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Una grave perdita per Mottola e per il PSI di Taranto
12 Dicembre 2024 - 12:21
C’eravamo sentiti mentre scriveva quest’articolo che oggi pubblico. Mi chiamava spesso. Non aveva perso l’entusiasmo del combattente socialista, anche se la vita aveva messo a dura prova l’omaccione che era, colpendolo negli affetti più cari. Aveva una spiccata preparazione contabile ed amministrativa. Maturata nell’esperienza professionale presso Banco di Napoli - Intesa Sanpaolo e ricoprendo il ruolo di vice sindaco di Mottola e vice presidente dell’amministrazione provinciale di Taranto.
Gianvito lascia un ricordo indelebile e un vuoto incolmabile in quello che fu un tempo il Partito Socialista, la sezione di Mottola di Elena Barberio e di Gigi Greco.
Per Gianvito era gratificante incontrare i suoi compaesani, che lo riconoscevano per il ruolo istituzionale che aveva ricoperto, dando soluzione ai loro problemi personali o quelli di carattere pubblico. Aveva eliminato la "carrizza" e dotato interi quartieri della fogna, realizzato le case popolari e consentito la costruzione delle case alle cooperative edilizie, dotato il comune della zona artigianale, sistemato le strade, approvato il piano quadro per la sopraelevazione del centro abitato, il monumento ai caduti, l'apertura pomeridiana dell'ufficio anagrafe per il rilascio degli stati di famiglia necessari per le domande per disoccupazione agricola.
Il suo nome spesso veniva associato a quello del sindaco prof. Paolo Giannuzzi: "ai vostri tempi era facile venire sul comune e incontrarvi, parlarvi, sottoporre i problemi e vederli risolti, quando la politica era passione e servizio". Alcuni gli confidavano di essere stati comunisti, ma di averlo votato ugualmente alla Provincia poiché vicino ai loro problemi. Questo era Gianvito, un umile preparato “professionista” della politica che non ha mai perso il contatto con la gente. Così rimarrà nella memoria di tanti che lo hanno conosciuto e apprezzato, non solo a Mottola. A me resterà il ricordo di un fratello, un amico, un compagno con il quale ho condiviso gran parte della mia vita. Quando eravamo ancora giovani amministratori, un giorno mi rivolse un consiglio: togli quel fazzoletto da taschino mi disse, porgendomi un garofano, non dimenticare mai di essere socialista. Che la terra ti sia lieve Caro Gianvito, riportandoti fra le braccia della tua amata figlia.
I funerali si terranno domani 13 dicembre alle ore 16.00 presso la chiesa San Pietro Apostolo p.zza De Gasperi Mottola.
Di seguito le sue ultimi riflessioni sulla sinistra.
"Se dovessimo dare credito all'autrice di “The Death of Social Democracy“ (La Crisi della Socialdemocrazia) di Ashley Lavelle, che nel suo libro sostiene che “sinistra in Europa è in declino, si trova in una crisi seria e forse fatale", dovremmo concludere che per la sinistra in Europa non c'è futuro e che la sua crisi è di tipo irreversibile.
Invece, il recentissimo libro di Marc Lazar dal titolo “Crisis and Challenges of the European Left“ (Crisi e sfide della sinistra europea), pur condividendo sul declino della sinistra, non condivide che si è in presenza di una sua crisi fatale.
La questione va riaperta per ben quattro motivi. “Innanzitutto la diagnosi di una eventuale malattia terminale non può essere isolata dalle grandi trasformazioni del più generale contesto economico, sociale e politico in cui la sinistra ha operato nell'ultimo cinquantennio". Il secondo motivo di Lazar è quello che “il dibattito non ha prestato sufficiente attenzione ai mutamenti culturali e antropologici che hanno posto sfide particolari in questo nuovo millennio alla sinistra che ha cercato di dare risposte". Terzo motivo, “perchè vanno approfondite le significative variazioni di percorso fra Paesi. Nella prospettiva, e questo è il quarto motivo per Lazar, “la sinistra si trova di fronte ad una profonda crisi di adattamento”.
