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Taranto

Un 15enne tarantino tra i 22 minori perquisiti in Italia per legami con il terrorismo jihadista. Le foto

Operazione della Polizia di Stato in tutta Italia: nel mirino ragazzi tra i 13 e i 17 anni coinvolti in circuiti suprematisti, jihadisti e antagonisti. In provincia di Taranto il 15enne è accusato di propaganda razzista e fabbricazione di ordigni artigianali

TARANTO - C’è anche un 15enne della provincia di Taranto tra i 22 minorenni raggiunti da perquisizioni della Polizia di Stato nell’ambito di una vasta operazione di contrasto alla radicalizzazione giovanile e al terrorismo di matrice suprematista, jihadista e antagonista. L’attività, coordinata dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione e disposta dalle Procure della Repubblica presso i Tribunali per i Minorenni competenti per territorio, ha interessato contemporaneamente diverse regioni italiane.

Il giovane tarantino è indagato per propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa, nonché per porto illegale di armi in luogo pubblico. Secondo quanto emerso dalle indagini, in una conversazione in chat con un altro minorenne indagato dalla Procura di Venezia avrebbe dichiarato di essere stato in passato membro dell’associazione suprematista internazionale The Base e di essersi dedicato alla fabbricazione di ordigni artigianali.

Le perquisizioni, condotte dalle Digos delle Questure interessate anche con l’ausilio delle Sezioni Operative per la Sicurezza Cibernetica, hanno riguardato ragazzi di età compresa tra 13 e 17 anni, ritenuti inseriti in circuiti ideologici violenti. Nel mirino ambienti suprematisti e neonazisti, gruppi accelerazionisti, contesti antagonisti di piazza e cellule jihadiste.

L’inchiesta è nata dall’attività di prevenzione e intelligence che negli ultimi anni ha registrato un preoccupante incremento della presenza di minorenni in ambiti eversivi, spesso reclutati e radicalizzati attraverso il web. Internet e le piattaforme social rappresentano infatti un canale privilegiato per l’indottrinamento, il proselitismo e l’addestramento virtuale, grazie alla facilità di accesso, all’anonimato e alla possibilità di scambiare contenuti in spazi ristretti e criptati.

L’analisi degli investigatori conferma come la radicalizzazione online sia oggi molto più rapida: tempi che in passato si misuravano in mesi ora si riducono a poche settimane, con un’accelerazione preoccupante verso condotte violente e azioni concrete. In Italia, dal 2023 a oggi, 12 minorenni sono stati colpiti da misure cautelari per reati legati a estremismo e terrorismo, mentre altri 107 sono stati sottoposti a perquisizioni e accertamenti.

Il fenomeno, spiegano gli inquirenti, si accompagna spesso a fragilità personali, isolamento sociale, disagio familiare e scolastico, uniti alla ricerca di identità alternative nei contesti virtuali. Molti giovani mostrano fascinazione per le armi da fuoco, simboli estremisti e ideologie violente, a volte arrivando a fabbricare armi artigianali anche con stampanti 3D.

La presenza di un minorenne tarantino tra gli indagati sottolinea come la minaccia non sia distante o astratta, ma possa coinvolgere anche comunità apparentemente lontane da questi scenari. Un campanello d’allarme che richiama istituzioni, scuole e famiglie a una maggiore attenzione verso il ruolo del web nella formazione delle identità giovanili e nei processi di manipolazione ideologica.

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