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Il match
22 Settembre 2023 - 06:16
I tifosi del Taranto
L’amara pozione della Strega. Il Taranto incassa la prima sconfitta stagionale a Benevento, in occasione del turno infrasettimanale valevole per la quarta giornata del girone C, dopo aver consumato la sosta forzata a causa dell’indisponibilità dello stadio Iacovone.
Nella prima di due trasferte incastonate in un segmento cronologico esiguo (la prossima in agenda lunedì sera, sul neutro di Teramo, contro il Monterosi Tuscia), emerge la dicotomia di interpretazione distribuita in entrambi i tempi della partita, complici anche le scelte effettuate da Ezio Capuano. Contro i sanniti guidati da Matteo Andreoletti, l’allenatore ionico ripristina un impianto tattico di base votato al 3-5-2, con l’inevitabile avvicendamento dei protagonisti: la catena destra è rinnovata e debuttante nella collaborazione dei suoi adepti, ovvero Heinz che torna in difesa e Mastromonaco confermato laterale, mentre il giovane Samele, individuato come alter ego dello squalificato Cianci per caratteristiche, è collocato nel tandem offensivo insieme con Kanoute.
La novità annunciata coincide con la fascia di capitano revocata a Ferrara dopo la diatriba registrata a Picerno: la missione di leader è affidata a Vannucchi, del ruolo di vice è insignito Antonini. In retroguardia è ribadito Enrici nella funzione di braccetto a sinistra, mentre Romano rappresenta l’opzione titolare come intermedio destro in una linea nevralgica completata da Calvano, Zonta e Ferrara sulla corsia mancina. Il primo tempo è appannaggio dei padroni di casa del Benevento, i quali si esibiscono in un approccio volitivo, sfruttando l’intuizione sulle fasce ed i movimenti di Tello sulla trequarti a supporto della coppia avanzata composta dall’ex Foggia Ferrante e da Bolsius. La manovra sannita è razionale ed insistente in fase di costruzione, tale da costringere il Taranto ad abbassare il proprio baricentro, rischiando nell’arretramento in fase di non possesso palla. Il centrocampo rossoblu non agevola i sincronismi: Romano appare destabilizzato, Calvano è abile a preservare la posizione ed aiutare sulle transizione negative, Zonta prova l’inserimento, ma gli spunti per gli attaccanti latitano. Il preludio al vantaggio della Strega è registrato al 23’, quando Bolsius apre dal versante mancino a beneficio dell’accorrente Ferrante, il quale controlla la sfera e la indirizza verso la porta, ostacolato dalla deviazione provvidenziale di Enrici. Sull’esecuzione dell’inevitabile calcio d’angolo, Berra intercetta di testa e smista una palla vagante nel cuore dell’area, dove è ancora Alexis Ferrante a sfoderare l’istinto e ad insaccare rapidamente col mancino al 24’. Il Taranto non replica adeguatamente, dimostrando la necessità di crescita e maturità per temprare sinergia ed atteggiamento mnemonico fra i reparti rivoluzionati in estate.
Così arriva il raddoppio del Benevento al 45’, esito di un’iniziativa perfetta avviata da Tello allargatosi in progressione sulla corsia mancina, pronto ad offrire l’assist a Pinato, il quale scocca un diagonale rasoterra energico e deviato da Vannucchi; il portiere rossoblu non può però proteggere sull’incursione opposta di Nermin Karic che, resistendo e superando la marcatura di Ferrara, realizza d’esterno destro con opportunismo all’altezza del palo opposto. Capuano corre ai ripari in modo drastico ed inaugura la ripresa con ben quattro sostituzioni: disegna un tridente puro inserendo Fabbro e Bifulco, sacrificando Zonta e Samele, mentre ha il sapore della “bocciatura” per Romano e Ferrara l’alternanza rispettivamente con Fiorani e Panico. Letture che trasformano lo svolgimento della gara, poiché il Taranto opera più alto verso l’area avversaria, mentre il Benevento cala di ritmo ed intensità, fallendo in un paio di circostanze (con Pinato e Talia) il colpo di grazia.
E’ la compagine di Capuano a riaprire il match ed infondere speranze al 76’: Mastromonaco guadagna un calcio di punizione sulla porzione destra; se ne incarica il neo entrato Orlando (al posto dell’affaticato Kanoute), il quale pennella un cross capitalizzato dalla sponda di Enrici, che suggerisce il colpo di testa ravvicinato e decisivo da parte di Matias Antonini, autore del suo secondo gol in campionato dopo il vantaggio siglato nel derby col Foggia. Non basta per il Taranto, consapevole di dover accelerare studio e strategie in un organico intriso di qualità, di alternative ma destinato a convivere con le sue stesse metamorfosi.
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