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L'intervento
26 Gennaio 2025 - 21:38
Il presidente Mattarella con la senatrice Segre
L’articolo di Costantini del Riccio, presidente del Comitato consultivo per la comunicazione istituzionale della Fondazione Insigniti OMRI, evidenzia l’impegno della Fondazione nella promozione dei valori costituzionali e della memoria storica. In particolare, sottolinea l’importanza della commemorazione, come nell'80° anniversario della liberazione di Auschwitz, per preservare i principi di democrazia, giustizia e pace. La Fondazione invita le future generazioni a non dimenticare le atrocità del passato e a mantenere vivi i valori su cui si fonda la nostra convivenza civile.
Costantini del Riccio, già dirigente del Quirinale per 30 anni, approfondisce anche l'importanza del Giorno della Memoria, celebrato ogni 27 gennaio per ricordare la Shoah, e l’impegno crescente delle istituzioni italiane in questa causa. In particolare, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rinnovato il dovere di ricordare con iniziative come i "Viaggi della Memoria" e il concorso "I Giovani ricordano la Shoah". Il sacrificio delle vittime, tra cui Gino Bartali, e il ricordo dei deportati italiani, sono al centro di un impegno collettivo che promuove il dialogo intergenerazionale e la sensibilizzazione contro l’antisemitismo, con il coinvolgimento diretto delle nuove generazioni, attraverso iniziative simboliche come le “Pietre d’Inciampo”.
di Costantino Del Riccio*
Ogni anno, il 27 gennaio, si celebra il Giorno della Memoria, un’occasione per ricordare la Shoah e per riflettere sulla necessità di custodire la memoria di quanto accaduto durante la Seconda Guerra Mondiale. Questa giornata, in particolare, assume un’importanza ancora maggiore in un contesto in cui i sopravvissuti si stanno lentamente estinguendo, e la sfida di trasmettere le loro testimonianze alle nuove generazioni diventa sempre più urgente. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, rappresenta una delle figure più emblematiche di questo impegno: ogni anno, in occasione di questo giorno simbolico, si reca ad Auschwitz per commemorare le vittime del genocidio e per rinnovare l’impegno delle istituzioni italiane a non dimenticare.
Nel 2000, il Parlamento italiano sancì ufficialmente il 27 gennaio come “Giorno della Memoria”, scegliendo la data della liberazione di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa nel 1945 per non dimenticare le atrocità commesse durante l’Olocausto. Questo gesto simbolico ha avuto un valore educativo cruciale: non solo per celebrare il ricordo delle vittime, ma per sensibilizzare le generazioni più giovani al rispetto dei diritti umani e alla lotta contro ogni forma di discriminazione.
Il ruolo della Presidenza della Repubblica in questo ambito è stato decisivo. Sotto la guida di Ciampi, Napolitano e Mattarella, il Quirinale ha assunto un impegno forte e costante nella promozione di una “memoria condivisa”. È stato il Quirinale stesso, infatti, a ideare il concetto di “percorso della memoria”, che si sviluppa attraverso l’educazione scolastica, i viaggi nei luoghi della Shoah e l’incontro diretto con i sopravvissuti. Ogni anno, altissime cariche dello Stato partecipano alla commemorazione al fianco degli ultimi testimoni, come Sami Modiano, Liliana Segre e Edith Bruck, la cui testimonianza continua a essere fondamentale per mantenere vivo il ricordo di un passato che non deve mai essere rimosso.
La testimonianza di coloro che vissero l’orrore della Shoah è stata al centro delle iniziative educative del Quirinale, come i “Viaggi della Memoria” e il concorso “I Giovani ricordano la Shoah”, che hanno coinvolto migliaia di studenti. Questi progetti offrono alle nuove generazioni l’opportunità di confrontarsi direttamente con la storia, visitando i luoghi che sono stati testimoni di un orrore senza pari e ascoltando le testimonianze di chi, purtroppo, è sopravvissuto per raccontare quanto accaduto.
Se la Shoah è una ferita che non smette di sanguinare, la sua memoria è anche un impegno civico che deve essere costantemente alimentato. La figura di Carlo Azeglio Ciampi, presidente dal 2000 al 2006, è particolarmente significativa in questo contesto. Ciampi, espressione di una classe politica che ha visto il Risorgimento e la ricostruzione del paese come valori fondamentali, non ha mai smesso di ricordare quanto le leggi razziali del 1938 abbiano tradito quei principi. “Le leggi razziali rappresentano il più grave tradimento dei principi del Risorgimento”, dichiarò Ciampi in più occasioni, riconoscendo la straordinaria partecipazione della comunità ebraica al processo di unificazione dell’Italia.
