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Boccia chiama all’impegno sul referendum: "Votare a giugno è un dovere verso il futuro dell’Italia". Le foto

Il presidente dei senatori Pd rilancia la mobilitazione per il voto su lavoro e cittadinanza: "Superare il quorum è il primo passo per costruire un’alternativa a questa destra che precarizza il Paese"

BARI - L’appuntamento referendario dell’8 e 9 giugno non è soltanto una scadenza elettorale, ma un crocevia di responsabilità collettiva. È il messaggio forte e chiaro che Francesco Boccia, presidente dei senatori del Partito Democratico, ha lanciato da Bari, intervenendo dal palco della CGIL nell’ambito di Futura 2025, l’evento dedicato al lancio ufficiale della campagna referendaria.

"Andare a votare è una responsabilità che non possiamo eludere, è un gesto verso le nuove generazioni e verso un’Italia che vogliamo più giusta e più consapevole," ha dichiarato Boccia, sottolineando come il Partito Democratico, guidato dalla segretaria Elly Schlein, abbia sostenuto fin dall’inizio la raccolta firme e continui a supportare con determinazione la campagna.

Secondo Boccia, nel contesto attuale, dove il mondo del lavoro cambia rapidamente e le trasformazioni sociali ridisegnano i confini stessi della cittadinanza, il voto rappresenta l’unica leva concreta per dare forma a un Paese più equo. "Il lavoro, un tempo sinonimo di dignità e sicurezza, oggi è sempre più segnato dalla precarietà e dall’instabilità," ha rimarcato, parlando di contratti fragili, automazione crescente e una digitalizzazione che rischia di lasciare ai margini intere fasce della popolazione.

Boccia ha denunciato anche il clima di tensione che investe il concetto di cittadinanza, spesso travolto da derive nazionaliste che alimentano scontri e divisioni sociali. "Questi referendum non sono semplici questioni tecniche, riguardano la vita concreta delle persone e il futuro che vogliamo costruire per i nostri figli," ha ribadito.

Particolare attenzione è stata dedicata al quesito sul Jobs Act, che Boccia ha descritto come uno strumento per guardare avanti, e non come un ritorno al passato, come sostenuto da chi osteggia la consultazione. "Noi vogliamo un lavoro dignitoso, con un salario minimo garantito. Sotto i 9 euro all’ora è sfruttamento, non lavoro," ha affermato con fermezza. "Vogliamo sicurezza, perché le morti sul lavoro, come l’ultima tragedia accaduta a Palermo, sono una ferita inaccettabile. Vogliamo contratti più stabili e salari che rispettino la dignità delle persone."

Boccia ha parlato anche del significato politico della partecipazione al voto: "Dobbiamo superare il quorum con il massimo impegno. Se anche solo un voto in più rispetto ai 12.3 milioni di italiani che hanno portato Giorgia Meloni a Palazzo Chigi arriverà dai seggi, allora sarà il primo vero avviso di sfratto a questa destra che impoverisce il Paese."

Il Partito Democratico si prepara a una mobilitazione capillare. In Puglia, grazie al coordinamento del segretario regionale Domenico De Santis, partiranno subito iniziative in 55 Comuni, con banchetti informativi per spiegare ai cittadini le ragioni profonde del voto. "Partecipare è un atto di democrazia attiva, significa scegliere di contare e non limitarsi alle proteste sui social," ha concluso Boccia.

Con questo slancio, il Pd punta a trasformare i referendum di giugno in un momento di svolta, riaffermando il valore del confronto democratico come strada maestra per un futuro diverso.

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