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L'incontro
08 Ottobre 2024 - 06:53
Francesco Domenico Matichecchia
Pubblico delle grandi occasioni culturali è quello che ha accompagnato l’uscita in contemporanea degli ultimi due lavori scritti da Francesco Domenico Matichecchia, conosciuto meglio come “Mimmo”: stiamo parlando nello specifico di “Monteiasi – Note grammaticali della parlata dialettale” e di “Vetu e Ppenzu – Antologia di poesie in dialetto monteiasino”.
Ci soffermeremo soprattutto sul secondo libro, quello di liriche, non perché l’altro non sia valido, ma perché l’autore ha già dimostrato quanto la sua poliedricità di scrittura, abbia già dato lustro alla buona paesanità monteiasina di un tempo, notevolmente arricchita anche da numerosi testi teatrali e relative rappresentazioni. Ma il nostro si cimenta per la seconda volta, dopo il successo di “Muntiasi ti nna vota”, con una nuova altra antologia poetica sempre in vernacolo dal titolo appunto “Vetu e Ppenzu”. Già il titolo dell’opera, come piace sempre sottolineare, racchiude in sé tutto un sentimentalismo di vissuto meridionale e della sua Monteiasi in particolare, che lo stesso Matichecchia riesce molto opportunamente a mettere a terra in questo suo ultimo lavoro. L’invito implicito rivolto allora al lettore, è molto di più che semplicemente sfogliare il testo in argomento.
Con Matichecchia bisogna andare necessariamente sempre oltre lo scritto perché e leggerlo in profondità poichè, con lui, è necessario “sentire”, “partecipare” e infine “introitare” gli spasmi di personalità, catturati dal Nostro nel suo “Vetu e Ppenzu”. Attenzione, infatti, a non interpretare autonomamente i testi in vernacolo inclusi nella antologia di cui stiamo parlando. A scanso di equivoci, infatti, Matichecchia acclude sotto ogni lirica, una specie di memorandum traduttivo, che ne specifica efficacemente le parole anche se, la sonorità dialettale del reading, finisce per influenza enormemente la bontà dell’ascolto eseguito nello splendido gergo paesano. Ma non solo. A ben vedere la pubblicazione in parola è rappresentata da una impaginazione straordinaria che raggruppa e valorizza, attraverso una utilissima ripartizione fatta da ben quattro capitoli, le successive indicazioni del proprio suo contenuto.
Si va dal primo, “Sentimenti e Riflessioni”, all’ultimo “Personaggi Monteiasini”, passando dal secondo “La fede, il clero e l’anticlericarismo” e il terzo “Cinico ma non tanto”. C’è tanta roba, quindi, in questi capitoli che potrebbero far parte, ognuno di loro, di una sorta di libro a se stante, per quanto sono autenticamente interessanti. La difficile opera costruita dall’autore con questo libro, permette quindi al lettore di abbracciare quasi contemporaneamente tutti e quattro i capitoli insieme. «Da sempre sono stato un appassionato – ha precisato Matichecchia - di storia locale e dei suoi personaggi, da quelli più conosciuti a coloro che non hanno fatto nulla di eroico, ma noti a tutto il paese per la loro unicità. L’amore per il dialetto – ha poi concluso - è la conseguenza del mio amore per il mio paese».
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