ambito dell’inchiesta 'Codice Interno', avrebbe finanziato la campagna elettorale con denaro, buoni pasto e buoni benzina, ammettendo in aula di averli distribuiti ai suoi collaboratori. Tuttavia, ha negato di essere a conoscenza dei rapporti con i clan mafiosi locali, nonostante tra i suoi sostenitori figurassero soggetti vicini ai gruppi Parisi, Strisciuglio e Montani.
Olivieri ha inoltre evidenziato come le aziende municipalizzate rappresentassero una riserva strategica di voti, affermando che il ruolo di dirigente all'interno di queste società fosse ambito da molti. In passato, lo stesso Olivieri ha ricoperto la presidenza della Multiservizi, società che gestisce la manutenzione del verde pubblico a Bari.
L’interrogatorio dell’imputato è durato oltre cinque ore e, secondo i suoi difensori, sarebbe stato utile a chiarire i meccanismi che avrebbero influenzato le scelte amministrative degli ultimi anni.
Le dichiarazioni di Olivieri hanno scatenato un'ondata di reazioni politiche. Da Forza Italia, diversi parlamentari pugliesi hanno chiesto spiegazioni sulle dinamiche emerse in aula: “Olivieri ha parlato di un disegno preordinato per far perdere il centrodestra. Decaro ed Emiliano ne erano all’oscuro?”, hanno dichiarato in una nota congiunta i parlamentari pugliesi di Forza Italia Dario Damiani, Rita Dalla Chiesa, Andrea Caroppo, Giandiego Gatta, Vito De Palma, Giorgio Lovecchio e Antonio Trevisi.
"Se Olivieri non fosse stato lo strumento di 'qualcuno' per drogare la partita - si chiedono - il centrodestra avrebbe ugualmente perso? Sono domande lecite perché dalle sue dichiarazioni si evince uno scollamento democratico, prima ancora di considerare i profili penali che lo riguardano personalmente".
"Al netto delle questioni giudiziarie, quel che è certo è che non si possa tornare indietro, restituendo un clima di verità e democrazia a Bari e alla Puglia - concludono da Forza Italia - ma possiamo scrivere le prossime pagine all'insegna della libertà del voto senza che venga deturpata da intrecci malsani e accordi politici nefasti che, stando ai fatti, sono stati pieno appannaggio del centrosinistra pugliese a trazione Emiliano-Decaro".
Di tutt’altro avviso Michele Emiliano, che ha respinto ogni addebito definendo Olivieri un “criminale reo confesso”. Il presidente della Regione ha affermato che si tratta di bugie orchestrate dal centrodestra, accusando i suoi avversari di averlo usato per giustificare le loro sconfitte. “Querelerò Olivieri e chiunque diffonda le sue calunnie”, ha annunciato Emiliano. Quella della trappola elettorale che fu costruita, invece, da Sisto e Dattis come è a tutti noto".
"Nel 2019 il centrodestra - aggiunge Emiliano in una nota - era convinto di vincere grazie alla candidatura di Pasquale Di Rella, che veniva dal Pd, sostenuta da Olivieri e Canonico e ricordo ancora che quando mi incontravano per strada mi dicevano che per Decaro era finita. Tutti immaginavano invece che a causa della loro incapacità il centro destra avrebbe perso di nuovo le elezioni. È la stessa incapacità che gli ha fatto credere di poter convincere i baresi a fargli vincere le elezioni con la favoletta, poi finita nel nulla, dello scioglimento per mafia dell'amministrazione comunale di Antonio Decaro".
Il prossimo 21 settembre, davanti ai giudici, verrà ascoltato Savinuccio Parisi, boss del quartiere Japigia, il cui nome è emerso nelle dichiarazioni dell’ex consigliere regionale. Un’ulteriore tessera di un mosaico politico-giudiziario ancora tutto da decifrare.
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