In questo spazio vi proponiamo gli appunti di viaggio di una tarantina all’estero, Anna Raisa Favale, che continua il suo racconto dalle Filippine. Non c’è dubbio che la prima cosa che colpisca, delle Filippine, sia l’incredibile bellezza. Senza filtri, senza troppi aggiustamenti, senza sofisticatezze. Bellezza selvaggia e pura delle spiagge, delle foreste, delle cascate, di una natura incontaminata, in ancora tanti luoghi. Quando inizi però a starci per un po’, a parlare con i locali e gli internazionali che qui ci tornano da vari anni, un altro aspetto, di questo paradiso, ti sveglia irrimediabilmente dal sonno, e ti riporta a una realtà che per forza di cose non è solo luci e piacevolezza. La realtà del turismo sessuale, per esempio. Inteso in parte in modo diverso da come ce lo immaginiamo in Occidente, che spesso non è la semplice prostituzione che si riduce alla prestazione sessuale, ma è in qualche modo più asiatico nel modo di intenderlo, all’interno di scambi che non si esauriscono in relazioni di qualche ora, ma che invece si estendono ad un tipo di rapporto che dall’esterno può sembrare quello di una relazione a tutti gli effetti, se non fosse che c’è una differenza di età enorme, le ragazze filippine sono spesso giovanissime o anche minorenni, e c’è alla base uno scambio di denaro. Il centro del turismo sessuale minorile nelle Filippine è Angeles City, al Nord di Manila. Ma anche qui se ne vedono tante, di coppie del genere, a Boracay, appena si inizia a prestarci attenzione Camminano sulla spiaggia o sono nei ristoranti insieme, magari mano nella mano, magari scambiandosi anche quelle che dall’esterno possono sembrare tenerezze, più o meno vere, chi può saperlo. Perché è chiaro che tanti degli uomini in cerca, qui, non sono solo in cerca di un rapporto sessuale, ma di delicatezza, in una fame che possa guarirli da una solitudine patologica. Sono sempre internazionali, europei, spesso australiani, ma anche americani, non più giovanissimi, spesso, e le donne estremamente giovani, invece, dall’età un po’ misteriosa ma non troppo. E non c’è dubbio che le Filippine siano uno dei luoghi scelti, da un certo tipo di uomini, anche per questo. A Boracay, non è difficile sapere quali siano i bar frequen tati dagli internazionali e non è difficile farsi notare, se si vuole. Qui una busta di 10 chili di riso costa anche 2 euro, e ci mangia un’intera famiglia per giorni. L’istruzione è di livello purtroppo molto basso, a meno che non si abbiano risorse per entrare in una scuola privata, e il lavoro scarseggia, nonostante il turismo, ed è comunque pagato pochissimo e male. Due settimane o due mesi trascorsi con qualcuno vuol dire l’accesso a un sacco di soldi. Un’altra cosa che preoccupa, come Internazionali, è la sanità. Soprattutto nelle isole, come Boracay, praticamente speri sempre che non succeda niente di grave, perchè se dovesse, le cose non sono così semplici come ci si aspetterebbe che fossero, in un luogo così turistico. Qui se ti succede un piccolo incidente e vai al pronto soccorso, riescono a curarti. Ma per qualsiasi cosa di più grave, che preveda un trasporto d’urgenza su un’isola più grande, a Manila o a Cebu, dove ci sono gli ospedali veri e propri, l’unico modo per farlo in velocità è con un elicottero, che però non è scontato che arrivi e che ti porti in salvo. Mi hanno raccontato la storia assurda di un italiano che mentre faceva kitesurf ha avuto un incidente gravissimo e si è dovuto trasportare d’urgenza all’ospedale di Manila. L’elicottero non partiva se prima non si trovava il corrispettivo di 7000 euro cash. Una cifra comunque assurda da trovare in poche ore, per qualsiasi internazionale e anche con copertura sanitaria. E se questo è vero per chi non è del posto, è tristemente più vero per I filippini per primi. L’altro giorno ho scoperto la storia raggelante di una bambina morta in ospedale per un’appendicite, perché la famiglia non aveva i soldi per l’operazione. Morta, lasciata morire, perché la legge lo consente. E penso ad altre assurdità del mondo occidentale, all’America dove la sanità è solo esclusivamente privata e costa tantissimo, o finanche all’italia, dove a volte ti lasciano per ore ed ore in codice rosso nei corridoi del pronto soccorso. Ma che comunque, per quanto non siano realtà perfette, non sono questa. In Usa se arrivi in ospedale e hai perso conoscenza, e nessuno sa se tu sia assicurato o meno, hanno il dovere etico di curarti. Qui, invece, la legge permette di farti morire in un letto, sapendolo perfettamente. E per completare il quadro, c’è la corruzione. Politica, economica. Ci sono tanti internazionali che hanno investito, qui, e che pure hanno sempre dovuto trovare gli agganci locali, le persone giuste, il santo in paradiso, insomma. Perché le leggi non sono mai quelle che sembrano, valgono per alcuni e non per altri, e soprattutto per alcuni di più e per altri meno. Truffe e raggiri sono all’ordine del giorno qui. Essere internazionale è un’arma a doppio taglio che vuoi stare molto attento ad usare nel modo giusto, senza andare a metterti in situazioni di rischi potenziali e pericoli che poi gestire diventa difficilissimo. Come ogni paese, quindi, con i suo pro e i suoi contro. Come ogni cosa bella che non può essere bellezza soltanto. Come ogni isola con vari lati, il sole non splende sempre da ogni lato. E bisogna sapere da quale lato camminare per rimanere al sole, come in tutte le cose del mondo e della vita.
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