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rubrica poetica

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Le poesie scelte sono di Maria Buongiovanni, Anna Valente e Federica Bembo

Controverso

La rubrica settimanale "controVerso" è dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è deciso di raccogliere in questa pagina le più belle poesie che di volta in volta vorrete inviare. 

Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato sul quotidiano Buonasera in edizione cartacea, digitale e online nella apposita sezione, dovrà:

  1. Seguire le pagine dei profili social di Taranto Buonasera: su Facebook e Instagram;
  2. Inviare una mail a controverso2019@gmail.com con il proprio nome, cognome, luogo di residenza e dichiarando nel testo della mail la paternità dell'opera. La poesia non dovrà superare i 20 versi.

Ogni settimana tre poesie, tra quelle più significative, saranno scelte, recensite e pubblicate nella rubrica "controVerso" sull'edizione cartacea e digitale del sabato e visibili online la domenica mattina dalle ore 9:00.

Altre, invece, verranno selezionate e pubblicate esclusivamente online come "Poesia del Giorno" sul sito web di Buonasera e sui canali social. 

Le tre poesie pubblicate sabato 6 luglio sono:

  • Paese di Maria Buongiovanni di Pace del Mela (ME);
  • Ci fu un tempo di Anna Valente di Napoli;
  • Paesaggio interiore di Federica Bembo di Firenze.

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PAESE

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Oggi mi sembra bello
anche questo paese
così banale
con queste case insipide
facciate ripulite
di gusto così convenzionale
ma oggi insolitamente illuminate
da un sole primaverilmente generoso

Talvolta l’occhio
quand’è sazio, sereno
coglie anche la pace delle cose
quello stato di grazia
che illumina da dentro
anche la povertà
degli spiriti.

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di Maria Buongiovanni di Pace del Mela (ME)

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Recensione


I versi esplorano con delicatezza la bellezza che si può trovare nella quotidianità più semplice e banale. L’autrice inizia descrivendo un paese con “case insipide” e “facciate ripulite” di gusto convenzionale, suggerendo un luogo privo di caratteristiche distintive o di fascino evidente. Tuttavia, questo scenario ordinario viene trasformato da un “sole primaverilmente generoso” che, con la sua luce, rende il paese insolitamente affascinante e bello. Il nucleo della poesia si trova nella riflessione sull’importanza della percezione. Quando “l’occhio è sazio, sereno”, anche ciò che è ordinario può rivelare una “pace delle cose” e uno “stato di grazia” che illuminano dall’interno. Questo sguardo interiore permette di riconoscere la bellezza nascosta anche nella “povertà degli spiriti”, evidenziando come la serenità e la gratitudine possano trasformare la nostra visione del mondo. Maria Buongiovanni utilizza un linguaggio semplice ma profondamente evocativo per invitarci a guardare oltre la superficie delle cose e a trovare la serenità e la bellezza nei dettagli più comuni della vita. La poesia celebra la capacità di vedere il mondo con occhi nuovi e riconoscenti, suggerendo che la vera bellezza risiede nella nostra capacità di apprezzare e trovare significato anche nelle cose più ordinarie. Attraverso questa prospettiva, la poetessa ci ricorda che la bellezza non è solo nelle cose straordinarie, ma anche nella tranquillità e nella semplicità della vita quotidiana, quando vista attraverso uno sguardo sereno e grato.

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CI FU UN TEMPO

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Ci fu un tempo
in cui la primavera arrivò
qualche giorno prima
una stagione ribelle.
Come tutte le cose premature
ebbe fretta di nascere
e morì velocemente.
Durò dal tramonto all’alba,
una notte che ebbe ragione di essere,
poi arrivò il giorno e ragione non ebbe più.
Un mattino in cui un fiore rosa
si affacciò su di un ramo
ma il vento impetuoso lo spazzò via...

