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Lecce

Bruciata nella notte da ignoti la Focara di Sant’Antonio Abate

Un gesto vandalico spezza una tradizione secolare. Il sindaco di Monteroni: «Un atto di sfregio contro la comunità»

Falò per il culto di San Giuseppe

Falò -archivio

LECCE - Un falò alto sei metri, costruito con cura e dedizione dai volontari per celebrare la festa di Sant’Antonio Abate, è stato distrutto da ignoti durante la notte. La Focara di Monteroni, in provincia di Lecce, avrebbe dovuto accendersi questa sera al termine di una processione, come da tradizione in molti comuni del Salento.

L’imponente pira, realizzata con rami secchi di ulivo, era il risultato di settimane di lavoro del comitato organizzatore. Con un diametro di quattro metri e un’altezza di sei, rappresentava un simbolo di fede e identità per l’intera comunità. Tuttavia, l’opera è stata data alle fiamme con largo anticipo rispetto alla cerimonia prevista, in quello che appare come un atto vandalico.

Indagini in corso, ma senza telecamere
L’episodio è avvenuto in via Don Gaetano Quarta, una zona priva di telecamere di sorveglianza, rendendo più complesso il lavoro dei carabinieri, che stanno cercando di risalire ai responsabili.

A denunciare pubblicamente quanto accaduto è stata la sindaca Mariolina Pizzuto, che sui social ha espresso tutta la sua indignazione: "È un gesto che ferisce profondamente la comunità – ha dichiarato – un oltraggio al lavoro di chi ha collaborato con dedizione per settimane e a un simbolo che ci unisce, rappresentando la nostra fede e la nostra identità".

La comunità reagisce: ci sarà comunque un falò
Nonostante l’amarezza, il comitato organizzatore ha deciso di non rinunciare alla celebrazione. Questa sera, al termine della processione, sarà acceso un falò più piccolo, simbolico, per non lasciare che un gesto così vile cancelli il significato profondo della ricorrenza.

La Focara, da sempre cuore pulsante delle celebrazioni di Sant’Antonio Abate, non sarà dimenticata. Al contrario, la sua accensione, anche se in forma ridotta, vuole essere una risposta collettiva all’offesa subita, un modo per riaffermare i valori di unità e tradizione che questa festa rappresenta.

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