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​La notte che cambiò l'Ilva e Taranto​

Alla diciottesima ora scatta l’applauso. A chi? Forse a se stessi. E poi le strette di mano, i brindisi con il caffè. Dopo una trattativa monstre, iniziata mercoledì alle 14, adesso si può dire che l’Ilva di Taranto (ma anche le altre fabbriche del gruppo) passa sotto le insegne di Am InvestCo Italy, controllata di ArcelorMittal, primo gruppo siderurgico al mondo.

Una notte, quella tra il mercoledì ed il giovedì, che cambia la Fabbrica ed inevitabilmente anche la Città. «Sono state 18 ore di trattativa in cui i protagonisti sono stati ovviamente i rappresentanti dei lavoratori, in cui si è cercato di raggiungere il miglior risultato possibile nelle peggiori condizioni possibili» dice con aria soddisfatta Luigi Di Maio, vicepremier e ministro dello Sviluppo Economico.

Che aggiunge: «Da quello che si è ottenuto al tavolo stanotte, già possiamo dire che non ci sarà il Jobs Act nell’azienda, che i lavoratori saranno assunti con l’articolo 18, che ci saranno 10.700 assunzioni come base di partenza e che non ci saranno esuberi: tutti riceveranno una proposta di lavoro da Mittal». Quanto basta per appuntarsi sul petto la medaglia di aver fatto meglio del suo predecessore, Carlo Calenda; anche se in Rete vengono fatte girare le interviste in cui un Di Maio all’opposizione (2015) tuonava per la riconversione economica e “tutti i lavoratori impiegati nelle bonifiche”. Una ferita aperta per il popolo cinquestelle.

E chissà se a Di Maio avrà fatto piacere il tweet proprio del suo predecessore: «Una grande giornata per #ILVA, per l’industria italiana e per Taranto. Finalmente possono partire gli investimenti ambientali e industriali. Complimenti a aziende e sindacati e complimenti non formali a @luigidimaio che ha saputo cambiare idea e finalmente imboccare la strada giusta».

«Per noi per essere valido deve essere approvato dai lavoratori con il referendum”, ha affermato la segretaria generale della Fiom, Francesca Re David. Parlando con l’agenzia Ansa, Re David ha detto che «gli assunti sono tutti, si parte da 10.700 che è molto vicino al numero di lavoratori che oggi sono dentro e c’è l’impegno di assumere tutti gli altri fino al 2023 senza nessuna penalizzazione su salario e diritti, era quello che avevamo chiesto». La segretaria Fiom, che per prima ha parlato di accordo raggiunto, non ha nascosto la propria soddisfazione: «abbiamo ottenuto quello che abbiamo chiesto sin dall’inizio, quindi siamo soddisfatti: 10.700 lavoratori verranno assunti subito e sono sostanzialmente quelli che ora lavorano negli stabilimenti, ossia tutti quelli non in cassa integrazione».

Fondamentale sarà il piano di incentivi alle uscite volontarie e l’azienda «si è impegnata ad assumere tutti gli altri che restano in carico all’Ilva senza penalizzazioni e con l’articolo 18» mentre riguardo al piano ambientale sottolinea «l’accelerazione delle coperture dei parchi e a un limite fortissimo delle emissioni. Se Ilva vuole produrre 8 milioni di tonnellate di acciaio lo deve fare senza aumentare di nulla le emissioni che ci sono. Ora sottoporremo l’intesa come sempre al giudizio dei lavoratori che è per noi vincolante, oggi sottoscriveremo l’accordo ma la firma definitiva ci sarà solo al termine dei referendum».

Consultazione che si vuole tenere entro il 15 settembre, quando Mittal prenderà possesso degli stabilimenti, in primis quello di Taranto. Per Rocco Palombella, leader della Uilm, «l’elemento importante è che non ci sono esuberi perché il piano prevederà il completo assorbimento di tutti i lavoratori con il mantenimento di tutti i diritti acquisiti: i salari saranno mantenuti così come i diritti acquisiti». Inizialmente era stata formulata una proposta di assunzione a tempo indeterminato per 10.300 lavoratori. Questo prevedeva la bozza di verbale di accordo sul tavolo al Mise in cui si specifica che le assunzioni sarebbero state ripartite in 10.100 entro il 31 dicembre 2018 e 200 entro il 31 dicembre 2021.

Ieri mattina Marco Bentivogli, segretario Fim Cisl intervistato a Radio Anch’io, su Radio1, aveva sottolineato come in caso di ormai probabile accordo «lo sciopero dell’11 settembre sarà ovviamente revocato» invitando i rappresentanti del governo a smetterla di parlare di «gara illegittima» se non vi sono i presupposti per annullarla, in presenza delle migliorie apportate rispetto al piano precedente. «È una vittoria dei lavoratori e del sindacato, che ha saputo lottare e trattare a oltranza fino al raggiungimento di un obiettivo straordinario e per nulla scontato alla vigilia, ovvero migliorare ulteriormente le condizioni del precedente accordo, garantendo tutti i lavoratori, senza esuberi, con la piena tutela delle retribuzioni e il mantenimento dei diritti acquisiti. Alla Uilm nazionale e di Taranto, ai segretari Rocco Palombella e Antonio Talò vanno riconosciuti i meriti di un accordo che è anche frutto della loro perseveranza e della loro competenza». Lo dichiara Franco Busto, segretario generale della Uil di Puglia.

«Ora quanto sottoscritto va attuato, a cominciare dal piano ambientale. Ci auguriamo che tutto si svolga nelle tempistiche previste, per restituire a Taranto e ai tarantini, alla Puglia e ai pugliesi, la speranza concreta di un futuro in cui occupazione, produzione, sviluppo e tutela ambientale possano finalmente convivere per il bene della comunità e del territorio».

(Articolo del settembre 2018)

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