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Il siderurgico

Area a caldo, il Tar rinvia in attesa della Corte di Giustizia Europea

Al centro della battaglia legale l'ordinanza del sindaco sullo spegnimento degli impianti

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L'ex Ilva

Il Tar Lecce ha rinviato a data da destinarsi la trattazione dell'ordinanza con la quale il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, aveva intimato lo stop dell'area a caldo dello stabilimento Acciaierie d'Italia, a causa delle emissioni inquinanti. Era stato proprio il Comune di Taranto a chiedere un rinvio dell'udienza in attesa della decisione della Corte di Giustizia Europea, prevista il 7 novembre, che dovrà pronunciarsi sempre sull'impatto ambientale dello stabilimento siderurgico.

La decisione del collegio del Tar di Lecce è stata comunicata in aula stamattina, giovedì 26 ottobre. I legali del Comune
evidenziano che se la decisione della Corte di Giustizia Europea dovesse essere favorevole alle tesi dei ricorrenti, il Comune a
quel punto chiederà la revoca dell'istanza cautelare al Tar. L'ordinanza di Melucci risale allo scorso febbraio; il provvedimento intima ad Acciaierie d'Italia e a Ilva in amministrazione straordinariarispettivamente gestore e proprietario degli impianti, a dare risposte entro 30 giorni dal provvedimento sindacale, altrimenti nei successivi 30 giorni avrebbero dovuto fermare gli impianti ritenuti responsabili delle emissioni inquinantiAcciaierie d'Italia ha impugnato l'ordinanza al Tar del Lazio, ma quest'ultimo, per competenza territoriale, ha poi trasferito tutto a quello di Lecce. Quest'ultimo a luglio ha sospeso l'ordinanza del sindaco di Taranto e rinviato tutto al 26 ottobre per decidere nel merito. Oggi infine la decisione di attendere la Corte di Giustizia Europea, una cui decisione sfavorevole all'azienda siderurgica potrebbe avere ripercussioni positive per il Comune nella causa davanti al Tar Lecce.

«L’attesa del fondamentale pronunciamento della Corte di Giustizia – fa sapere l’assessore comunale all’Ambiente, Francesca Viggiano, presente all’udienza di oggi a Lecce – non ci renderà meno attenti nel valutare anche altre iniziative di tutela, compresa la domanda di revoca dell’ordinanza cautelare che aveva sospeso l’efficacia dell’ordinanza sindacale. La lunga battaglia della nostra amministrazione a tutela della salute dei cittadini non si arresta e non arretra dinanzi a norme che, sebbene formalmente legittime, in realtà appaiono ancora fortemente ingiuste, in particolar modo il tentativo normativo posto in essere dal Governo di limitare i poteri del sindaco in materia di tutela della sanità pubblica, trincerandosi dietro la validità dell’Aia messa in discussione anche dalla stessa Commissione Europea. Ed è proprio qui che si giocherà la partita dinanzi ai giudici del Lussemburgo in merito alla mancata valutazione degli impatti sanitari in sede di autorizzazione, con particolare riferimento ad alcuni inquinanti tra cui il benzene, nonostante siano trascorsi ben 12 anni dal sequestro degli impianti, con enorme nocumento per la popolazione non solo dal punto di vista ambientale e sanitario, ma anche di immagine della città».

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