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Duro colpo alla mala nigeriana a Taranto

Da sinistra, il capo della Mobile, Fulvio Manco, e il questore Massimo Gambino

Da sinistra, il capo della Mobile, Fulvio Manco, e il questore Massimo Gambino

Messa ko una organizzazione composta da cittadini nigeriani e specializzata nello spaccio di droga e nello sfruttamento della prostituzione. Dieci gli arrestati dai poliziotti della Squadra Mobile e ventitrè gli indagati a piede libero. Nella rete, ieri all’alba, sono finiti presunti membri dei cosiddetti gruppi “cultisti” nigeriani a matrice religiosa: potenti e violenti clan nati nel paese centrafricano che hanno esteso le loro ramificazioni criminali anche nei Paesi di emigrazione. “Le indagini hanno fatto emergere le capacità professionali degli investigatori della Mobile poichè riuscire a comprendere quelle che sono le mentalità di questi gruppi “cultisti” non è semplice” ha tenuto a sottolineare il questore Massimo Gambino il quale ha tenuto una conferenza stampa insieme al capo della Squadra Mobile, Fulvio Manco. Il blitz è stato condotto sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce e della Procura tarantina. Gli arrestati rispondono a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e riciclaggio di denaro. Le indagini, avviate con il supporto dei servizi di intelligence nazionali (Aisi), hanno consentito di raccogliere indizi di colpevolezza nei confronti di una ben strutturata organizzazione composta da nigeriani, dedita allo spaccio di droga, soprattutto marijuana, e allo sfruttamento di loro giovani connazionali. Hanno preso avvio nel settembre del 2019 e hanno fatto emergere attività illecite gestite nel capoluogo jonico da “confraternite”, i cui componenti, come documentato negli ultimi anni, si sono a volte affrontati in scontri estremamente violenti per affermare la loro egemonia sul territorio e all’interno della stessa organizzazione. Tra questi episodi, il più cruento nell’agosto del 2020, nel centro cittadino tra i componenti delle gruppi “Eyie” e “Black Axe”. Nello scontro furono anche provocati ingenti danni ad una pizzeria ubicata nel centro cittadino. Le basi logistiche sarebbero tre attività commerciali ubicate nel Borgo, punti d’incontro della comunità nigeriana e fulcro della gestione dello spaccio. Proprio riguardo all’attività di spaccio, sembra che l’organizzazione criminale prediligesse le cessioni di stupefacente verso i connazionali di origine nigeriana, considerati più sicuri ed affidabili, anche con modalità di acquisto agevolatrici quali la “cessione con la formula del credito”. L’approvvigionamento della droga avveniva direttamente da connazionali residenti a Bari, visto i numerosi viaggi verso il capoluogo regionale. È plausibile ritenere che, nella rete di spaccio operassero i pusher di “primo livello” incaricati della distribuzione al dettaglio della sostanza. In posizione intermedia, altri acquistavano la droga dai promotori per cederla al pusher “di secondo livello”, chiamati, a volte, a svolgere anche compiti di corrieri per il trasferimento dello stupefacente a Bari. Sgominata una organizzazione capace di riprodursi anche dopo le numerose operazioni compiute dalla Squadra Mobile e che hanno portato nel tempo a consistenti sequestri di droga e ad arresti in flagranza di alcuni componenti. Altro settore illecito in cui avrebbe operato il gruppo è quello del riciclaggio di denaro, verosimilmente ricavato dalle attività di spaccio, attraverso circuiti finanziari “criminali” per il trasferimento del denaro in Nigeria. Si tratta, in sostanza, di utilizzare “sportelli clandestini” per il versamento in Italia e per il successivo prelievo in Nigeria, con la garanzia di veloci tempi di consegna, talvolta immediati, garantendo al contempo l’anonimato del cliente e la possibilità di trasferire somme illimitate. Per questa operazione, la struttura criminale si sarebbe avvalsa del titolare di uno dei negozi coinvolti, al quale veniva materialmente consegnato il denaro che veniva trasferito con bonifico online da una banca nigeriana in favore del conto indicato dal committente, acceso sempre in un altro istituto di credito nigeriano. Il denaro in contanti veniva “conservato” insieme ai versamenti cash di altri membri e, raggiunta una somma di un certo rilievo, veniva trasferito in Nigeria anche attraverso corrieri. Le indagini hanno poi fatto venire a galla un giro di prostituzione. Uno dei negozi individuati risulterebbe punto di ritrovo per contattare direttamente o ricevere la disponibilità di ragazze nigeriane, costrette a prostituirsi in un appartamento cittadino. Sembra anche che all’interno dell’appartamento fosse assicurato un ricambio costante e ciclico di donne le quali cedevano al gestore dell’attività illecita una percentuale del loro incasso.
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