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Dalla tragedia alla rinascita: Ilaria Palomba presenta "Scisma" e "Purgatorio" a Taranto

Incontro con la scrittrice e poetessa romana alla Libreria Mandese

Ilaria Palomba

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Nel 2024, a due anni da una tragedia personale culminata in un tentativo di suicidio la scrittrice di romanzi, di saggi e di versi, Ilaria Palomba, affida alle pagine della raccolta poetica “Scisma” (Les Flaneurs, 2024) e del libro “Purgatorio” (Alter Ego, 2025), presentato nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2025, i sentimenti profondi e gli interrogativi sofferti di una sopravvissuta.

A Taranto la poetessa romana presenterà i due libri mercoledì, 26 marzo, alle ore 18.30, alla Libreria Mandese (via Liguria, 80/82), nell’ambito della rassegna poetica “Duemari” curata da Barbara Gortan che dialogherà con l'autrice.

“SCISMA”

“Scisma” è un poemetto che prende forma a partire dal diario poetico condiviso da Ilaria Palomba in ospedale durante la lunga degenza nell’unità spinale del CTO di Garbatella, dal 25 maggio al 28 ottobre 2022, dopo un mese di rianimazione all’ospedale San Giovanni Addolorata.

“Scisma” parla di suicidio, disabilità, ospedalizzazione, psichiatrizzazione, rifiuto del dono della vita e poi ritorno alla fede nella vita e in Dio. Ma questo poemetto non è solo un modo per resistere alla degenza, è anche un testo brulicante, una voce alla ricerca delle sue origini letterarie, un costante confronto con i maestri. I versi sono intrisi di citazioni occulte, dalla Pizarnik alla Rosselli, da Celan a Metz. È diviso per giorni, come L’uomo che pende, di Thierry Metz.

Nella maggior parte dei componimenti la poesia è puro fatto che accade e la parola coincide con l’accadere della cosa: il dettato ha l’evidenza della musica, delle immagini, l’aderenza tra parola e cosa porta a credere non vi sia mediazione. Solo in alcuni momenti la parola si stacca e torna a essere lingua astratta, qualcosa che circonda la realtà nominata, la accosta, la sfiora senza però fondersi con essa.

“PURGATORIO”

In “Purgatorio” Ilaria Palomba fronteggia interrogativi estremi e come Bernhard fa dialogare vita e morte in uno stile lirico che si lega agli eventi. Il lessico aulico, gli arcaismi, l’ossessività martellante, il movimento spiraliforme conducono il lettore a soffermarsi: ogni frase cerca di contenere il tutto.

«Quest’opera rappresenta la maturità narrativa della scrittrice; infatti all’interno di una scena letteraria dove sempre di più si discute di finzione versus vita vera, Palomba scrive un testo difficilmente catalogabile, ma che ci conquista per un linguaggio di stupefacente qualità stilistica, una prosa sorvegliata, poetica, ma nello stesso tempo attenta e capace di raccontare la terribile vicenda di Ilaria che, sopravvissuta a un tentativo di suicidio, lentamente torna a vivere» (Demetrio Paolin, La LetturaDescrizIONE).

Ilaria ha ingoiato delle benzodiazepine, ha dato le spalle a Roma e si è lanciata nel vuoto. Vive mesi lunghissimi in unità spinale: non sarebbe dovuta sopravvivere, invece torna addirittura a camminare. Il dolore mentale lascia spazio a quello fisico, spesso si sovrappongono, a volte esplodono, altre si silenziano in apatia. Le elucubrazioni raccontano il passato, gli uomini che si sono susseguiti, gli incubi, l’angoscia, un amore smodato per la letteratura e per la filosofia, cosa ha portato al suicidio ma anche ciò che è stato il ritorno alla vita dopo il “grande salto”.

“Purgatorio” è un memoir che segue un andamento poetico, dove i personaggi riscrivono la propria identità nell’impossibilità di fissarla.

Il libro è stato proposto da Francesca Pansa nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2025 con la seguente motivazione:

«Un memoir, Purgatorio di Ilaria Palomba, per raccontarsi e conoscersi attraverso la scrittura, una lama affilata e impietosa, immersa nel dolore fisico e mentale. La storia di una donna che si confronta con il disastro della sua esistenza dopo il “grande salto”, un tentativo di suicidio, una straziata condizione di isolamento e cura, la difficile sofferta coscienza di sé e una possibile via di rinascita. Ma è anche la storia più ambiziosa, tra allucinazione e presagio, di come costruire il memoir rifiutando l’autocommiserazione o la via salvifica della speranza.

Nell’intreccio tra memoria, lacerazione del presente, tentazione del vuoto e assillo di una ripresa comunque piagata dal ricordo, vive l’immersione in una scrittura ossessiva e frammentata, rigenerata nelle sue fonti colte, dai Vangeli a Thomas Bernhard, a Jacques Lacan. L’unica possibile via per uscire dalla condizione “purgatoriale” anche del genere, con la consapevolezza delle proprie ferite, ma con una scintilla di resistenza vitale per cercare di esistere ancora.

Presento questo libro per la ben consapevole ricerca di una meditata e convincente forma letteraria che lo distingue dalla cronaca di un qualsiasi caso di vertiginosa caduta nella spirale dell’annientamento di sé e della ricerca di senso dopo il trauma».

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