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La storia

Taranto, i migranti e i dieci anni dal primo sbarco

Oggi appuntamento al Circolo Fotografico Il Castello

Dieci anni. Era il 2014, calde giornate tra maggio e giugno. Centoventi mesi fa Taranto ha conosciuto, direttamente, il fenomeno delle migrazioni, con i primi sbarchi di uomini e donne, giovani e bambini, famiglie e persone sole. Una data segna il primo arrivo per così dire “di massa”, nell’ambito di quella che era allora l’operazione ribattezzata Mare Nostrum: il 9 giugno 2014. 

In centinaia - compresi molti bambini, anche piccolissimi - approdarono al molo San Cataldo da una nave militare per essere smistati in tre luoghi utilizzati per gestire l’emergenza, o quantomeno provare a farlo: la palestra Ricciardi, il mercato ortofrutticolo e l’asilo Baby Club. Qui, in particolare, si sarebbe ritrovato un gruppo di volontari: cinque di loro l’anno successivo, il 9 giugno 2015, avrebbero formato una associazione, Ohana, “famiglia” - perchè l’obiettivo era ed è aiutare e dare una mano a chi una famiglia non ce l’ha, o è molto, troppo lontano, supportando le persone straniere presenti sul territorio, con servizi di orientamento sociale e legale e promuovendo l’interculturalità.

La stessa Ohana ha organizzato per questa sera, domenica 9 giugno, alle 18.30 presso il Circolo Fotografico Il Castello in via Plinio un momento di riflessione e dibattito. “Dieci anni fa” si legge sulla pagina facebook dell’associazione, “Taranto ha visto i primi sbarchi di migranti che hanno cercato una nuova vita in Italia. In quel momento di difficoltà, tanti volontari e volontarie si sono uniti per offrire il loro tempo e il loro sostegno a chi ne aveva bisogno. Da quei primi momenti di solidarietà e accoglienza è nata una nuova famiglia, una Ohana che ha continuato a crescere nel corso degli anni. Grazie all’impegno e alla costanza di una rete di persone ed associazioni, tante persone hanno potuto iniziare una nuova vita qui a Taranto e integrarsi nella nostra comunità. In questi 10 anni abbiamo visto tante storie di speranza, di resilienza e di solidarietà. Continuiamo a lavorare insieme per costruire un mondo più inclusivo e accogliente per tutti. Grazie a tutti i volontari e le volontarie che hanno reso possibile questo percorso, e che continuano a essere un punto di riferimento per chi ha bisogno di aiuto”.

LA STORICA FOTOGRAFIA DI MASSIMO SESTINI

In occasione dell’incontro di stasera verrà proiettato il docufilm “Where Are You” - la cui storia si intreccia con la nostra città. E merita di essere raccontata.

Due giorni prima dello sbarco, il 7 giugno 2014, il fotografo Massimo Sestini da un elicottero della Marina coglie con la sua camera una immagine che diventerà il simbolo della crisi migratoria nel Mediterraneo. Sestini fotografa un barcone blu, con il suo carico di migranti, esseri umani stremati che guardano in alto, verso quell’elicottero, nelle acque internazionali tra Libia e Sicilia. La barca, con i suoi passeggeri, sarà portata in salvo in una rescue mission nell’ambito di Mare Nostrum, ed i migranti soccorsi saranno proprio quelli approdati a Taranto. La foto di Sestini nel 2015 vincerà il World Press Photo, riconoscimento tra i più importanti a livello internazionale. E due anni dopo Sestini lancerà un appello su internet da cui nascerà il docufilm, realizzato in collaborazione con National Geographic: “Where Are You?”, “dove sei?”. A produrre il documentario diretto dal regista messicano Jesùs Garcès Lambert è stata Doclab. Il progetto ha visto il patrocinio dell’Unhcr, l’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite.

