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La grande Storia

Claudio Signorile, la missione Usa e i giorni dell'Iran

L'articolo del Corriere della Sera nel quale l'ex vicesegretario del Psi spiega perché gli ostaggi americani in Iran non furono liberati subito

Claudio Signorile

Claudio Signorile

Ancora una volta i media nazionali si rivolgono all'ex ministro Claudio Signorile per ripercorrere momenti decisivi per la storia nazionale e, in questo caso, internazionale. Dopo le rivelazioni sul caso-Moro riportate da tutti i giornali italiani non più tardi di un paio di mesi fa, oggi l'edizione romana del Corriere della Sera rievoca una delle pagine più complicate della storia dei rapporti tra Iran e Stati Uniti. 

Cosa c'entra in tutto questo Claudio Signorile? E' presto detto: Francesco Verderami, autore dello scoop, ha rievocato una vicenda che risale al 1980: «Sembra un film -scrive il giornalista -, invece è una storia mai raccontata da Claudio Signorile, che allora era vicesegretario del Partito socialista italiano e che quel giorno aveva il compito di "avviare una trattativa per la liberazione dei prigionieri americani". Una missione impossibile di cui "la Casa Bianca era a conoscenza e che di fatto aveva autorizzato"». 

E' la storia dei 52 cittadini statunitensi presi in ostaggio dall'ayatollah Khomeini in Iran. Una vicenda che teneva il mondo con il fiato sospeso e che stava per portarci dritti verso una escalation del conflitto nel Vicino Oriente che rischiava di deflagrare come una miccia accesa in una polveriera. A ciò si aggiungano anche le complicazioni dell'imminente voto per le Presidenziali americane che rischiavano di mettere in discussione tutta la politica che Jimmy Carter aveva pazientemente avviato, aprendo una stagione di incertezza e instabilità che avrebbe portato tutto l'Occidente nel baratro anche economico.

Ecco allora un passaggio di questa intervista bomba al Vicesegretario del Psi dell'epoca, Claudio Signorile:

Sempre a che fare con le spie, lei...
«Allora facevo le cose che Bettino Craxi non poteva fare. Ero andato negli Stati Uniti nell’autunno del 1977, un anno dopo l’elezione di Carter. Il mio amico mi portò anche al Pentagono, e al termine della visita il direttore disse sorridendo: “Ora dovremo disinfestare gli uffici perché lei è il primo socialista che mette piede qui”».

A quanto pare ci mise piede stabilmente.
(Pausa) «Il problema era aiutare Carter senza coinvolgerlo, perché gli Stati Uniti non potevano avere alcun rapporto con l’Olp, che era considerata un’organizzazione terroristica. Ma una soluzione c’era e Washington mi chiese di verificarla. Così incontrai il portavoce dell’Olp in Italia Nemer Hammad e gli spiegai che, mentre l’Europa lavorava a una soluzione del problema palestinese, si poteva affrontare la questione degli ostaggi a Teheran».

Offrì uno scambio politico, quindi: e quale era?
«Dissi ad Hammad: ....

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