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Il rinnovo delle Province

 Il rinnovo delle Province


Con la ripresa dell'attività parlamentare tornano al centro del dibattito politico i temi economici e le riforme istituzionali.
Sul salario minimo per legge, il dibattito politico continua ad essere distante dalla reltà vissuta e da elementi cruciali quali le consistenti differenze territoriali del potere d’acquisto e la poca trasparenza della composizione delle retribuzioni. Una vera e propria giungla che include i rapporti di lavoro più svariati, e tutti accumunati tra i molteplici aspetti negativi dall’impossibilità, per chi li contrae, di poter programmare il proprio futuro. La discontinuità lavorativa che ne consegue, influenza le vite dei nostri giovani che di solito sono i più colpiti.
Il populismo di destra e di sinistra continua a vivere nel mondo dei sogni.
Immaginare che una norma generale sia la soluzione dei problemi e la garanzia di retribuzioni dignitose, che sia capace di contrastare il fenomeno della precarizzazione è in continuità con la demagogia di chi dal balcone di palazzo Chigi annunciava di aver sconfitto la povertà...
Per il rinnovo delle Province la partita è aperta con un'accelerazione che potrebbe rallentare, l'ambizione di Calderoli e della Lega sull'Autonomia differenziata. Tuttavia è evidente che il ritorno all’elezione diretta delle Province, se si vuole garantire pari opportunità tra i territori, ha senso se saranno definite risorse certe, funzioni chiare e personale adeguato che facciano delle Province la sede della programmazione territoriale.
Nella prima settimana di settembre nella commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama è prevista l’audizione del Comitato per i Lep. Intanto il comitato, voluto da Calderoli, registra l'abbandono di Luciano Violante, Anna Finocchiaro, Giuliano Amato, Franco Gallo, Franco Bassanini e Alessandro Pajno. che hanno denunciato le criticità con un dossier inviato il 28 luglio scorso al Ministro, elencando i dubbi e le perplessità sui livelli essenziali di prestazione. L’autonomia differenziata proposta da Calderoli e dal governo Meloni divide il Paese, aumenta profonde discriminazioni, che Mezzogiorno Federato intende contrastare con una mobilitazione popolare che partirà da Bari nei prossimi giorni.

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