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25 Marzo 2024 - 06:51
Ezio Capuano, allenatore del Taranto
Contestualizzare, approfittare, sperare. Il Taranto dimostra di vivere e di interpretare il suo momento, superando le insidie insite nelle sperimentazioni tattiche più o meno obbligate, eludendo gli enigmi della destabilizzazione psicologica e riassaporando l’essenza della vittoria, suggellata ancora una volta in un derby in trasferta: la formazione ionica espugna Brindisi col più classico dei risultati, un 2-0 che consta delle firme di altrettanti protagonisti di qualità come Zonta e Bifulco, i quali indirizzano verso il baratro l’avversario biancazzurro sempre più fanalino di coda della classifica.
Il viaggio propedeutico all’intrigante appendice agonistica dei play off, a sei giornate dall’epilogo della stagione regolare, è avvalorato dalla combinazione propizia degli esiti ottenuti dalle dirette concorrenti alla zona nobile: la quattordicesima giornata di ritorno registra, infatti, le clamorose debacle interne di Benevento, Avellino e Picerno (solo la Juve Stabia, corsara a Sorrento, resta salda al comando) ed assottiglia le distanze cifrate per un Taranto che rivendica i 57 punti all’attivo realmente conquistati sul campo, a fronte della quota 53 scritta in graduatoria ufficiale. Ed incrocia le dita, la compagine rossoblu allenata da Ezio Capuano: la consapevolezza nella propria identità, la maturità espressa attraverso la sintesi idonea fra razionalità ed intuizione, la sinergia entusiasta del gruppo sottendono all’attesa di un verdetto positivo a correda del ricorso studiato per mitigare la severa penalizzazione inflitta dal Tribunale Federale Nazionale.
Il dilemma delle indicazioni criptiche circa le defezioni di molti calciatori, suggerito da Capuano alla vigilia del match, è mutuato nella struttura tattica iniziale assolutamente inedita del 4-3-3: l’unica assenza certificata e reiterata è quella dell’infortunato Ferrara, mentre altri atleti non in perfette condizioni fisiche, nonostante l’ inserimento nella lista dei convocati, si accomodano in panchina (Simeri e De Marchi acciaccati nella rifinitura; sofferenti Orlando e Valietti), oppure subentrano in corso d’opera stringendo i denti (Mastromonaco reduce da allenamenti centellinati). Nell’originale quartetto di retroguardia, Luciani e Panico fungono da terzini con licenza di spinta sulle rispettive corsie destra e sinistra, mentre Miceli e Riggio garantiscono compattezza al centro; Vannucchi è inamovibile nella tutela fra i pali. L’asse nevralgica è amministrata da Calvano in regia, coadiuvato dagli intermedi Ladinetti (esordio da titolare) e Zonta, mentre il tridente offensivo è appannaggio sugli esterni della fantasia di Kanoute e Bifulco, ad ispirazione di Fabbro adattato all’insolita recitazione da “falso nueve”.
L’approccio alla prima frazione di gioco si sviluppa sotto l’egida delle rituali fasi di studio, interrotte dai tentativi in sequenza di un Brindisi generoso e tutt’altro che remissivo: Pagliuca prova la girata al volo dopo una verticalizzazione a sorpresa, successiva alla sospensione transitoria della partita per lancio di fumogeni in campo da parte della curva casalinga in piena contestazione (19’), poi replica un minuto più tardi svettando nei pressi del secondo palo, dopo aver intercettato di testa un cross dal versante mancino effettuato da Falbo. Il Taranto corregge gradualmente l’intesa acerba, a tratti disordinata, in ottica offensiva, laddove la creatività è carente: la manovra è incentivata dagli inserimenti avanzati di Zonta e dal dinamismo di Kanoute prodigo ad equilibrare entrambe le visioni di gioco, arretrando in fase di non possesso palla ed operando in ampiezza per lanciare Fabbro in profondità; spesso i tiri sono precipitosi da entrambe le parti, ma la staffilata col destro realizzata da Luciani al 25’ direttamente da metà campo è insidiosa quanto imprecisa. La compagine di mister Capuano risolve la pratica in chiosa di primo tempo: al 38’ Loris Zonta è prontissimo dal limite dell’area per calciare di prima intenzione e col destro uno strale tanto energico quanto raffinato, il quale infrange la custodia dell’estremo difensore biancazzurro Antonino.
La coerenza strategica di Kanoute è premiata invece nei minuti di recupero: al 47’, infatti, l’attaccante senegalese si allarga e gestisce in modo eccellente la sfera, offendo l’assist col destro per l’incornata precisa di Alfredo Bifulco, il quale non ha difficoltà a depositarla in rete nei pressi del palo opposto mancino, per il raddoppio definitivo del Taranto. La ripresa s’inaugura con l’atteggiamento intraprendente elargito dalla formazione affidata a Nicola Losacco, il quale reiventa una trazione anteriore inserendo Opoola al posto del centrale ex rossoblu Labriola: cresce l’iniziativa nelle transizioni positive, aumentano i meccanismi filtranti seppur inesatti e gli stazionamenti nella metà campo dell’avversario implicitamente rilassato e più votato alla comprensione conservativa ed alle ripartenze. Scevro da particolare pressione, il Taranto abbassa il proprio baricentro, dedicandosi ad alchimie ed alternanze: al 69’ Mastromonaco e Matera permettono di rifiatare a Bifulco e Ladinetti. Il Brindisi accelera nei moti di coraggio, complice l’esuberanza del promettente Galazzini, il quale prima disegna una parabola dalla distanza che si affievolisce alla sinistra di Vannucchi (71’), poi recupera con un rasoterra deviato in corner la sfera respinta dal capitano rossoblu sul diagonale destro caricato da Pinto (80’).
Le ultime battute del derby raccontano del debutto di Travaglini in sostituzione di Panico, così come del rodaggio per atleti scarsamente impiegati in precedenza come Capone e Papaserio, avvicendati rispettivamente a Kanoute e Calvano.
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