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CONTROVERSO

Poesia del Giorno

"La corsa dei fantasmi" di Matteo Avagliano

Poesia del Giorno

"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.

Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web Buonasera24.it e sui canali social della testata, dovrà:

  1. Seguire le pagine dei profili social di Buonasera: su Facebook e Instagram;
  2. Inviare una mail a controverso2019@gmail.com con il proprio nome, cognome, luogo di residenza e dichiarando nel testo della mail la paternità dell'opera. La poesia non dovrà superare i 30 versi.

Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica. 

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La Poesia del Giorno, di martedì 16 dicembre 2025, è:

    LA CORSA DEI FANTASMI

    di MATTEO AVAGLIANO da Torino

    Il rumore inizia già nel buio della strada,
    fiochi lampioni illuminano
    la moderna trincea.
    Dai vari portoni escono tanti piccoli sciami
    che si riversano rapidamente in grovigli
    chiamati vie o corsi.
    Corrono quasi senza meta,
    come se fosse l’unica cosa che sanno fare,
    muovono in ordine sparso
    nervosi, isterici verso la povera paga
    che oramai nulla riesce a salvare.
    Il terrore del fermarsi uccide il pensiero,
    sedersi ci mostrerebbe ciò che siamo
    fare i conti con l’oste dei sogni
    renderebbe il respiro troppo pesante.
    Non vi sono traguardi in questa gara
    ma solo lasciti alle spalle
    che arrederanno la futura solitudine dell’essere.

       

    Recensione


    Questa poesia offre uno sguardo duro e realistico sulla vita quotidiana nelle città moderne. Fin dai primi versi, il rumore e il buio creano un’atmosfera pesante, quasi soffocante, dove la strada diventa una “trincea” e il movimento continuo sembra una forma di sopravvivenza più che di scelta. Le persone appaiono come sciami che si riversano nelle vie, perdendo identità e direzione.


    La corsa descritta non ha un vero obiettivo: si corre per abitudine, per necessità, per paura di fermarsi. Il lavoro, rappresentato dalla “povera paga”, non offre riscatto né sicurezza, ma solo stanchezza e frustrazione. L’immagine dei corpi nervosi e isterici rende bene il disagio di chi vive intrappolato in un sistema che consuma senza restituire.


    Il poeta mette in luce un aspetto ancora più profondo: fermarsi significherebbe guardarsi dentro, riconoscere ciò che si è diventati e fare i conti con i sogni traditi. Per questo il movimento continuo diventa una fuga, un modo per non affrontare il peso del pensiero e della consapevolezza.


    Nel finale, l’assenza di traguardi rende questa corsa ancora più amara. Restano solo “lasciti” che preparano una solitudine futura, come se ogni passo in avanti allontanasse dall’essere davvero vivi. Nei versi di Matteo Avagliano emerge una critica forte alla società contemporanea, capace di trasformare le persone in fantasmi in movimento, presenti nello spazio ma sempre più assenti a sé stesse.

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