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"Mare Nostro"
02 Ottobre 2024 - 15:20
Operazione Mare Nostro
Sono ventuno i provvedimenti di fermo emessi nell’ambito dell’operazione antimafia “Mare Nostro”. Nelle province di Matera e Taranto, personale della Direzione Investigativa Antimafia – Dipartimento di Pubblica Sicurezza, della Squadra Mobile della Questura di Taranto, dei Carabinieri del RO.S. e della Compagnia di Policoro e della Guardia di Finanza del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Taranto e della Compagnia di Policoro, collaborati nella fase esecutiva da personale delle rispettive unità cinofile e dai Comandi Provinciali territorialmente competenti, ha dato esecuzione ai provvedimenti emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia.
Come si legge in una nota diffusa dalla Procura, destinatari dei fermi sono “soggetti indiziati di appartenere da una una confederazione mafiosa, operante sul litorale jonico lucano, riferibile alle famiglie Scarcia/Scarci” ai quali si contestano “ulteriori delitti quali quelli di estorsione, illecita concorrenza, detenzione e porto di esplosivi e di armi ed altro, per un totale di 81 reati-fine contestati”.
Secondo la ricostruzione dell’accusa – da sottoporre al vaglio giurisdizionale valendo in ogni caso la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva di condanna – “le attività delittuose contestate ai soggetti indiziati di appartenenza al sodalizio erano finalizzate ad acquisire, in modo diretto o indiretto, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, la gestione ed il controllo monopolistico delle attività turistiche, balneari, di pesca professionale e di ristorazione presenti sul litorale ionico lucano. Il provvedimento eseguito, emesso d’urgenza essendo stato ritenuto il concreto pericolo di fuga, è lo sviluppo di una lunga e complessa attività d’indagine” coordinata dalla Procura Distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Potenza - Direzione Distrettuale Antimafia “e svolta in modo sinergico e congiunto dalle forze di polizia giudiziaria che ha permesso di accertare a livello indiziario, l’esistenza di una confederazione mafiosa composta da due famiglie (famiglia Scarci, con al vertice Andrea Scarci originaria di Taranto, e famiglia Scarcia, con al vertice Salvatore e Daniele Scarcia, in passato raggiunti da sentenze di condanna passate in giudicato per fatti di criminalità organizzata) che sarebbero capaci di controllare attività economiche e criminali del litorale in esame, anche durante stato detentivo di alcuni membri delle stesse”.
Come si legge ancora nella nota della Procura, secondo la ricostruzione accusatoria “Andrea Scarci era demandato il controllo del tratto di mare antistante Scanzano Jonico e alla famiglia di Salvatore Scarcia il tratto di mare antistante Policoro. Dalle indagini emergeva a livello indiziario che proprio nel settore della pesca professionale la confederazione mafiosa avrebbe imposto al cosiddetta “signoria” nello specchio di mare interessato, attraverso un vero e proprio controllo e condizionamento delle attività professionali della pesca, con uso strumentale della capacità intimidatoria e quindi con condotte – esplicite o implicite – di violenza e/o minaccia, idonee ad incidere sui meccanismi di una concorrenza libera e lecitamente attuata garantendosi un regime di ‘monopolio’ sulle attività marinare. L’associazione mafiosa, quindi, secondo la ricostruzione degli inquirenti da verificare in sede giurisdizionale, con lo scopo di inibire l’altrui concorrenza, imponeva a tutti gli altri imprenditori del settore una tangente da pagare per poter pescare nello specchio di mare antistante da Metaponto di Bernalda e di Nova Siri ovvero, prospettando possibili conseguenze per chi non avesse rispettato le imposizioni, impedendo alle cosiddette paranze di autodeterminarsi nell’esercizio della propria attività imprenditoriale/ professionale. Le attività di indagine complessivamente condotte sotto al direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza hanno, quindi, permesso di accrescere il patrimonio di conoscenze relative al fenomeno dell’associazionismo mafioso nella provincia di Matera e segnatamente lungo il litorale jonico, con forti ed attuali momenti di ingerenza anche nel territorio di Taranto.
Indicativo della diffusa condizione di assoggettamento nell’ambiente che circondava il sodalizio è l’atto di deferenza – il cosiddetto ‘inchino’ compiuto a Scanzano Jonico la mattina del 15 agosto scorso allorquando, nel compiere la Processione del Mare con la statua della Vergine portata in barca, il corteo religioso veniva fermato – senza nè autorizzazione nè preavviso all’Autorità Ecclesiale presente a bordo – dinanzi la tratto di spiaggia, ora libero, ma in un recente passato occupato dallo stabilimento balneare gestito dagli Scarci e dove vengono rimessate, a tutt’oggi, le barche da questi utilizzati per uscire in mare (dove, peraltro, la mattina del 27 dicembre 2023, veniva rinvenuto e sequestrato un’ingente quantitativo di esplosivo pari a circa 13 kg di cui metà esplosivo ad alto potenziale impiegato per demolizioni civili e metà a base di “tritolo”), nella disponibilità degli stessi. Per tale vicenda è stata notificata a Pasquale Cariello – sindaco del Comune di Scanzano che si era posto alla guida del corteo religioso – informazione di garanzia in quanto indiziato per il delitto di cui all’art 405 (turbativa di funzioni religiose) con l’aggravante di cui all’art 416 bis 1 cp. L’attività investigativa, in conclusione, ha, dunque, consentito di individuare a livello indiziario e da verificare in sede giurisdizionale, una confederazione mafiosa, composta dai 21 soggetti fermati, a cui sono contestati i delitti di associazione di tipo mafioso, aggravata dalla disponibilità di armi e volta ad assumere e mantenere i plurimi delitti di estorsione, illecita concorrenza con minacce o violenza, turbata libertà di incanti, detenzione di armi ed esplosivi, lesioni personali, occupazione abusiva di proprietà pubblica, furto, tutti aggravati dall’appartenenza all’associazione mafiosa e dall’aver agevolato la confederazione mafiosa Scarci/Scarcia.
Nel corso delle attività di perquisizione a carico degli indagati sono stati sottoposti a sequestro, munizionamento, preziosi, somme di denaro contante per circa 220.000 euro, buoni fruttiferi per 40.000 euro. Destinatari del provvedimento di fermo sono Mario Florio (nato nel 1960), Francesco Gagliardo (1987), Giuseppe Gagliardo (1960), Xhoni Ngjela (1999), Giuseppe Passarelli (1973), Andrea Scarci (1954), Giuseppe Scarci (1955), Luciano Scarci (1985), Pietro Scarci (1978), Adriano Scarcia (1962), Daniele Scarcia (1973), Emanuele Scarcia (1987), Giuseppina Scarcia (1989) Salvatore Scarcia (1967), Egidio Boccia (1981), Antonio Giordano (1984), Saverio Cotugno (1973), Alessio Mullaj (2000), Pietro Albano (1991), Matteo Lofrano (1986), Pasquale Dinisi (1983)
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