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osservatorio campano

Napoli e la sua visione Mediterranea

L’importanza strategica del Mare Nostrum

Castel dell'Ovo - Napoli

Castel dell'Ovo - Napoli

“Parthenope” era il nome di una bellissima fanciulla che nelle vesti di sirena ammaliatrice incontra Ulisse. Il re di Itaca la fece innamorare follemente fino a condurla al suicidio. Il corpo della sirena venne trasportato dalle onde in un golfo di rara bellezza. Fu sepolta sugli scogli dell’isolotto di Megaride, dove oggi sorge il Castel dell’Ovo. Questo luogo incantato era il Golfo di Napoli.

Napoli è femmina. Lo è nell’anima, nei sentimenti. Misteriosa e allo stesso tempo in mostra da sempre agli occhi di tutti con la sua incredibile bellezza. Una delle città più antiche dell’Occidente, le cui radici affondano in un passato fatto di miti e luoghi remoti. Basta percorrerla fra gli antichi resti delle mura ancora visibili a Piazza Bellini o quelli emersi dagli scavi della metro di Piazza Municipio, o semplicemente guardando il mare, da dove tutto è iniziato e da dove i Greci arrivarono, attirati dalla bellezza e dal clima della città partenopea. I greci si insediarono dapprima nell’isola di Ischia, poi a Cuma e, solo nel VI secolo a.C., fondarono uno scalo commerciale che si espanse sul vicino Monte di Dio, la collina di Pizzofalcone, assumendo la struttura di un piccolo centro urbano. Prese il nome di di Neapolis, “città nuova”, Neapolis era per Roma un importante veicolo della cultura e della civiltà greca: i suoi dintorni divennero meta privilegiata per le residenze estive dei patrizi romani, che costruirono tra Puteoli e Sorrento lussuose ville Scipione l’Africano, Silla, Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone, Bruto e Lucullo, scelsero queste terre per riposo e diletto; Cicerone, Orazio, Plinio il Vecchio, Virgilio, trovarono qui ispirazione per il proprio genio artistico. Napoli era insomma un centro di raffinata cultura, un lembo di Grecia nella penisola italica, che i romani seppero sempre rispettare e apprezzare, evitando di opprimerlo.Napoli greco-romana, il ducato di Napoli, il dominio normanno, Napoli Sveva, Angioina, Aragonese, il vicereame Spagnolo, il decennio francese, l’annessione al nascente Stato italiano sotto la corona sabauda, sino alla Napoli contemporanea, svelano la storia affascinante ed unica della Capitale del Mezzogiorno, fra le capitali del Mediterraneo.Impressionante i primati di questa antica e moderna città: dall’istituzione del primo tribunale del commercio in Italia (1739) al primo quotidiano italiano (Diario Notizioso); dal primo codice marittimo moderno (1781), alla prima città italiana a ospitare un consolato dei neonati Stati Uniti d’America; dalla prima nave a vapore nel Mediterraneo (Ferdinando I), alla prima illuminazione a gas di una città italiana 1839 (terza in Europa dopo Londra e Parigi). E poi la prima linea ferroviaria, Napoli Portici, a doppio binario, costruita nella penisola italiana: la prima fabbrica metalmeccanica d’Italia per numero di operai (1.050) a Pietrarsa, dove fu costruita la prima locomotiva a vapore; Prima Borsa Merci in Italia e seconda Borsa Valori dell’Europa continentale; ma soprattutto la più antica università pubblica del mondo, la Federico II che risale alla generalis lictera dell’Imperatore svevo del 5 giugno 1224.Anche su questo abbiamo molto da apprendere dal passato.

L’Europa è cultura comune, valori, consonanza ideale, principi di libertà, diritto, rispetto di ogni singola persona, integrazione. Il Presidente Mattarella lo ha ricordato nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico. Le prime università, e tra queste quella di Napoli, hanno costruito l’ispirazione europea. E’ importante ricordarlo quando le guerre riprendono a insanguinare l’Europa e il Medio Oriente.

