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La grande sfida per le Europee del 2024

Bandiere europee

Bandiere europee

La sconfitta di Sanna Marin in Finlandia, che arriva dopo quella della vicina Svezia, ha pigiato sull’acceleratore del nazionalismo e accelerato il proliferare dell’ultra destra nel nostro continente. Come si comporterà nella formazione del nuovo governo il neo eletto Petteri Orpo, europeista e atlantista - storicamente ancorato al Ppe - avrà conseguenze non solo nel processo di integrazione europea ma potrebbe consegnarci la fotografia di come sarà l’Europa del futuro – forse più blu e nera che rossa e verde - a seconda di come si delineeranno le alleanze, anche in vista delle prossime Elezioni Europee. La destra finlandese ha vinto rimproverando ai socialdemocratici una eccessiva spesa pubblica, facendo richiami continui all’austerity europea e rivendicando maggiore sicurezza al controllo delle frontiere dei migranti, la vera urgenza, quest’ultima, su cui probabilmente si misureranno i paesi europei in vista del prossimo appuntamento elettorale. Se per cercare di costruire una maggioranza relativa Orpo scegliesse come partner di governo Riikka Purra, leader dell’ultradestra, sposterebbe l’asse su posizioni euroscettiche, contrarie all’accoglienza dei migranti e alla governance economica europea.  Questo provocherebbe un problema per il nostro paese e per l’Europa: si creerebbero preoccupanti fratture e si finirebbe per indebolire l’Unione, già alle prese con una guerra, ormai lunga e violenta, nel cuore dell’Europa. Un fatto che chiuderebbe, inoltre, le porte a quei possibili sviluppi positivi che il nostro Paese cerca sulla redistribuzione dei migranti, poiché lì, nel nord Europa, si lamenta il problema dei movimenti secondari, in contrapposizione alla gestione dei paesi di primo approdo come l’Italia. Qualunque sarà la scelta della destra finlandese, va registrato un fatto importante: la socialdemocrazia scandinava subisce un contraccolpo durissimo, una spinta sovranista e nazionalista che i socialisti europei, che escono indeboliti dalle competizioni elettorali degli ultimi mesi, animati dallo spirito che muove da sempre la loro azione politica – libertà, democrazia, inclusione e giustizia sociale – hanno il dovere di arginare con gli strumenti della politica e del dialogo. E con scelte nette su tre temi: economia, immigrazione, ambiente. E’ chiaro che il nuovo equilibrio di potere a Bruxelles alzerà drasticamente la posta in gioco in vista delle elezioni generali in Spagna, previste per il prossimo autunno. Oggi i socialisti, tra i ventisette paesi dell’Unione, governano alla Moncloa, in Germania, a Malta, in Portogallo e in Danimarca e se non organizzeremo un fronte comune, la conseguenza sarà la loro retrocessione e di conseguenza un consiglio europeo orientato a destra soprattutto nelle questioni economiche, con i cittadini che già oggi si affidano alla promessa a breve termine, sentendosi minacciati dai prezzi dell’energia e dall’inflazione. Sul fronte sovranista italiano, durante la conferenza stampa di Giorgia Meloni e Pedro Sanchez, al termine dell’incontro istituzionale, il nostro premier ha chiesto che dalla Commissione, sul tema delle politiche dei migranti, ci si aspetta un cambio di passo, “iniziative concrete a partire dai finanziamenti e dal trovare soluzioni strutturali con i Paesi del Nord Africa”. Un paradosso bello e buono, che proviene proprio da chi aveva criticato per anni aspramente le istituzioni di Bruxelles. E’ incongruente e non è più credibile invocare perennemente il ruolo o l’intervento dell’Europa, visto l’asse ideologico che c’è tra questo governo sovranista e quei paesi, come la Polonia e l’Ungheria, che hanno sistematicamente boicottato il tentativo dell’Ue di introdurre regole meno gravose per paesi come il nostro che sono la naturale porta di accesso ai migranti. E Giorgia Meloni sa che sull’immigrazione, la grande emergenza del nostro tempo, si gioca tutto: la tragedia di Cutro è stata la dimostrazione di come il tema sia completamente ormai fuori controllo. E’ su queste emergenze – in testa l’immigrazione, appunto - che si giocherà la grande sfida che abbiamo di fronte. Il problema non è con chi, ma come arrivare all’appuntamento europeo delle elezioni del 2024 che rappresenteranno, probabilmente, un terreno sotto osservazione anche di potenze al di fuori dell’Europa, oggi interessate a indebolirci, a cominciare da Russia e Cina. L’Italia arriverà con due schieramenti contrapposti e polarizzati: Giorgia Meloni da una parte, che forse cercherà sponda anche nella destra moderata e conservatrice europea per accreditarsi come leader credibile in Europa e Elly Shlein dall’altra, alla guida di un campo democratico che proverà ad arginare questa nuova ondata populista. Dal canto nostro, sarebbe miope non vedere che c’è uno spazio politico enorme, che oggi non sembra “rispondere” a nessuna delle forze politiche di sinistra in campo, impegnate come sono da un lato alla ricerca strenua di una identità, dall’altro ad esercitare il rafforzamento di una fisionomia politica improntata sul giustizialismo. Quello spazio da occupare è il riformismo civico e socialista, ispirato a quel Partito che in 130 anni di storia ha varato misure che hanno modernizzato il Paese, ha inaugurato la stagione dei diritti e delle libertà, ha avuto intuizioni e si è fatto interprete dei grandi mutamenti della società, alla testa di lotte per il lavoro e per la Repubblica. Un partito la cui assenza, con il suo dissolvimento dopo Tangentopoli, ha finito per produrre più diseguaglianze sociali e un sistema politico e partitico fortemente precario, fluido, che ha aperto le porte alla stagione terribile del populismo. E’ a quelle ragioni storiche che noi, oggi, ci ispiriamo. Tenendo saldi i nostri valori, non cedendo mai al fascino del moralismo che ha soppiantato l’etica della responsabilità, ma soprattutto tenendo in vita una bandiera e una comunità fatta di energie, donne e giovani, ispirati dal comune valore riformista e del buongoverno delle città. Sulla base di questi principi ci avviamo al nostro progetto degli Stati Generali del Socialismo. Con un approdo, le elezioni europee, con cui il campo socialista e riformista sfiderà il sovranismo da un lato, il populismo dall’altro, i due fattori che hanno reso l’Italia più fragile, un paese più esposto ai cambiamenti epocali che sono avvenuti negli ultimi anni. Una strada che percorriamo avendo chiari i nostri obiettivi e senza steccati, aperto a chi ci sta: un’area ampia, inclusiva del mondo laico, civico e ambientalista, e di movimenti che si rifanno al riformismo civico, alla socialdemocrazia, all’associazionismo socialista. Un percorso che guarda a quell’appuntamento politico, le europee del 2024, insieme a buoni compagni di strada, come occasione per rilanciare i valori delle politiche socialdemocratiche, che in Europa sembrano essere minacciate da una nuova ondata di nazionalismo che riscalda le curve e fa leva sulle paure. Le elezioni sono dietro l’angolo e noi ci faremo trovare pronti. Enzo MARAIO segretario del Psi
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