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rubrica poetica
04 Dicembre 2025 - 06:01
La rubrica settimanale "controVerso" è dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è deciso di raccogliere in questa pagina le più belle poesie che di volta in volta vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato sul quotidiano Buonasera in edizione cartacea, digitale e online nella apposita sezione, dovrà:
Ogni settimana tre poesie, tra quelle più significative, saranno scelte, recensite e pubblicate nella rubrica "controVerso" sull'edizione digitale del giovedì e visibili online dalle ore 8:00.
Altre, invece, verranno selezionate e pubblicate esclusivamente online come "Poesia del Giorno" sul sito web di Buonasera24.it e sui canali social.
Le tre poesie pubblicate giovedì 4 dicembre 2025 sono:
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Le cattedrali del silenzio
si ergono dentro
e fuori le mura.
Le cattedrali del silenzio
si ergono al centro
e nelle periferie.
Nelle cattedrali del silenzio
di notte
si sente solo un tonfo
e i passi affrettati di un carceriere
a spalancare la porta
su quella corda
dove ho appeso
me e i miei misfatti.
di SARA SARACINO da Roma
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Recensione
Questa poesia parla di un silenzio che diventa come una grande costruzione, una “cattedrale” che può trovarsi ovunque: dentro di noi, nelle città, in centro o in periferia. L’autrice, Sara Saracino, ci fa entrare in un luogo dove il silenzio è pesante e doloroso. È come se questo silenzio fosse un giudice che osserva e non perdona, un luogo immenso dove ci si sente minuscoli e senza difese. Di notte, in questo spazio, si sentono pochi suoni: un tonfo, passi veloci, una porta che si apre. La scena diventa improvvisamente quella di una prigione, o forse di una prigione interiore, dove non esiste nessuna via di fuga. Qui il protagonista affronta sé stesso, i ricordi, e i propri sbagli, senza più scuse o difese davanti al proprio passato. La “corda” su cui il poeta dice di aver appeso sé stesso e i propri misfatti fa pensare a un grande senso di colpa, di punizione, di fine. L’immagine è dura ma efficace: racconta una sofferenza che non si può più nascondere, un gesto che parla di resa totale e di profonda disperazione. La poesia è breve ma molto intensa, e lascia nel lettore un senso di inquietudine e di riflessione. È un testo che colpisce per la sua semplicità e per il modo in cui riesce a suggerire una storia intera in poche righe, spingendoci a pensare a come ciascuno affronti i propri errori quando il silenzio diventa troppo grande.
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Tutto viene di fretta, tutto se ne va,
un po' di sole, una nuvola che non aspetta,
una lacrima di gioia, il dolore, la malvagità,
in questa dolce amara vita in diretta,
il tempo ruba e nasconde le verità,
l'uomo non s'accorge quant'è marionetta,
si crede forte, ma non lo è in realtà,
a parte il sovrano che comanda a bacchetta,
che prima gestisce un popolo a sua maniera,
così che rubando al demonio il mestiere,
nel male godereccio, arma e dichiara guerra,
non pensando a tutto "questo tibbi" di dolore,
a quanta gente ogni giorno nella pace spera,
ma che può fare poco, contro chi è dittatore.
di ALBERTO COCCO da Roma
Recensione
Questa poesia riflette sulla velocità della vita e su quanto tutto possa cambiare in un attimo: momenti belli e brutti si alternano senza che nessuno possa davvero fermarli. L’autore, Alberto Cocco, guarda alla realtà con occhi sinceri e osserva come il tempo ci porti via certezze e verità, lasciandoci spesso confusi e indifesi. L’essere umano crede di essere forte, ma in fondo è fragile, quasi una marionetta nelle mani di poteri più grandi. Il poeta denuncia chi detiene il comando e usa la propria forza per dominare, facendo del male e arrivando perfino a dichiarare guerra. L’immagine del “sovrano” che decide per tutti, senza pensare alle conseguenze, rende chiaro quanto la malvagità possa nascere dall’egoismo e dall’abuso di potere. Intanto, la gente comune vive nella speranza, desiderando solo pace e serenità. La poesia ci ricorda che chi soffre davvero non ha gli strumenti per opporsi, ma continua a credere in un mondo migliore. Il testo è diretto, semplice, e parla di temi universali: la pace, la libertà, il rispetto. Il messaggio finale è forte e immediato: la pace è un diritto di tutti, e nessuno dovrebbe avere il potere di negarla.
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Per la vita danzerei
sul suono della tua voce,
la melodia del tuo sorriso
avvolge la mia anima,
mentre il ritmo dei tuoi battiti
scandisce i miei respiri.
Il mio cuore a te si arrende
e si lascia tingere
con le sfumature dei tuoi occhi.
Stringimi a te
nella nostra eterna danza.
di ELENA AVANZATO da Canicattì (AG)
Recensione
Questa poesia è un inno all’amore vissuto con totalità e dolcezza. L’autrice, Elena Avanzato, usa immagini delicate per raccontare un legame profondo in cui due persone sembrano muoversi all’unisono, come in una danza che non finisce mai. La voce e il sorriso della persona amata diventano musica, una melodia capace di avvolgere l’anima e darle energia. Ogni gesto dell’altro diventa fondamentale: persino il battito del cuore si trasforma in un ritmo che guida il respiro e accompagna la vita. L’amore qui non è solo un sentimento, ma una forza che trasforma, che colora il cuore con le “sfumature degli occhi” della persona amata. C’è una resa totale, ma non dolorosa: è una scelta consapevole di affidarsi all’altro, con fiducia e desiderio, come se nulla potesse spezzare quell’armonia. Il testo è breve ma intenso, pieno di tenerezza e armonia. Le parole scorrono con leggerezza, come passi di danza che si seguono senza sforzo, lasciando una scia di emozione semplice e sincera. Ciò che resta al lettore è una sensazione di calore e felicità: l’idea che l’amore, quando è sincero, possa davvero far vibrare l’esistenza e renderla più bella. Questa “eterna danza” diventa simbolo di una vita condivisa, dove nulla fa paura perché si è insieme, e dove il tempo sembra fermarsi per custodire quella magia.
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Testata: Buonasera
ISSN: 2531-4661 (Sito web)
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