Alla fonte delle scienze e al vivaio dei saperi”, campeggia sull’ingresso dell’Università di Napoli. Racchiude in sé la memoria di otto secoli di storia. Con queste parole, nel 1224, Federico II annunciava al mondo intero l’istituzione dell’Università di Napoli. Invitava tutti gli studenti a venire a Napoli, presso la prima Università statale del mondo, fondata da un’autorità pubblica e laica. Offriva, agli studenti dell’Italia meridionale la possibilità di studiare. Altrove erano gli studenti a pagare i professori, a Napoli erano retribuiti dall’imperatore; gli studenti, altrove erano sottoposti a vessazioni di ogni tipo, a Napoli, erano protetti e tutelati; Quelli meritevoli potevano godere di prestiti d’onore; venivano messi a loro disposizione gli alloggi migliori a prezzi prestabiliti. Per la prima volta nella storia si dichiara un principio che a noi ora può sembrare scontato, ma che all’epoca non lo era affatto. Grazie allo studio si può acquisire la vera nobiltà, che non è quella che discende dal sangue e dalla stirpe, ma quella dello spirito.

Una rivoluzione nel modo di pensare, alla cui origine si colloca la fondazione dell’Università di Napoli, destinata a permanere nei secoli come il prodotto più duraturo del genio di Federico II.

Oggi serve il lavoro, non servono i “sussidi”. Servono le opere pubbliche strategiche. Servono le infrastrutture che fanno la differenza, come il Ponte sullo Stretto. Serve pensare per sistemi e governare per progetti. Serve una unica linea programmatica della intera portualità meridionale. Con la Zes unica si mette in campo uno strumento validissimo: in un mondo che ha accorciato le catene della logistica globale ed il Mezzogiorno viene offerto come fortemente vantaggioso in termini di attrazione di investimenti produttivi, di ricerca, innovazione e finanziari, come motore di cambiamento e cuore di un progetto di sviluppo diverso del Paese. L’Europa deve riappropriarsi del mare Mediterraneo! Non possiamo restare indifferenti a guardare inermi Putin che stringe rapporti importanti con i paesi africani, la Cina che è già presente con notevoli investimenti in Africa, la Turchia che tenta di essere egemone nel nostro mare.

L’Africa è un continente strategico per lo sviluppo e gli equilibri mondiali.

L’ interesse primario delle forze riformatrici deve essere, innanzitutto, il Mezzogiorno, il loro campo d’azione il Mediterraneo, il loro obiettivo portare l’Italia unita in Europa e l’Europa nel Mediterraneo. L’autonomia differenziata divide l’Italia e la porta fuori dall’Europa, rafforza il regionalismo del nord, danneggia il Sud scaricando le nefaste conseguenze sui cittadini. Mezzogiorno Federato ha il merito di averlo intuito per tempo. Perché si può anche strappare qualche voto in più con la demagogia politica ma il cumulo di ritardi che determina la paralisi, la pagano tutti e toglie futuro a tutto Paese che non si può permettere di dividersi.

Ne parleremo dal nostro osservatorio Napoletano e campano: Per questo abbiamo voluto Buonasera NapoliIl sud deve cominciare a pensarsi da sé, scoprendo quello che ha davanti agli occhi da tempo e non riesce più a vedere. Non è possibile pensare il sud fuori dal suo ambiente, il Mediterraneo. E’ questa la Mission di Mezzogiorno Federato: cambiare la prospettiva con cui si percepisce il Paese, rivista in chiave Mediterranea. Il popolo meridionale dell’Italia Mediterranea deve essere protagonista della rinascita. Il Mezzogiorno federato, può e deve agire come soggetto omogeneo di quasi venti milioni di abitanti perché ha la massa critica, politica, economica, culturale, per essere protagonista del suo futuro. Serve quindi stimolare comunità civiche basate su rapporti orizzontali di reciprocità e cooperazione, per promuovere la fiducia, l’impegno civile, la tolleranza, lo sviluppo autopropulsivo, con la valorizzazione delle risorse locali, l’autodeterminazione politica nell’attuazione delle materie di competenza regionale, attraverso progetti che devono essere elaborati, realizzati e gestiti con il metodo federativo. Per questo abbiamo scelto di aprire il Movimento alla partecipazione di tutti, senza avere pregiudizi per le propensioni ideologiche dei singoli, nella comune scelta di accantonarli per dare forza solamente in ciò che possa essere utile al territorio ed alla sua popolazione. Questo può consentire la costruzione di una nuova fase della politica estera nazionale in grado di rendere l’Italia ponte tra le sponde del Mediterraneo e connessione verso il Mediterraneo per l’Europa.

La città partenope, i Napoletani possono e devono riscoprire questa naturale vocazione.

Felice Iossa

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