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L'intervento

«Europa 1989 e 2024 con qualche speranza per il futuro »

La riflessione del Vicesindaco di Lecce, Roberto Giordano Anguilla

Roberto Giordano Anguilla

Roberto Giordano Anguilla

LECCE - «Caduta del Muro di Berlino, dal 1989 al 2024 è passata molta acqua sotto i ponti. Il crollo del Comunismo e del blocco sovietico liberò nove paesi europei che divennero colonie dell’Urss e dunque ristagnavano in una economia del terzo mondo. Frutto di una triste e scontata spartizione, quella di Jalta, dopo la seconda guerra mondiale, il muro era diventato l’emblema della rinuncia, della chiusura ideologica e della tristezza».

Così Roberto Giordano Anguilla, Vicesindaco di Lecce e componente dell'Assemblea Nazionale Fratelli d’Italia.

«Quando cadde, il 9 novembre del 1989 - prosegue il vicesindaco -, molti giovani di destra speravano nella realizzazione di una Europa unita, l’Europa dei Popoli (emblema non necessariamente utopico di ieri e di oggi), forte, sia dal punto di vista economico e sia dal punto di vista militare. In tantissimi, sul versante borghese e liberale, esultarono portando all’altare del capitalismo sfrenato i frutti di battaglie inenarrabili condotte da uomini liberi. Il rischio fu quello di consegnare l’Europa alla grande potenza occidentale, gli States. Il ruolo della NATO aveva assunto ed oggi assume, dopo la caduta del muro, un altro significato complesso ed affatto scontato.

Con l’elezione di Trump molti scenari potrebbero mutare e l’Europa potrebbe respirare un pochino di più. Ci piace pensare che la portata del nostro Paese possa essere sempre più strategica nel cuore del Mediterraneo e che possa giocare un ruolo fondamentale nella costruzione di ponti e di progresso. Caduta l’ideologia comunista con tutta la propria portata distruttiva, non resta che mirare a perfezionare l’azione individuale e dei governi nel rispetto di quanti hanno sacrificato la propria vita per rompere le catene di una dittatura micidiale, senza, però, mai pensare di cadere in un’altra trappola “dal volto umano” che potrebbe cancellare le nostre Tradizioni, la nostra storia e l’anima di quella Europa che deve poter tornare alla ribalta rispetto alle sfide di domani e di oggi con tutta la portata storica e metastorica di cui sappiamo la complessità».

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