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Il caso

I gazebo, i Verstappen e il rischio di rovesciarsi il caffè addosso

Le considerazioni dopo l'ennesimo incidente

gazebo incidente

Il luogo dell'incidente di martedì 15 ottobre

Nella serata di martedì 15 ottobre, una moto di grossa cilindrata è andata a schiantarsi contro il gazebo di un bar in via Cesare Battisti. Non il primo episodio del genere e finora solo il caso ha voluto che questi incidenti non abbiano causato danni alle persone.

Il nostro giornale da anni segnala la pericolosità dei dehors sistemati sulla sede stradale e queste sottolineature, come accaduto sui social a proposito dell’incidente dell’altra sera, hanno suscitato il risentimento di chi, invece, ritiene che quei gazebo non abbiano alcuna responsabilità se qualcuno va a schiantarvisi contro. In effetti è vero. Il problema, infatti, non è stabilire la causa dell’incidente, il nocciolo della questione è l’incolumità di chi in quel momento sta sorseggiando una tazzina di caffé all’interno di quei box che hanno esteso a dismisura la capacità ricettiva di bar e ristoranti. In alcuni casi i gazebo sono diventati la sala principale del locale di cui dovrebbero essere solo una propaggine. Piacevoli e rilassanti se sono su un’isola pedonale, lontani dal traffico, o su marciapiedi sufficientemente larghi, più problematici se sono appunto sulla sede stradale.

Il via libera alla loro diffusione, è bene ricordarlo, è arrivato per far fronte all’emergenza Covid. Praticamente tutti abbiamo accettato l’idea che questi “gabbiotti” proliferassero per garantire distanze di sicurezza tra i clienti e consentire ai commercianti di tornare a fare cassa dopo la drammatica magra del lockdown. Abbiamo  anche accettato (allora, oggi decisamente meno) che lo spuntare di tante “casette” erodesse centinaia di posti auto alimentando quella crisi da mancanza di parcheggi per la quale gli stessi commercianti sono poi pronti a lamentarsi. Ma queste cirostanze non possono essere un alibi per trascendere la questione sicurezza.

Premessa necessaria: la questione si pone perché c’è chi, soprattutto nelle ore serali, crede di essere un Valentino Rossi o un Verstappen dei Due Mari. Bene, questi soggetti meritano la più severa repressione e quindi potenziare i controlli per scoraggiare i pirati che scambiano le vie cittadine per un circuito di formula uno o del motomondiale è una esigenza ormai ineludibile. Resta però il problema di  garantire l’incolumità di chi è seduto a tavolino all’interno dei gazebo. Le strutture a rischio, come detto, sono quelle che occupano la sede stradale - almeno in quei tratti particolarmente trafficati - perché sono proprio quelle dove auto e moto vanno a schiantarsi. O si adottano adeguate misure di sicurezza - difficilmente una fioriera o una barriera in plexigas possono esserlo - oppure si accetta il rischio che, in presenza di qualche svitato al volante, il caffè, nel migliore dei casi, ti possa andare di traverso.

Baristi e ristoratori stiano comunque tranquilli. Questa sulla esposizione al rischio dei gazebo sulla sede stradale (ma potremmo parlare anche del cibo consumato a stretto contatto con i gas di scarico di auto e moto) è e resta una battaglia di concetto. Nessuna amministrazione comunale si azzarderebbe mai di ordinare la rimozione dei gazebo pericolosi, perché la politica - soprattutto a livello locale - ormai non è più strumento di crescita di una comunità, ma spicciola raccolta del consenso. Baristi e ristoratori vanno a votare e nessuno si sognerebbe di perdere i loro voti. Anche a costo di rovesciarsi il caffè addosso.

     

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