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L'intervento
17 Giugno 2023 - 15:43
L'ex Ilva ora Acciaierie d'Italia
«Leggiamo da organi di stampa, sempre particolarmente indulgenti e frettolosamente entusiasti verso le posizioni della attuale componente privata dello stabilimento di Acciaierie d'Italia di Taranto, che l'ex Ilva sarebbe destinata a ripartire e a proiettarsi a mezzo di Afo5, per effetto dello stralcio dei progetti di decarbonizzazione dal PNRR richiesto dal MASE (il Ministero per la sicurezza e l'ambiente, ndr). Desideriamo semplicemente ribadire al Governo e a tutti gli interlocutori istituzionali che o si decarbonizza sul serio o noi non consentiremo mai alcun altro futuro per l'ex Ilva e faremo ricorso ad ogni strumento per impedire altri danni ai cittadini e all'ambiente della terra ionica. Questo è il sentimento ormai di una intera comunità e indietro non si può tornare».
E' categorico Rinaldo Melucci, Sindaco del Comune di Taranto e Presidente della Provincia.
«Noi restiamo alle recenti parole dei Ministri Adolfo Urso e Raffaele Fitto - prosegue Melucci -, che in differenti occasioni hanno pubblicamente garantito il coraggio e l'impegno dell'esecutivo nazionale nella direzione di un accordo di programma sull'ex Ilva, volto alla chiusura delle fonti inquinanti, alla transizione verso i forni elettrici e l'idrogeno, alla riconversione della forza lavoro e dell'indotto locale con la leva dei fondi europei disponibili per Taranto.
Troppe volte il MASE si è inspiegabilmente dimostrato il dicastero di ArcelorMittal e del mercato, invece che il responsabile della materia ambientale degli italiani, la voglia di cassare il PNRR sulla decarbonizzazione ci desta grande preoccupazione, ma non sorpresa purtroppo.
Agli esponenti di questo Ministero desideriamo, infine, chiarire che senza accordo di programma per la decarbonizzazione noi non accetteremo che si conduca alcun finto e superficiale processo di revisione dell'AIA dello stabilimento siderurgico ionico.
Data la confusione e la indeterminatezza che regna tra i suoi collaboratori sulla vicenda, a questo punto, attendiamo fiduciosi chiarezza e un intervento da parte del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Prolungare questa pantomima sull'acciaio italiano equivale, oltre che continuare a ferire la nostra comunità, a trasmettere fuori dal Paese l'idea che il nostro sistema industriale non ha alcuna programmazione e protezione».
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