Sul sito web di Sestini viene ricordato come nel giugno 2014 il fotoreporter si trovasse sulla Fregata Bergamini, «durante l’Operazione Mare Nostrum organizzata dal governo italiano, dopo che, il 3 ottobre 2013, centinaia di migranti morirono affogati nei pressi dell’Isola di Lampedusa. In Mare Nostrum erano coinvolte la Croce Rossa Italiana, Save the Children e altre organizzazioni non-governative nel tentativo non solo di salvare delle vite, ma anche di fornire assistenza medica e supporto a persone che rischiano la vita per attraversare il Mar Mediterraneo. Dopo giorni di tempesta, il 6 giugno 2014 a venti miglia dalle coste libiche, viene avvistato il primo barcone carico di persone e, raggiunto con l’elicottero, Massimo riesce a riprendere il momento di sorpresa, sollievo e gioia quando tutti, dalla barca, guardano in alto verso di lui. La foto vince il Word Press Photo, secondo premio General News single 2015 ed è selezionata da Time tra le migliori 10 foto del 2014. E’ stata inoltre pubblicata centinaia di volte, quasi prendendo vita a sé, utilizzata per la campagna Unhcr’s Millions Have Fled Conflict- Please Help Today».

Della “fotografia icona della crisi dei migranti” ha scritto, nell’aprile 2019, Damiano Greco  sul webmagazine dell’International Journalism Festival di Perugia. “La celebre immagine è frutto di un duro lavoro dove l’improvvisazione non può trovare spazio: sono infatti serviti vari tentativi e molto tempo prima dello scatto perfetto, arrivato dopo più di un anno di sforzi solamente il 7 giugno del 2014. Lo scatto è avvenuto al largo della costa libica, grazie alla collaborazione della Marina Militare Italiana, che attraverso una complessa operazione aerea, ha consentito al fotoreporter di cogliere di sorpresa gli occupanti del barcone catturando la loro più genuina spontaneità, permettendoci dunque – attraverso una visione zenitale dalla giusta distanza e ad un’ottimale condizione atmosferica – di poter apprezzare i moltissimi dettagli, regalando al Mondo intero uno scatto non artefatto, ma vero e pieno di personalità”. Greco ricorda che “Sestini non si è limitato a raccontare l’operazione di salvataggio. La necessità di costruire una nuova chiave di lettura dei fenomeni migratori si trasforma pian piano in una vera e propria missione per il famoso fotografo. Come sappiamo, la foto in poco tempo diverrà virale, inondando le copertine di riviste e giornali, trasformandosi infine in un vero e proprio simbolo. Così, grazie alla notorietà acquisita, un immigrato riuscirà a riconoscersi guardando l’immagine e non è passato molto tempo per far balenare nella mente del fotografo italiano l’idea di proseguire il proprio lavoro ampliandolo in direzione di un solo obiettivo: ritrovare quei migranti, in tutta Europa, per scoprire le loro storie e le loro nuove vite. Nasce così il progetto “Where are you?” per raccontare i sogni e le speranze altrimenti invisibili agli occhi dell’opinione pubblica, in una prospettiva di ampio respiro multidisciplinare coinvolgendo diverse figure professionali con un solo motto: provarci sempre e non desistere mai”.

Sul Corriere della Sera, è stata Candida Morvillo a raccontare il percorso di Ansumana: “Quando Massimo Sestini la scattò, il 7 giugno 2014, sognava un’immagine che fosse di speranza. La speranza è l’attimo in cui uomini, donne, bambini alzano gli occhi verso l’elicottero apparso come una promessa di soccorso, come la salvezza. Potete cercare il volto di Ansumana, ma non lo troverete, non nel primo scatto, perché lui stava pigiato nella pancia della barca, sentendosi prossimo alla fine: «Ero pelle e ossa, non respiravo. Mi hanno portato su per prendere aria e ho visto l’ elicottero. Ero piccolo, non sapevo niente, ho pensato: ci riportano in Libia, è il mio ultimo giorno e io muoio così». Invece, questa settimana, Ansumana dà l’ esame di Maturità all’Istituto Liside di Taranto. Ammesso con 27 crediti”.

Oggi al circolo Il Castello saranno proiettati anche alcuni messaggi di quei migranti, immortalati in una foto straordinaria, approdati a Taranto, e in questa città per certi versi “rinati”, nella ricerca del proprio posto del mondo, che accomuna ogni essere umano.

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