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Il fatto
05 Febbraio 2024 - 06:58
Michele Misseri
Uno sconto di pena di ben 684 giorni consentirà a Michele Misseri di uscire dal carcere domenica 11 febbraio. Un beneficio dovuto a 111 giorni per il cosiddetto “svuota carceri” e in larga parte alla buona condotta riconosciuta su istanza del suo avvocato Luca La Tanza. Michele Misseri in carcere è entrato il 22 febbraio 2017, il giorno dopo la sentenza definitiva della Cassazione che, oltre a confermare la sua condanna a 8 anni per soppressione del corpo della nipote Sarah e altri reati legati alla cancellazione delle tracce, decretò l’ergastolo per sua moglie Cosima Serrano e sua figlia Sabrina.
In cella a Borgo San Nicola a Lecce, Misseri ha ricevuto un altro verdetto sfavorevole per diffamazione ai danni del suo ex avvocato, Daniele Galoppa, che ha allungato il periodo di detenzione di qualche altro mese. Da orco a zio Michele, da contadino nel carcere di Taranto a falegname in quello di Lecce, dal periodo di custodia cautelare agli anni dell’espiazione della pena, il lavoro e il comportamento hanno contraddistinto un uomo che insieme al resto della sua famiglia ha lavorato onestamente sin da ragazzino, dagli uliveti di Avetrana ad un cimitero in Germania. Una vita onesta, fatta di fatica e sudore, fino a quel 26 agosto 2010. Quel giorno, nella villetta di via Deledda, dice la sentenza definitiva, Sabrina strangolò la cugina Sarah Scazzi in concorso con la madre Cosima dopo che entrambe l’avevano costretta a salire in auto bloccandola durante un tentativo di fuga. Da qui le accuse di sequestro di persona, omicidio e soppressione del cadavere alle due donne.
Michele fece il resto, caricando il corpo in macchina per portarlo in campagna e gettarlo in un pozzo interrato pieno d’acqua, in contrada Mosca, dove condusse carabinieri e magistrati la sera del 6 ottobre dopo essersi autoaccusato anche dell’assassinio. Fu la prima di 7 versioni in tre delle quali accusò sua figlia, prima chiamandola in correità e poi indicandola come sola responsabile del delitto, per una disgrazia capitata durante un gioco, dichiarò nell’interrogatorio a cui fu sottoposto nelle forme dell’incidente probatorio, alla presenza di pm, difesa e parti civili. Le indagini si allargarono al fratello di Michele, Carmine, al nipote Cosimo Cosma (deceduto prima dell’appello) e dopo le dichiarazioni del fioraio “sognatore” a Cosima finita in carcere a Taranto il 26 maggio 2011. Quattro giorni dopo Michele fu scarcerato dal gip su richiesta dei magistrati inquirenti che chiesero l’archiviazione dal reato di omicidio. Uscì nascosto in un fuoristrada e qualche ora dopo andò in onda in un programma di Canale 5 durante un macabro show con la corda in cui simulava il delitto.
A distanza di anni l’attenzione mediatica sul caso di Avetrana è rimasta alta. Nelle scorse settimane una troupe della Rai è andata persino in Germania sotto casa di una testimone chiave, Anna Pisanò, in cerca di un’intervista che la donna non ha voluto rilasciare. A febbraio 2017 Michele che usciva di casa per andare in carcere fu immortalato dalle tv. Quindi non è difficile prevedere il ritorno del circo mediatico anche se non come nei mesi dell’inchiesta. Allora fu necessaria un’ordinanza per vietare alle troupe televisive di stazionare in via Deledda e restituire la tranquillità ai residenti.
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