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L'intervento
11 Novembre 2023 - 09:39
Gianni Liviano
«Ormai è ufficiale. Il confine dell’appartenenza o meno alla maggioranza del comune di Taranto è dato dalla presenza o meno nella chat. Se stai dentro la chat sei in maggioranza, se stai fuori dalla chat sei all’opposizione. Se ti comporti bene e rispetti la volontà del sindaco e le sue molteplici giravolte politiche, i suoi numerosi cambi di idee, e i suoi sbalzi di umore, senza proferire parola, sei nella chat, se osi dissentire sei fuori. Basta un clic e qualche anima buona e fedele al sindaco ti toglie dalla chat e quindi sei fuori dalla maggioranza».
E' quanto si legge nella nota a firma del Consigliere comunale Gianni Liviano.
«E’ la nouvelle politique - sottolinea Liviano -, il segno dell’evoluzione (o forse dell’involuzione) dei tempi. Prima la politica era il luogo del confronto e della mediazione, dello sforzo di sintesi e del rispetto delle diversità, richiedeva lunghe riunioni e animati confronti. I tempi cambiano e ora è tutto più facile: basta una chat per delimitare i confini, basta un clic per annullare il confronto.
Il primo a farne esperienza sono stato io che, a gennaio, sono stato messo fuori dalla chat perché mi ero permesso di dire che non aveva alcun senso allargare la città al cosiddetto comparto 32 e perché avevo fatto notare, per primo, prima che scoppiasse il bubbone, che la situazione contabile dell’Amiu era fortemente problematica.
Poi in epoca piu’ recente è toccato a Fiusco e a Di Gregorio. Quest’ultimo poi, anche grazie ad una rilevante e imponente mediazione politica (senza parole) della segreteria del Pd, ha avuto la fortuna di essere riammesso nella chat (e quindi in maggioranza).
Ora, come si apprende oggi dai giornali, tocca al gruppo consiliare di Con che, avendo bisogno di un momento di riflessione rispetto alla propria presenza in maggioranza, si autoesclude dalla chat.
Nel frattempo, come pecore confuse che seguono un pastore incerto e dai passi ondivaghi, coloro che hanno la fortuna di rimanere nella chat, penseranno forse che la libertà delle idee (posto che ce ne siano) e il confronto, meritano di essere sacrificati in ossequio di una fedeltà che durerà fino a quando un altro pastore, magari più importante e dalla stazza più robusta, lo riterrà opportuno».
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