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CONTROVERSO

Poesia del Giorno

"Dietro l'angolo della strada" di Massimo Teti

Poesia del Giorno

"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.

Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web Buonasera24.it e sui canali social della testata, dovrà:

  1. Seguire le pagine dei profili social di Buonasera: su Facebook e Instagram;
  2. Inviare una mail a controverso2019@gmail.com con il proprio nome, cognome, luogo di residenza e dichiarando nel testo della mail la paternità dell'opera. La poesia non dovrà superare i 30 versi.

Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica. 

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La Poesia del Giorno, di sabato 19 luglio 2025, è:

    DIETRO L'ANGOLO DELLA STRADA

    di MASSIMO TETI di Roma

    Parlare del tempo che consuma
    i giorni e rallenta i passi
    verso un futuro sempre più stretto
    a che serve questa primavera
    con i suoi colori e i suoi profumi
    e coi suoi fiori a colorare il grigio
    a illuderci ancora una volta
    che basta il cielo azzurro sopra
    le nostre teste e nuvole bianche
    e il sole tiepido a scaldare la pelle
    sotto i vestiti sempre più leggeri
    a farci gli occhi più belli
    e sguardi a cercare altri sguardi
    per un gioco che dura poco
    lo spazio di una stagione breve
    troppo breve per essere vera
    verrà l'estate calda e sfacciata
    a portarci ancora lontano
    ad allungare l'agonia dei giorni
    per arrivare stremati alla sera
    e poi altri giorni a bruciare altri
    giorni e a incenerire i boschi
    a desiderare la pioggia
    e l'amore che non c'è e quando c'è
    non ce ne accorgiamo mai
    e il sole sempre più caldo che però
    non scalda l'inverno del cuore
    e il desiderio che non muore
    di qualcosa che non arriva o che
    abbiamo smesso di cercare
    di immaginare un'altra realtà
    dietro l'angolo della strada
    forse l'amore forse la felicità

    O forse, semplicemente la pace.

       

    Recensione

    C’è una disillusione tenera e feroce che attraversa ogni riga, come se il tempo, oltre a consumare i giorni, erodesse anche le illusioni che la bellezza della stagione prova a restituire. La primavera, con tutto il suo repertorio di colori e promesse, non riesce più a compiere il suo incantesimo. Resta lì, come una scenografia gentile ma inefficace, buona solo a nascondere, per un attimo, un disagio più profondo.


    Il verso si fa discorso interiore, quasi un monologo senza pause, dove ogni immagine si appoggia sull’altra, senza stacchi, come a dire che i pensieri non hanno respiro quando si è affaticati dal vivere. Il ritmo, volutamente privo di punteggiatura, accompagna il lettore dentro una spirale che si allunga e si stringe, tra illusioni brevi e giorni che si dissolvono. C’è una stanchezza che non viene mai detta apertamente, ma che si percepisce tra le pieghe delle parole, nei verbi che sembrano già al passato anche quando parlano del presente.


    Massimo Teti compone un quadro umano che si riconosce senza sforzo: la voglia di amare, il senso di mancanza, il rimpianto per ciò che non si è visto o non si è colto, il calore che non scalda davvero. È la tensione verso qualcosa che sta sempre “dietro l’angolo”, in un altrove possibile ma mai raggiunto. Una promessa che non smette di bussare, anche quando non si ha più la forza di rispondere. E nel cuore di tutto questo, la consapevolezza che il tempo non si può fermare, ma forse si può ancora imparare ad ascoltarlo.


    Il finale non chiude, ma apre con la semplicità più potente: la pace, forse. Non come rassegnazione, ma come l’unico rifugio immaginabile, l’unico punto fermo in un’esistenza che sembra sempre in bilico tra il desiderio e la fatica. Una speranza muta, sottovoce, che arriva quando tutte le altre parole si sono già spente.

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