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I dati e le analisi
11 Luglio 2023 - 07:44
Il direttore generale dell’Inail Puglia, Giuseppe Gigante
Il nemico più insidioso è ora quello delle malattie professionali. La sola Taranto conta il 36% di casi dell’intera Puglia. «Il tipo di malattia e di infortunio - spiega a TarantoBuonasera il dirigente regionale dell’Inail, Giuseppe Gigante - ci racconta come è organizzata la società e come cambia il mondo del lavoro. Oggi, ad esempio, registriamo casi legati alla postura, all’utilizzo del mouse. Poi ci sono le malattie della pelle, quelle legate all’esposizione al sole». La curva delle malattie professionali, in Puglia, è salita dalle 3.373 denunce del 2018 alle 4.246 del 2022. Di queste ultime, 1.548 sono denunce che arrivano dalla provincia di Taranto (erano 1.145 nel 2018).
Anche gli infortuni in itinere (nel tratto casa-lavoro, per intenderci) delle donne sono indicativi dei mutamenti della società e della necessità di dotare le comunità di servizi più attenti alle esigenze delle donne, magari anche attraverso una adeguata rete di trasporti. Intanto un sostegno importante arriva proprio dall’Inail.
«Noi - afferma Gigante - non lavoriamo per l’Inail ma per la comunità. La pubblica amministrazione tende ad essere autoreferenziale, ma noi come Istituto cerchiamo di venire incontro alle esigenze dei nostri assistiti». Giuseppe Gigante è il primo tarantino ad assumere l’incarico di direttore generale dell’Inail regionale della Puglia, riconfermato per il prossimo triennio. «Uno dei migliori manager di Inail», lo ha definito Andrea Tardiola, direttore generale dell’Istituto. «L’Inail Puglia – ha detto Tardiola – è un laboratorio interessante, promotore di iniziative che hanno vinto premi nazionali». La filosofia dell’Inail Puglia è già applicata in un modello efficace di intervento. «Si tratta - dice Gigante - di lavorare con passione: noi andiamo sul territorio, leggiamo i bisogni e ce ne facciamo interpreti».
«Quando arrivai a Taranto – racconta – i tempi di erogazione degli assegni erano di circa 300 giorni. Ora i nostri assistiti ricevono le prime erogazioni già dopo sette giorni. Il nostro obiettivo è quello di togliere subito dalla condizione di bisogno chi ha subito, ad esempio, la perdita di un familiare». Oggi l’Inail Puglia è un esempio nazionale. Tra le sue perle c’è persino un videogioco. Si chiama “Scaccia rischi”, ha già un milione di visualizzazioni ed è strutturato su più livelli: basta rispondere alle domande sulla sicurezza, in particolare sui rischi domestici, in edilizia, a scuola. Per rispondere esattamente è sufficiente “studiare” su Sicurpedia, l’enciclopedia della sicurezza. Insomma, un videogame tagliato per i ragazzi ma utile anche per gli adulti.
«Sì, perché il nostro obiettivo – dichiara Gigante – non è indennizzare, ma nessuno da pagare. Vogliamo cioè che la pratica della sicurezza diventi così pregnante nelle imprese e nei lavoratori così da non avere più infortuni». Per raggiungere questo obiettivo bisogna partire dai ragazzi e un progetto è stato realizzato con gli studenti del Vittorino Da Feltre: «Se non inculchi l’idea del lavoro sicuro continueremo a piangere morti. La cultura della sicurezza va insegnata ai ragazzi perché se ne facciano portatori. Il lavoro deve migliorare la qualità della vita delle persone, non può generare malattie o lutti». La fotografia degli infortuni è nei dati che nelle scorse settimane sono stati illustrati al Forum della Prevenzione. I settori più a rischio restano quelli dell’edilizia e dell’agricoltura. L’analisi del direttore Gigante: «In edilizia registriamo ancora molte approssimazioni in tema di sicurezza. Molti imprenditori sono improvvisati e il bonus ha fatto aumentare questo fenomeno. Per quanto riguarda l’agricoltura, molti incidenti sono causati dall’uso di mezzi vetusti, penso a trattori vecchissimi che si ribaltano sui terreni scoscesi. I mezzi moderni, quelli cabinati, sono invece un importante mezzo di protezione».
Il fenomeno nuovo è un altro: «Sì, negli ultimi anni abbiamo registrato un enorme balzo in avanti di infortuni nella logistica. Questo fenomeno è attribuibile allo sviluppo dei lavoro dei rider, che sono al servizio dei padroncini per le consegne a domicilio. Da queste nuove figure si pretendono consegne rapidissime e la velocità è tutta a scaspito della sicurezza. Naturalmente, questi infortuni ci dicono anche che le strade hanno bisogno di manutenzione. Costa? Sì, ma quanto costa la vita di una persona? Ecco, è su questo che bisogna riflettere».
Enzo Ferrari
Direttore responsabile
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