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rubrica poetica
14 Dicembre 2024 - 06:00
La rubrica settimanale "controVerso" è dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è deciso di raccogliere in questa pagina le più belle poesie che di volta in volta vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato sul quotidiano Buonasera in edizione cartacea, digitale e online nella apposita sezione, dovrà:
Ogni settimana tre poesie, tra quelle più significative, saranno scelte, recensite e pubblicate nella rubrica "controVerso" sull'edizione cartacea e digitale del sabato e visibili online la domenica mattina dalle ore 9:00.
Altre, invece, verranno selezionate e pubblicate esclusivamente online come "Poesia del Giorno" sul sito web di Buonasera24.it e sui canali social.
Le tre poesie pubblicate sabato 14 dicembre sono:
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se non siamo pazienti già in degenza
siamo visitatori in coda silenziosi
stivati dentro il piccolo ascensore
a galleggiare fra liquami di pensieri
come resti di polpa nel tetrapak:
a ognuno il suo (ri)piano ed il reparto giusto
dove provare ancora la capacità
di sfidare il dolore a viso aperto
e tenerlo lontano ancora un po’.
tanto vale chiamarle apocalissi.
di Vito Davoli di Bisceglie (BT)
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Recensione
La poesia esplora la condizione umana attraverso metafore potenti e immagini vivide. Il titolo stesso suggerisce una catastrofe imminente, ma la poesia si concentra su apocalissi quotidiane, intese come esperienze di dolore e lotta. Il verso iniziale, "se non siamo pazienti già in degenza" introduce un ambiente ospedaliero, rappresentando l’umanità come pazienti vulnerabili e in attesa di cura. L’idea di essere "visitatori in coda silenziosi" rafforza la sensazione di isolamento e precarietà, descrivendo persone che aspettano senza speranza, segnate dall’impotenza. La metafora dell’ascensore, "stivati dentro il piccolo ascensore a galleggiare fra liquami di pensieri come resti di polpa nel tetrapak" è evocativa. L’ascensore simboleggia il passaggio tra stati di consapevolezza, mentre i "liquami di pensieri" rappresentano confusione e disagio mentale. I "resti di polpa nel tetrapak" suggeriscono un senso di scarto e di condizione frammentata. Il verso "a ognuno il suo (ri)piano ed il reparto giusto" suggerisce che ogni individuo affronta la sofferenza in modo diverso, con il proprio "piano" o "ripiano," enfatizzando la monotonia delle sfide quotidiane. La capacità di "sfidare il dolore a viso aperto" esprime coraggio, un tentativo di resistere e allontanare il dolore. Il verso finale, "tanto vale chiamarle apocalissi" riassume il tema centrale della poesia, indicando che le apocalissi personali, fatte di piccoli cataclismi quotidiani, sono inevitabili. Vito Davoli invita il lettore a riflettere sulla natura delle proprie battaglie interiori e sulla capacità di affrontarle.
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Ho dovuto
imparare
a bastarmi.
Ho dovuto
ignorare
il mio vuoto nell’anima.
Ho dovuto
far finta
di non vedere lo strapiombo.
Ho dovuto
nascondere a me stessa
che la vita non ha più alcun sapore.
Ho dovuto
imparare a strisciare
come una lumaca che,
dopo la pioggia,
riprende la vita.
di Simonetta Sandra Maestri di Ferrara
Recensione
Esplora il tema della sofferenza interiore e del contrasto forzato. Con una struttura ripetitiva e frammentata, Simonetta Sandra Maestri descrive un processo doloroso di adattamento a una realtà vuota e priva di significato. I ripetuti "Ho dovuto" sottolineano il senso di obbligo e di rinuncia, suggerendo che la l’io poetico non ha avuto altra scelta se non quella di accettare il proprio dolore e svuotamento. Il verso "Ho dovuto ignorare il mio vuoto nell'anima" esprime una lotta con il proprio malessere interiore, mentre "far finta di non vedere lo strapiombo" indica un tentativo di autoinganno per sopravvivere, evitando la consapevolezza della caduta imminente. Il "nascondere a me stessa che la vita non ha più alcun sapore" è un grido di disillusione e disconnessione dal mondo. L'immagine della "lumaca che, dopo la pioggia, riprende la vita" conclude la poesia con una metafora di resistenza e rinascita, suggerendo che, nonostante tutto, l’autrice riesce a ricominciare a vivere, anche se con difficoltà e lentezza.
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Lasciami scorrere,
come pietra scagliata
da mani ignote
e coglimi così,
anima senza progetto,
incagliata
a un presente
che in un battito d’ali
dissolve
il suo tempo.
di Bruno Belletti di Milano
Recensione
Si tratta di una riflessione sulla transitorietà dell'esistenza e sull'impossibilità di dominare il destino. Il titolo, che richiama il concetto di "amore per il destino", suggerisce un'accettazione incondizionata di ciò che la vita offre, nonostante l'incertezza e la mancanza di controllo. Il verso "Lasciami scorrere, come pietra scagliata / da mani ignote" introduce subito il tema della fatalità, con l'immagine di una pietra gettata senza una direzione precisa, simbolo di una vita che si muove senza un piano definito. L'uso di "mani ignote" accentua l'idea di un destino che sfugge al controllo umano, in cui l'individuo è solo un oggetto nelle mani del caso. L'espressione "anima senza progetto" sottolinea la sensazione di vuoto e disorientamento, di un’esistenza che non ha uno scopo chiaro, ma che si adatta passivamente alle circostanze. Il verso successivo, "incagliata / a un presente" suggerisce una difficoltà a superare l'istante, a proiettarsi nel futuro, restando bloccati nel momento presente, che sembra dissolversi velocemente. La poesia culmina nel potente verso "che in un battito d’ali / dissolve / il suo tempo" dove il tempo, così effimero e inafferrabile, viene paragonato a un battito d'ali che lo fa svanire in un attimo. L'immagine evoca la fugacità della vita e l'impossibilità di trattenere il flusso temporale. Con immagini suggestive e una struttura concisa, la poesia invita a contemplare la propria posizione nel flusso del tempo, accettando la propria vulnerabilità e il destino che si dispiega senza preavviso.
Testata: Buonasera
ISSN: 2531-4661 (Sito web)
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