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L'incontro a Roma: nessun accordo

«La cassa integrazione? Acciaierie d'Italia non è affidabile»

Il commento di Fim Cisl, Fiom Cgil ed Usb

Acciaierie d'Italia

Acciaierie d'Italia

Un accordo tra i sindacati ed Acciaierie d'Italia sulla cassa integrazione? «Manca una delle condizioni principali per poter sottoscrivere gli accordi: l'affidabilità della nostra controparte». E' il segretario nazionale Fim Cisl, Valerio D'Alò, a sottolineare come - a valle dell'incontro tenutosi in data oggi 13 giugno tra Ministero del Lavoro, Azienda e Organizzazioni Sindacali - siano decisamente marcate le distanze tra le parti sulla possibilità di ottenere un'intesa circa la nuova Cigs in deroga richiesta da Acciaierie d'Italia.

Per il leader Fim, infatti, «è impensabile che Acciaierie D’Italia dopo aver sottoscritto con noi l'accordo dello scorso marzo, abbia fatto di tutto per mettersi in contraddizione con se stessa mettendo in atto atteggiamenti che andavano esattamente all'opposto di ciò che era stato sottoscritto. Per noi resta fondamentale aver garantito la tredicesima ai lavoratori in cassa, perchè le difficoltà di chi ha un salario ridotto le conosciamo bene, ma adesso sono le istituzioni che devono garantire ai lavoratori interlocutori credibili».

Nessuna firma sull'accordo per la cassa in deroga. «Rischiamo una bomba sociale»

Se l'intesa non dovesse raggiungersi? «In questo caso gli scenari sono due: il primo coinvolge la Regione Puglia che potrebbe utilizzare strumenti transitori per garantire il salario ai lavoratori e qualora ciò non fosse possibile; toccherà al Governo, come già successo in anni passati, decidere come intervenire per evitare una bomba sociale sulla Ex Ilva. Come sindacato abbiamo dimostrato responsabilità e di avere a cuore le famiglie dei lavoratori andando contro tutto e tutti, ma adesso serve un cambio di governance». In ogni caso, per la Fim Cisl «l'aumento al 60% della presenza di Invitalia nella società AdI diventa imprescindibile per dare credibilità al rilancio della siderurgia come annunciato dal Ministro Urso».

Roberto D'Andrea, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil e Francesco Brigati, segretario generale Fiom-Cgil di Taranto rimarcano le  «fortissime perplessità» delle organizzazioni sindacali, denunciando che «nonostante la ripartenza di Afo2 e nonostante le recenti dichiarazioni dell'azienda circa i 60 milioni di nuovi ordini, si sia riscontrato un aumento ingiustificato del ricorso alla cassa integrazione ed una gestione aziendale degli ammortizzatori unilaterale e fuori controllo, anche in presenza di un accordo ministeriale. Abbiamo chiesto al Ministero di vigilare sull'utilizzo delle risorse pubbliche e sul pieno rispetto delle leggi e del CCNL vista la violazione contrattuale di cui Acciaierie D'Italia è responsabile relativamente alla mancata erogazione, entro i termini previsti del 1 giugno, del welfare come previsto dal contratto nazionale di lavoro». Per la Fiom «è necessario che il Governo si assuma tutta la responsabilità, assicurando una governance seria e affidabile per gli stabilimenti siderurgici strategici per il nostro Paese».

«Nessuna firma sull’accordo per la cassa integrazione in deroga al Ministero. Siamo alla vigilia della scadenza della cassa integrazione per 2.500 lavoratori del sito tarantino, prevista per il 18 giugno, e in buona sostanza non abbiamo tra le mani nulla di fatto. Quindi c’è il rischio attuale che, dalla prossima settimana questi lavoratori restino senza copertura dell’ammortizzatore sociale»: lo dichiara Franco Rizzo, dell'esecutivo confederale Usb. Una «situazione gravissima riconosciuta  per una volta all’unanimità da parte delle organizzazioni sindacali. Infatti anche chi ha firmato l’accordo sulla cassa integrazione a marzo scorso, oggi ne prende le distanze, adducendo la poca affidabilità da parte del management aziendale ed in particolare della Morselli. Oggi, oltre alla soluzione proposta della cassa integrazione in deroga al Ministero del Lavoro, strumenti alternativi non ce ne sono tranne alcune verifiche che dovrà fare lo stesso Ministero. Al momento c’è di fatto un altissimo rischio che scoppi una bomba sociale legata alla mancanza di reddito per ben 2.500 unità lavorative sin dai prossimi giorni».

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