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Bari
18 Dicembre 2024 - 17:18
Gaetano Campolo
BARI - La vicenda che ha coinvolto Nunzia Caputo, celebre per le sue orecchiette e al centro di un recente servizio della trasmissione “Mi manda Rai Tre”, continua a far discutere, ma questa volta per un fraintendimento mediatico che rischia di danneggiare l’intero settore degli Home Restaurant.
A fare chiarezza è Gaetano Campolo, CEO della piattaforma Home Restaurant Hotel, che punta il dito contro la disinformazione diffusa non solo a Bari ma a livello nazionale: “Si è confuso un’attività abusiva con il modello legittimo e innovativo della ristorazione casalinga”.
L’attività sanzionata con una multa da 5.000 euro, non può essere definita un Home Restaurant.
“Questa attività è ben distante dal concetto di social eating o dalla sharing economy,” afferma Campolo. “E' stato proposto un servizio in violazione delle normative vigenti, che nulla ha a che fare con l’autentico modello di Home Restaurant”.
La confusione generata dai media ha creato un grave danno d’immagine per il settore emergente degli Home Restaurant, un modello che si basa su esperienze culinarie private e occasionali, in linea con i principi della sharing economy.
“La cattiva informazione, specialmente a Bari, dimostra una scarsa comprensione di cosa sia realmente un Home Restaurant,” prosegue Campolo. “Non si tratta di attività abusive, ma di esperienze che valorizzano la cultura gastronomica e il rapporto umano tra ospiti”.
Dettagli emersi sulla vicenda dimostrano la distanza dell’attività in questione dal concetto di Home Restaurant:
Campolo lancia un appello per la tutela del settore: “È inaccettabile che un errore di rappresentazione possa danneggiare chi opera nel rispetto delle regole. Gli Home Restaurant non devono essere confusi con attività irregolari”.
L’imprenditore ha ribadito l’importanza di promuovere un’informazione responsabile, capace di distinguere tra modelli innovativi e abusi che rischiano di compromettere la fiducia nei mercati emergenti.
Gli Home Restaurant, regolati da normative precise e in linea con le direttive europee, promuovono sostenibilità, autenticità e condivisione e meritano di essere tutelati da equivoci.
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