Durante il suo settennato, Ciampi si distinse per il suo impegno nella promozione di una memoria storica attiva e partecipe. Nel 2006, ad esempio, conferì la Medaglia d’Oro al Valor Civile a Gino Bartali, il leggendario ciclista che durante la Seconda Guerra Mondiale, a rischio della propria vita, aiutò gli ebrei a fuggire dalla persecuzione nazista. Il riconoscimento di Bartali come “Giusto tra le Nazioni” da parte di Yad Vashem nel 2013 segna un altro passo importante nella memoria storica italiana.
Anche Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica dal 2006 al 2015, si è fatto interprete di un forte impegno verso la memoria dell’Olocausto. La sua sensibilità verso i temi legati alla Shoah è testimoniata non solo dai suoi numerosi interventi pubblici, ma anche dalle azioni concrete, come il suo impegno a far riconoscere Stefano Gaj Taché, il bambino ucciso nell’attacco terroristico alla Sinagoga di Roma nel 1982, come vittima del terrorismo. In occasione del trentesimo anniversario di quella tragedia, Napolitano consegnò la Medaglia d’Oro alla famiglia di Stefano, sottolineando come la sua morte fosse una tragedia che riguardava non solo la comunità ebraica, ma tutta la nazione.
Nel 2014, il Presidente Napolitano ricevette la “Presidential Award of Distinction” dal presidente israeliano Shimon Peres, un riconoscimento che sottolineava il suo impegno personale contro l’antisemitismo e a favore della memoria storica. Proprio in quegli anni, Napolitano lanciò un appello forte e inequivocabile contro ogni forma di antisemitismo, includendo esplicitamente l’antisionismo come una manifestazione di odio verso gli ebrei e il loro diritto all’esistenza.
Il mandato di Sergio Mattarella, che iniziò nel 2015, ha proseguito in questa direzione. Il Presidente, fin dal suo primo atto ufficiale, ha reso omaggio alle Fosse Ardeatine, il luogo simbolo della brutalità nazista. “La memoria storica è la base della democrazia”, ha detto Mattarella, sottolineando che senza di essa non può esserci vera consapevolezza del passato e delle sue atrocità. Nel corso del suo mandato, ha ricordato in più occasioni il contributo della comunità ebraica alla costruzione dell’Italia, riaffermando l’importanza della memoria come strumento di coesione sociale.
Uno degli atti più significativi di Mattarella è stato nominare Liliana Segre Senatrice a vita nell’80° anniversario delle leggi razziali del 1938, per il suo costante impegno nel mantenere viva la memoria dell’Olocausto. La Segre, che a 13 anni fu deportata ad Auschwitz, continua a essere una delle voci più autorevoli nella lotta contro l’antisemitismo e la negazione della Shoah.
Nel 2023, Mattarella ha ricordato anche il sacrificio dei militari italiani deportati nei campi di concentramento tedeschi. Ha sottolineato come, nonostante le terribili condizioni, la stragrande maggioranza di loro non cedette ai ricatti dei nazisti, rimanendo unita di fronte alla sofferenza. La memoria di questi uomini e donne è parte fondamentale della nostra storia e deve essere preservata, non solo per rendere omaggio ai caduti, ma per educare le future generazioni alla lotta contro ogni forma di totalitarismo.
Iniziative come “Le Pietre d’Inciampo”, realizzate dall’artista tedesco Gunter Demnig, sono testimonianze tangibili di questo impegno. Queste piccole targhe di ottone, posate davanti alle case di chi è stato deportato, hanno lo scopo di stimolare una riflessione visiva e mentale su ciò che è accaduto. “Un inciampo, non fisico, ma visivo e mentale, per fermarsi e riflettere”, ha detto Napolitano, evidenziando il valore educativo di queste azioni.
Oggi, più che mai, la memoria della Shoah è una responsabilità collettiva. Le generazioni future devono sentirsi parte di questo impegno per garantire che l’orrore del passato non possa mai ripetersi.
*Presidente del Comitato consultivo della Fondazione Insigniti OMRI per la comunicazione istituzionale
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