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Andria

Paparicotta, terra abbandonata: la minaccia Xylella torna a far paura. Le foto

Agricoltori e cittadini in allarme per lo stato di degrado dell’Azienda Agraria ridotta a discarica. Il rischio? Diventare un nuovo focolaio del batterio killer degli ulivi. Serve subito un piano straordinario di salvaguardia

ANDRIA – Da simbolo dell’agricoltura andriese a potenziale epicentro di infezioni vegetali pericolose: è questa la parabola preoccupante che sta attraversando l’Azienda Agraria Paparicotta, storica realtà rurale della città, oggi in preda all’incuria e all’abbandono. Il degrado dilagante sta generando profonda inquietudine tra gli agricoltori e i cittadini, preoccupati non solo per l'immagine di un luogo identitario ma anche per le gravi conseguenze sanitarie e ambientali che potrebbero derivarne.

A lanciare l’allarme è l’Associazione Culturale AgriCultura, che ha promosso una giornata di pulizia volontaria in collaborazione con le aziende agricole del Gruppo Agresti. Il risultato è stato impressionante: sacchi colmi di plastica, vetro e rifiuti speciali sono stati rimossi dalle aiuole e dalle zone incolte, rivelando l’estensione del danno provocato da mesi di disinteresse istituzionale e inciviltà diffusa.

«Siamo sconvolti dalla quantità di sporcizia abbandonata», denuncia Savino Agresti, imprenditore agricolo e portavoce del gruppo. «Molti cittadini scaricano nelle campagne anche materiali tossici, senza curarsi delle conseguenze». E le conseguenze, ammonisce Agresti, possono essere devastanti: terreni contaminati, flora compromessa e aumento della vulnerabilità alle fitopatologie come la Xylella fastidiosa.

La Xylella, già segnalata in territori vicini, è un batterio letale per gli ulivi, in grado di distruggere intere coltivazioni in pochi mesi. In ambienti trascurati e non controllati, il rischio di diffusione si amplifica, trasformando ogni area incolta in un potenziale vettore silente di malattia.

«Non cerchiamo colpevoli – precisa Agresti – ma soluzioni concrete e tempestive». La richiesta degli agricoltori è chiara: un patto operativo tra comunità e istituzioni, che preveda bonifiche periodiche, controlli serrati e incentivi per chi difende il territorio.

Il timore è che senza interventi strutturali, la Paparicotta diventi non solo un ricordo sbiadito del suo passato agricolo, ma anche un caso emblematico di come si uccide la produttività agricola con l’indifferenza. L’associazione AgriCultura, da parte sua, ha già messo in calendario nuove giornate di mobilitazione, convinta che solo il coinvolgimento dal basso possa invertire la rotta.

Ma non basta la buona volontà. I volontari hanno fatto il loro, ora tocca alle amministrazioni. Serve un piano straordinario di salvaguardia delle aree agricole, capace di combinare prevenzione, sorveglianza e cultura del rispetto ambientale.

«La Paparicotta non deve diventare il simbolo del fallimento – avverte Agresti – ma quello della rinascita». Il suo appello finale è un messaggio a tutta la comunità: «Senza rispetto per la terra, non ci sarà futuro né per l’agricoltura né per chi vive di essa».

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