Tutta la storia della socialdemocrazia dell'Europa occidentale, alla quale il volume è dedicato, è caratterizzata da un processo continuo di adattamenti al contesto economico, sociale e politico. Ce ne sono state già altre in passato: l'ultima volta a cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta, quando la sinistra dovette gestire e in larga parte assorbire le nuove istanze dei movimenti giovanili. La sfida di oggi, evidenzia Lazar, è molto complessa , ma un nuovo adattamento è possibile".
Per quanto riguarda il declino, il declino della sinistra, il libro con dovizia di dati, analizza i risultati elettorali di ben 12 Paesi, da dove si riscontra che il voto medio della sinistra è sceso dal 34,7% al 22,1%, con un calo del 36,3%. Il numero degli iscritti negli ultimi due decenni è calato del 60% per la Spd tedesca, del 50% per il PD italiano e del 72% per il Partito Socialista francese. Ciò ha portato, come sottolinea il politologo Piero Ignazi, “a una progressiva” verticalizzazione“ organizzativa e della leadership, indebolendo la presenza sui territori".
A tal proposito, viene fatto presente che anche i partiti di centrodestra sono in crisi. Ma nelle recenti elezioni europee, tenutesi a giugno 2024, i Popolari hanno guadagnato 10 seggi e i Socialisti e Democratici hanno perso 6 seggi. L'altro aspetto che viene sottolineato nel libro è il fatto che questi dati riflettono “un mutamento epocale: il passaggio dalla società industriale basata su un'ampia classe operaia alla società dei servizi , caratterizzata da una struttura di classe molto più eterogenea e frammentata".
A metà degli anni Sessanta i partiti di sinistra catturavano la metà e i tre quarti del voto operaio, e gli operai rappresentavano fra il 40% e il 50% degli occupati. Lazar sostiene che “la terziarizzazione ha dimezzato la quota degli operai, i partiti di sinistra hanno dovuto ibridare la propria base elettorale, cercando di attrarre i nuovi ceti medi. E in parte ci sono riusciti, ma a detrimento dei ceti popolari classici e dei nuovi certi popolari, per esempio quelli che soffrono la precarizzazione del mercato del lavoro e i disoccupati".
La sinistra non è stata ferma, ha sperimentato la cosiddetta “Terza Via", promossa del premier britannico, Tony Blair che ha influenzato altri leader (lo statunitense Bill Clinton, il tedesco Gerhard Schroder, il francese Jospin e l'italiano Massimo D'Alema). Si trattò di una svolta importante, ma che oggi la Terza Via, come afferma Lazar, ”viene spesso indicata come capro espiatorio per l'attuale crisi della sinistra".
Lo stesso Blair è accusato di avere abbandonato le idee originarie del socialismo e di essersi arreso al liberismo economico e di aver divorziato dalla classe operaia. Insieme al suo ispiratore, Anthony Giddens, Blair “ha cercato di elaborare una visione positiva della globalizzazione, del mercato, della rivoluzione tecnologica, delle nuove istanze di libertà". Blair, ha cercato di cambiare lo stesso lessico della sinistra: “dall'eguaglianza di risultato all'eguaglianza di opportunità ; dalla contrapposizione fra padroni ed operai a quella fra vincitori e perdenti delle trasformazioni in atto". Il blairismo è stato un brand alla moda, che ciascun leader adattava alle proprie esigenze nazionali, senza coordinarsi tra loro sul terreno delle politiche economiche. Per Lazar la sinistra deve tenere presente che “la visione socialista ha un tratto per così dire invariante : la lotta per la giustizia sociale, in risposta a quello che Emile Durkheim definiva “il grido di dolore“ dei più bisognosi, e per l'eguaglianza non sinonimo di egualitarismo".
Poggiando su queste fondamenta, Lazar ritiene che la sinistra oggi deve rispondere a quattro insiemi di esigenze sentite dai cittadini, che sono: “a) la sicurezza fisica , economica e sociale, per i ceti più vulnerabili; b) il desiderio di conservare i diritti di eguali opportunità e libertà e di allargare gli ambiti di partecipazione democratica; c) assicurazioni e proposte sugli iper-rischi che minacciano le società odierne: mutamento climatico, pandemie, guerre; d) ascoltare una narrativa politica e culturale per il presente e per il futuro capace di tenere insieme società sempre più diverse". Questo è quanto deve fare la sinistra per riprendere un cammino positivo di risultati e di crescenti consensi".
Gianvito Caldararo
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