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Bari
24 Maggio 2025 - 06:06
BARI - Alle 17.57 di ieri, l’ora esatta in cui l’esplosione squarciò l’autostrada tra Palermo e Capaci nel 1992, spezzando le vite di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro, Palazzo di Città si è fermato per rendere omaggio a chi ha sacrificato tutto nella lotta alla mafia. Una corona di fiori è stata deposta sulla facciata del municipio, mentre il silenzio e la musica solenne hanno accompagnato l’apertura della commemorazione ufficiale promossa dall’amministrazione comunale in occasione del 33º anniversario della strage di Capaci.
Alla cerimonia hanno preso parte il sindaco Vito Leccese e numerosi rappresentanti delle istituzioni locali, uniti nel ricordo di uno dei momenti più tragici e simbolici della storia repubblicana. Dopo un minuto di raccoglimento, Leccese ha pronunciato parole intense, rivolte non solo alla memoria ma anche al presente e al futuro della lotta alla criminalità organizzata.
“Ricordare chi ha perso la vita per difendere lo Stato è un dovere morale e civile”, ha dichiarato il primo cittadino, sottolineando come la strage del 23 maggio 1992 abbia rappresentato uno spartiacque nella coscienza collettiva del Paese. “Con quell’attentato – ha aggiunto – la mafia ha colpito al cuore dello Stato democratico, ma la risposta è stata un’onda di riscatto popolare che ha attraversato l’Italia da nord a sud, trasformando il dolore in impegno civile”.
Il sindaco ha poi evidenziato come la mafia di oggi abbia mutato strategia: meno sangue, più infiltrazioni silenziose nei gangli vitali della società. Una zona grigia, difficile da isolare ma altrettanto pericolosa, contro la quale è necessario costruire una rete di resistenza culturale fatta di istituzioni vigili, scuole consapevoli, associazioni attive e cittadini attenti.
“Solo uniti – ha proseguito Leccese – possiamo sottrarre terreno alla criminalità organizzata. La mafia vive di silenzi e di paure. Ma oggi sappiamo che scegliere di non girarsi dall’altra parte è l’unico modo per difendere la libertà e la giustizia”.
Infine, un richiamo forte all’eredità lasciata da Falcone, “un patrimonio etico e civile che ci interpella ogni giorno”, e che, secondo Leccese, deve passare anche e soprattutto dalla formazione, dalla scuola e dalla cultura, strumenti fondamentali per costruire un futuro libero dalle logiche mafiose.
Nel silenzio raccolto di Palazzo di Città, il tributo alle vittime della strage si è trasformato in un rinnovato appello all’impegno collettivo, perché la memoria sia davvero il seme del cambiamento.
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