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L’indolenza non crea nè lavoro nè sviluppo

Il Porto di Catania

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Se poniamo ad un siciliano un problema, dopo un giorno lui avrà trovato dieci possibili soluzioni. Se lo poniamo ad un milanese non ne avrà trovata nessuna. Dopo due giorni il siciliano avrà trovato cento soluzioni e il milanese nessuna. Il terzo giorno il siciliano avrà toccato quota mille soluzioni, ma il milanese avrà già risolto il problema. Certo, ammettere questa dolorosa realtà non è facile, tuttavia noi siamo fatti così, amiamo parlare, amiamo elaborare congetture di ogni genere, sospettare, e cambiare la nostra indole, anche se è necessario ed urgente, non è affatto semplice, ci vogliono decenni! Tuttavia, se non riusciremo a darci la forza necessaria a passare dalle parole ai fatti ed a ritrovare il buonsenso e la concretezza, indispensabili per essere più immediati e operativi, senza attendere la manna dal cielo, non avremo futuro. La manna dal cielo, posto che sia mai caduta, non casca più da secoli ed attenderla non è certo un atto di grande intelligenza! L’esempio appena riferito è liberamente tratto da “il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ma purtroppo sembra scritto oggi e questo non rappresenta affatto la prova del talento letterario di noi siciliani, bensì della nostra deplorevole indolenza, ratificata in anni di storia. L’attendismo, l’incapacità di lavorare in squadra, il sospetto scambiato per dubbio, costituiscono tra i nostri peggiori difetti, insieme alla continua negazione della storia ed al meschino tentativo di scaricare sempre sugli altri responsabilità che sono soltanto nostre e che faremmo bene ad ammettere subito, senza perdere neanche un minuto. Chi vuole raccogliere frutti più succosi, ad esempio, non taglia le radici dell’albero che coltiva con impegno e passione, ma i rami secchi sì, eliminando quelli che non producono. Chi vuole ottenere risultati politici più efficaci non ignora, o finge di ignorare, il passato, lo studia accuratamente, ne trae insegnamento ed evita di ripeterne gli errori, insomma, prova a fare tesoro dell’esperienza acquisita. Chi si batte per un mondo migliore prova a capire bene la geografia, l’economia, così come chi vuole costruire una società di buoni cittadini studia la storia e l’educazione civica ed educa i figli al rispetto della legge. Sembrano concetti banali, ma non per questo possono definirsi superati se è vero ancora, come lo è certamente, che la scuola viene trascurata dalla politica e non insegna ad imparare a studiare, ma soltanto ad acquisire semplici nozioni mnemoniche, che rischiano di essere dimenticate presto. La scuola e la sua organizzazione didattica, ma anche strutturale, costituisce uno snodo centrale della vita di un Paese che vuole progredire davvero e che intende definirsi civile e responsabile, invece spesso viene trascurata, se non addirittura indebolita. Siamo indolenti e non ce lo possiamo più permettere. Infatti, non possiamo combattere il tradimento dello Stato senza partecipazione, anzi, con l’assenteismo civile che caratterizza la pericolosissima antipolitica, mentre possiamo combatterlo con l’intelligenza, l’impegno e la passione che dobbiamo riscoprire in noi. Nessuno ci sottoporrà mai ad una cura ricostituente a base di lavoro e partecipazione. Accadrà il contrario: verremo spinti verso la disaffezione, verso il disinteresse, verso la fuga dall’istruzione, verso lo scambio, non alla pari, della libertà con la sicurezza. Il tutto mentre la scuola, la giustizia, la burocrazia e la sanità, che dovrebbero rappresentare dei veri e propri pilastri dello Stato, versano in pessime condizioni e nessuno, o pochi, parla di infrastrutture al Sud. Come si fa ad uscire dal bisogno senza strade, senza ferrovie, senza porti ed interporti, senza reti, senza tecnologia, senza servizi adeguati, senza trasporti veloci, economici ed efficienti? Così non può durare, la situazione rischia di degenerare e sarebbe grave se ad accorgersene non dovessero essere gli stessi italiani, che potrebbero stancarsi di vivere in un Paese che marcia a due velocità e magari potrebbero continuare a fuggire, in cerca di qualità e di merito!
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