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18 Settembre 2024 - 11:48
Guardia di Finanza
BAT - Ieri, martedì 17 settembre, al termine di una complessa attività investigativa in materia di reati fiscali, coordinata dalla Procura Distrettuale di Potenza e condotta dai Finanzieri del locale Comando Provinciale, è stata data esecuzione a un'ordinanza emessa dal G.I.P. del Tribunale con cui sono stati disposti il sequestro preventivo di disponibilità economiche e finanziarie per un ammontare di oltre 15,5 milioni di euro e misure cautelari personali interdittive (divieto di esercitare uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese) nei confronti di 20 imprenditori operanti nelle Province di Potenza, Foggia e Barletta-Andria-Trani.
L'operazione, trae origine dalla individuazione, in territorio lucano, di tre società, che pur risultando totalmente prive di personale, mezzi e qualsivoglia capacità imprenditoriale, negli anni d'imposta dal 2019 al 2022, hanno emesso fatture per operazioni inesistenti per circa 52 milioni di euro, riferibili a prestazioni di servizi (trasporti e facchinaggio) e a cessioni di beni (prevalentemente prodotti da forno) che sulla base degli indizi raccolti, risultavano mai effettuati, a beneficio di 18 aziende, tutte operanti nei territori del nord della Puglia (province di Foggia e Barletta-Andria-Trani) nel settore della produzione e commercio, al dettaglio e all'ingrosso, di prodotti di panificazione, pasticceria e generi alimentari.
Le attività d'indagine hanno così permesso, in questa fase del procedimento, l'acquisizione di convergenti evidenze indiziarie che hanno portato alla compiuta ricostruzione di un quadro probatorio ritenuto grave con riguardo a una ingente frode all'I.V.A. e alle imposte sui redditi realizzata mediante l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Importanti e rilevanti le anomalie riscontrate nel corso delle investigazioni, atteso che le società emittenti, gestite da soggetti ritenuti dagli inquirenti meri prestanomi, oltre ad aver disatteso puntualmente e sistematicamente tutti gli obblighi derivanti dalla vigente normativa tributaria (in primis istituzione, tenuta e conservazione della contabilità, presentazione delle dichiarazioni ai fini dell'IVA e delle II.DD., versamento delle imposte dovute), addirittura non avevano neanche la titolarità di conti correnti, obbligatori per l'esercizio dell'attività d'impresa. Di contro, le imprese che hanno ricevuto i documenti fittizi, hanno giustificato i relativi pagamenti con imprecisate compensazioni, facendo anche ricorso allo strumento del "baratto".
Le fatture oggetto di contestazione hanno permesso un complessivo e indebito risparmio d'imposta, tra IVA e IRES, di oltre 15,5 milioni di euro, corrispondente a quanto oggetto di sequestro preventivo.
Di rilievo è la misura afflittiva della interdizione dall'esercizio di uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, adottata dal GIP nei confronti degli indagati, a cui sono stati contestati, a vario titolo, i reati di Dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, Omessa dichiarazione, Emissione di fatture per operazioni inesistenti, Occultamento o distruzione di documenti contabili e Omesso versamento di IVA del D.Lgs. 74/2000.
In parallelo, è stata contestata anche alle società interessata la violazione concernente la responsabilità dell'Ente conseguente ai reati commessi nel suo interesse o a suo vantaggio da persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione.
Contestualmente alla notifica delle misure cautelati personali interdittive, si è proceduto alla contestuale apprensione di beni immobili, autoveicoli anche di lusso — fra cui Ferrari, Range Rover, Mercedes, Alfa Romeo - rapporti finanziari nella disponibilità dei destinatari in esecuzione del provvedimento di sequestro per equivalente.
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