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Il fatto

Inchiesa su Capristo, il verdetto slitta a gennaio

Il processo che vede imputato anche l'ex procuratore capo di Taranto

Carlo Maria Capristo

Carlo Maria Capristo

Slitta al 22 gennaio 2024 il giorno del verdetto del processo contro l’ex procuratore capo della Repubblica di Taranto, Carlo Maria Capristo. Prevista mercoledì 20 dicembre la camera di consiglio è stata rinviata di un mese dal presidente della Sezione penale del Tribunale di Potenza Rosario Baglioni.

Quel giorno potrebbero esserci le repliche della pubblica accusa ed eventualmente anche della difesa. Intanto, in quella che si preannuncia come la penultima udienza di questa vicenda giudiziaria (udienza trasmessa in diretta sulla pagina facebook del Corriere del Giorno), la parola è andata ancora alla difesa, all’avvocato Riccardo Olivo, che assiste Capristo insieme all’avvocata Angela Pignatari. Il legale ha incentrato la discussione sul capo di imputazione riguardante gli straordinari dell’agente della Polizia Michele Scivittaro, all’epoca dei fatti contestati autista del procuratore, nel tentativo di demolire l’ipotesi di un presunto concorso nella falsa attestazione degli straordinari. Secondo l’accusa, il magistrato avrebbe firmato le schede dell’ex poliziotto (che ha patteggiato) sulla base delle quali la Questura di Taranto avrebbe corrisposto il pagamento.

La difesa, invece, sostiene che Capristo non aveva alcun potere di controllo su questi aspetti dei quali si dovrebbe occupare l’ufficio di Gabinetto della questura. Inoltre, ha sottolineato l’avvocato, “ci sono schede che non recano la firma di Capristo e lo straordinario è stato regolarmente pagato”. Entrambi i difensori hanno sostenuto l’infondatezza delle argomentazioni della pubblica accusa basate “solo su suggestioni”, ha affermato l’avvocata Pignatari nella precedente udienza facendo riferimento alle presunte pressioni per interposta persona - del poliziotto - sulla giovane pm di Trani Silvia Curione. La pm Anna Gloria Piccininni ha chiesto la condanna di tutti gli imputati, proponendo sei anni per l’ex procuratore di Taranto e quattro anni per gli imprenditori di Bitonto, i fratelli Cosimo, Giuseppe e Gaetano Mancazzo. Il verdetto è atteso il 22 gennaio del prossimo anno.

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