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Mercato Tamburi
16 Gennaio 2025 - 13:45
Rione Tamburi, mercato settimanale (foto d'archivio)
«La funzionalità e l’accessibilità sono i due elementi che contraddistinguono un’area mercatale attrattiva. In assenza di questi requisiti base un mercato su area pubblica è destinato al declino».
Purtroppo, ciò è quanto è accaduto al mercato settimanale del quartiere Tamburi, particolarmente florido negli anni duemila quando raggiunse presenze di 350 operatori ed una grande affluenza di clientela proveniente persino dalle provincie limitrofe.
«Poi, nell’ultimo decennio il lento declino - osservano dalla Confcommercio - Nella storia del mercato Tamburi che occupava un’area attrezzata in via Masaccio, con postazioni segnalate e servizi, una data ha rappresentato il punto di partenza della crisi: febbraio del 2012, quando, in una giornata di mercato, si aprì una voragine profonda cinque metri e larga dieci. Il mercato fu trasferito in via Archimede, ma da subito fu chiaro che il nuovo sito non funzionava: gli operatori dopo i primi mesi iniziarono a dirigersi altrove, e così l’utenza, sempre meno attratta dall’appuntamento settimanale».
«Oggi il mercato dei Tamburi registra 170 operatori autorizzati, ma di fatto solo il 60% di questi frequenta regolarmente il mercato settimanale, il resto è costituito da spuntisti (operatori non titolari di posteggio) e da operatori irregolari». «Frequentare il mercato dei Tamburi - affermano gli operatori aderenti a Confcommercio provinciale - è una scommessa, una prova di resistenza. A fine giornata ci chiediamo quasi sempre quanto ne sia valsa la pena. La gente preferisce orientarsi su altri mercati più organizzati e con un’offerta più variegata. Siamo delusi da questa Amministrazione che si ricorda di noi solo quando deve riscuotere il canone».
«Una delle ragioni per cui il mercato settimanale di Tamburi da anni ormai viene disertato da operatori e clientela è dovuta alla scarsa funzionalità determinata dalla conformazione dell’area mercatale eccessivamente lunga e dispersiva, non caratterizzata cioè da una planimetria adeguata per la funzione; inoltre l’area non è ben collegata e risulta di difficile accessibilità anche perché non è attrezzata con i parcheggi, ed è inserita in un contesto urbano che è a stretto contatto con le abitazioni».
«Un’area mercatale urbanisticamente strategica – afferma Giuseppe Spadafino commissario della categoria aree mercatali di Confcommercio- deve interagire con il territorio, offrire valore sociale ed economico, essere un volano di sviluppo produttivo ed economico per le attività del territorio, deve incentivare i commerci e favorire le relazioni e la crescita sociale e culturale dell’area. Insomma il contrario di come appare oggi il mercato Tamburi, sempre più caratterizzato da un’offerta commerciale ridotta, da un’offerta di servizio approssimata, da scarsa capacità di incidire sul contesto sociale.
E’ necessario dunque che l’Amministrazione comunale si attivi con un progetto di riqualificazione che parta dalla rimodulazione della planimetria dell’area puntando su un disegno che assicuri la definizione, la compattezza e il collegamento degli spazi, la gradevolezza e qualità dell’habitat, i servizi, l’accessibilità. Insomma requisiti essenziali per la vita delle aree mercatali, un patrimonio di cultura e di tradizione della offerta commerciale e turistica pugliese. I mercati su aree pubbliche rappresentano infatti un importante attrattore di richiamo per il turista straniero che vuole vivere esperienze di autenticità e di scoperta delle culture locali.
Non va dimenticato infine che proprio il mercato settimanale dei Tamburi negli anni d’oro raggiunse livelli di successo tali da essere indicato come il più importante mercato su aree pubbliche.
E’ davvero inconcepibile che in oltre un decennio – conclude Spadafino- non si sia riusciti a riqualificare l’area e a mettere in campo un’idea progettuale valida che ridia dignità al lavoro degli operatori del settore costretti ad operare oggi in condizioni di precarietà».
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