di Anna Valente di Napoli

Recensione

La poetessa inizia con una riflessione sulla primavera che arriva in anticipo, descrivendola come una “stagione ribelle” che, come tutte le cose premature, ha fretta di manifestarsi e svanisce rapidamente. Questa immagine iniziale prepara il lettore a una meditazione sulla natura effimera delle cose belle e delicate. Anna Valente usa la metafora della primavera per rappresentare una notte unica, una “notte che ebbe ragione di essere” ma che perde il suo significato con l’arrivo del giorno. Questo passaggio dal buio alla luce simboleggia il contrasto tra momenti di intensa bellezza e la realtà quotidiana che spesso li dissolve. La transitorietà di questa notte primaverile suggerisce la brevità di esperienze preziose che, pur brevi, lasciano un’impronta duratura. La scena del “fiore rosa” che si affaccia su un ramo solo per essere spazzato via dal “vento impetuoso” è un’immagine potente che esprime la fragilità della vita e delle esperienze. Questo fiore rappresenta un simbolo di speranza e di rinnovamento, ma il suo destino è segnato dalla forza della natura che lo travolge. La bellezza del fiore e la sua caducità propongono un senso di malinconia, ricordando al lettore la delicatezza e l’incertezza dell’esistenza. La poetessa, con il suo stile sobrio e incisivo, riesce a trasmettere un sentimento di nostalgia per le cose belle che passano troppo in fretta. La poesia invita a riflettere sulla natura transitoria della vita e sull’importanza di apprezzare i momenti di bellezza anche se destinati a svanire. Con pochi versi, l’autrice crea un’atmosfera suggestiva che parla di speranza, perdita e del ciclo inevitabile del tempo. La poesia è un invito a vivere pienamente il presente, riconoscendo e accettando la fragilità delle cose belle che, pur temporanee, arricchiscono la nostra vita.

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Paesaggio interiore

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La leggerezza non mi appartiene
ma io appartengo a lei
come foglia dipinta
come parentesi anaforica
come diario di sussulti.

Ho compreso che ad occhi aperti
il mio cuore è un nodo di sogni.

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di Federica Bembo di Firenze

Recensione

La poetessa inizia con un’affermazione che stabilisce immediatamente il tono del componimento: “la leggerezza non mi appartiene / ma io appartengo a lei”. Questo verso introduce un paradosso che invita il lettore a riflettere sulla relazione tra il sé e le qualità che ci definiscono. L’immagine della “foglia dipinta” suggerisce una delicatezza e una fragilità intrinseca, mentre “parentesi anaforica” e “diario di sussulti” disegnano una dimensione letteraria e introspezione emotiva. La foglia dipinta, fragile e delicata, rappresenta l’essere umano vulnerabile, mentre la parentesi anaforica implica una pausa riflessiva, una ripetizione che circonda e definisce l’esperienza. Il “diario di sussulti” porta con sé un senso di emozioni registrate, di un cuore che vive e rivive momenti intensi. La seconda parte della poesia introduce una consapevolezza più profonda: “ho compreso che ad occhi aperti / il mio cuore è un nodo di sogni”. Questi versi rivelano una comprensione interiore, una verità personale scoperta attraverso la veglia e la riflessione. Il “nodo di sogni” è una metafora potente che racchiude il complesso intreccio di desideri, speranze e aspirazioni che risiedono nel cuore umano. La scelta del termine “nodo” delinea qualcosa di intricato e difficile da sciogliere, ma anche fondamentale per l’identità e l’esperienza personale. Federica Bembo, con un linguaggio essenziale e preciso, riesce a comunicare una vasta gamma di emozioni e riflessioni interiori. La poesia, pur nella sua brevità, è ricca di significati e lascia spazio a molteplici interpretazioni. Ogni immagine è accuratamente scelta per evocare sensazioni e pensieri profondi, creando un quadro interiore complesso e affascinante. La poetessa ci invita a esplorare il nostro mondo interiore, a riconoscere e accettare le nostre fragilità e i nostri sogni. Attraverso un linguaggio poetico raffinato, la poetessa ci offre uno sguardo penetrante sulla condizione umana, rendendo questa poesia una riflessione intensa e toccante sulla natura delle nostre emozioni e delle nostre aspirazioni.

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