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STORIA E POLITICA

Foggia ricorda Matteotti

Mostra e convegno conclusi da Claudio Signorile

Un pomeriggio ricco di emozioni a Palazzo di Città. A cento anni dal discorso a Montecitorio il Comune di Foggia ha voluto ricordare lo statista socialista e antifascista con una mostra bibliografica e un convegno tematico.

L’evento organizzato da Comune di Foggia, Università di Foggia, Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e la Biblioteca Magna Capitana di Foggia, si è svolto lo scorso 11 giugno.

Dopo l’inaugurazione della mostra, allestita nell’atrio dell’Aula Consiliare, è seguito il convegno coi saluti della sindaca di Foggia, Maria Aida Episcopo, della presidente del Consiglio Comunale Lia Azzarone, del rettore dell’Università di Foggia Lorenzo Lo Muzio e del presidente della Società di Storia Patria sezione di Foggia Mario Freda.

Ospite della giornata Elena Matteotti, nipote di Giacomo, sono intervenuti:

  • Giulio De Santis, Assessore alla Legalità del Comune di Foggia, con la relazione dal titolo “L’impegno del Comune di Foggia per la legalità e l’importanza di ricordare Giacomo Matteotti;
  • Giovanni Sardaro, Ricercatore dell’Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea, con l’intervento su “Giacomo Matteotti: la tenace lotta politica di un riformista”;
  • Teresa Rauzino, Presidente della Sezione Gargano di Società di Storia Patria per la Puglia, con l’intervento su: “L’azione di Mauro del Giudice, il magistrato garganico che istruì il processo Matteotti”.

L’on. Claudio Signorile, ha concluso i lavori con l’intervento su “Giacomo Matteotti: morte e rinascita di un socialista intransigente”:

«Matteotti non era un intellettuale o una figura il cui punto di riferimento era un partito elitario - così ha esordito Signorile. Matteotti combatteva come rappresentante e portatore degli interessi di un territorio: lui è vivo ed è forte, in quel periodo, non come leader politico minoritario, ma come organizzatore di leghe, vivificatore di sindacati, realtà in grado di dare respiro e forza ai Comuni. Matteotti, da questo punto di vista, se non lo si legge come figura radicata sul territorio e operante politicamente in rappresentanza e in espressione del territorio che lo esprimeva, non lo capiamo. Ed è forte capire questo, per farci carico a distanza di tanti anni di quello che Gramsci chiamava ingiustamente “La solitudine di Matteotti” ma è importante per noi sapere che Matteotti era effettivamente minoritario perché minoritari erano i riformisti».

«Matteotti, era una figura di una grande modernità non solamente concettuale, ma soprattutto politica. Capisce l'importanza dei legami e dei rapporti internazionali, non la terza internazionale rivoluzionaria ma la seconda Internazionale riformista, con la quale egli collega il nuovo partito socialista unitario di cui sarà segretario, con cui mantiene rapporti forti con un suo rapporto con l'austromarxismo che non è teorico e concettuale, è politico. L'austromarxismo nei suoi aspetti pratici era fondato sul sistema di organizzazione del territorio: quello è Matteotti. Ed è per quello che viene ammazzato».

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