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Il mondo non diventi peggiore

IL ROMANZO INFINITO DELL'UMANITA'

Non c'è mai una buona ragione per farsi la guerra, perché la supremazia sull'altro è arroganza e violenza e come tale andrebbero 'curate' prima dell'esplosione.

IL ROMANZO INFINITO DELL'UMANITA'

Esiste una tragedia umanitaria rappresentata dalla continua minaccia alla Pace: la Guerra per lo più scatenata da crisi politico-economiche e o etnico-religiose. Le ferite della guerra sono profonde ed il gran numero di morti e scomparsi è un bilancio non sono facili da farsi. Tornare lentamente e con fatica alla normalità prevede le gestione delle risorse, la capacità politica e la capacità di dare una prospettiva di vita ai giovani: né il radicalismo islamico né il capitalismo possono garantire ricette facili per assicurare un futuro. Il terrorismo e il contro-terrorismo rappresentano una democrazia incompiuta, priva di una visione politica in grado di progettare una società diversa e capace di dare un senso alla vita.

L’atteggiamento delle altre nazioni di fronte alle stragi e attentati, uccisioni e torture, compiute sia da Hamas che da Netanyahu, sono la reale volontà politica di procedere in questa direzione. La difesa dei diritti umani viene violata quotidianamente nel non mettere in atto la politica della riconciliazione dove un ruolo importante lo hanno le donne e la stampa. Avvicinare la cultura giudaico (Vecchio Testamento occhio per occhio, dente per dente) a quella cristiana (Nuovo Testamento il Perdono) potrebbe essere la rivoluzione di tutti i conflitti. La cultura del vincente si sviluppa in un vuoto etico lacerando il tessuto sociale sviluppando il senso di vendetta a volte confusa con il senso di giustizia, negando la verità oggettiva. Il perdono ha una rinnovata attualità, non è la soluzione ma il discernimento che porterà alla soluzione, mette in atto le mediazioni che vanno calate nei vari contesti. Il Vangelo dell’Amore e la preoccupazione sociale dovrebbe aprire il dialogo con tutti coloro che desiderano il Bene della Persona. Il rischio sta nella strumentalizzazione delle relazioni, portando ad uno stato di alienazione in una rete di false e superficiali soluzioni anziché fare l’autentica e concreta esperienza di pacificazione. La schiavitù del Potere divinizza la ragion di Stato ed annienta i diritti umani. Pensare diventa rischioso e chi si azzarda ad aderire con fermezza alla verità non è considerato affidabile. La relazione del perdono, compiere l'atto di concedere il dono della rinuncia alla rivendicazione del torto subito, È dunque una remissione, una concessione che si dona a chi ha commesso ciò che non avrebbe dovuto commettere. La forza di liberazione del Vangelo è l’Amore rivelato, sperimentato, fatto proprio e partecipato.

Il perdono è una svolta di grande rilevanza e impatto rispetto al sentimento di vendetta o all'odio. È il contrario della punizione. La risoluzione ha due risvolti: agire per farsi giustizia (vendicarsi) in qualunque modo o perdonare. L'azione rivendicativa non è mai risolutiva del tutto perché resta il ricordo doloroso ed una esibizione narcisistica del senso di 'giustizia'. Perdonare non è dare alternativa, giustificazione o dimenticanza al comportamento dell'altro: perdonare è fare pace. Ogni tragedia umana tra due persone comporta lo stillicidio della guerra, ma anche chi vince perde ugualmente perché la sua potenza si trasforma in Impotenza rispetto al buon agire. Non c'è mai una buona ragione per farsi la guerra, perché la supremazia sull'altro è arroganza e violenza e come tale andrebbero 'curate' prima dell'esplosione. Non è nessuna questione di carità cristiana o altro di simile, al massimo si tratta di carità umana per se stessi (sicuramente) e di comprensione caritatevole verso l'altro. L’'atto del perdono, purché comprenda in sé la volontà e la ferrea decisione dell'umiltà, può far scaturire la comprensione dell'insensatezza della crudeltà. La ricostruzione è lenta e soprattutto Si parte dalla rinuncia all'odio e si prosegue verso la ricostruzione dell'amore di se stessi. Il dolore emancipa e il perdono rende liberi. Sempre

“Se il mondo fosse lievemente peggiore, non potrebbe neppure esistere”: ripercorrendo il pensiero di Schopenhauer, emergere, per l’uomo contemporaneo, il nuovo, imperativo principio della “ragion pratica”. Il mondo non diventi peggiore.

Da un legno storto, come quello di cui l’uomo è fatto, non può uscire nulla di interamente diritto. La natura ci impone di approssimarci a questa idea. La perfezione è impossibile, dobbiamo tuttavia protenderci verso sintesi ed esiti progressivamente più alti, oltre i limiti delle nostre vite individuali, nell’orizzonte della specie per attuare una società civile che faccia valere universalmente il diritto. Il legno storto dell’umanità: possiamo fare solo quello che possiamo, ma dobbiamo farlo, nonostante le difficoltà. E' la pre-condizione per l’esistenza di società decenti e per un comportamento moralmente accettabile; altrimenti siamo destinati a smarrire la strada.

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