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25 Aprile 2023 - 12:09
rottamazione quater rinvio a giugno
Arriva la proroga della scadenza per la domanda di Rottamazione Quater che slitta dal 30 aprile al 30 giugno 2023 come era ovvio che fosse.
Ed era ovvio che fosse così perché da più parti si erano sollevate perplessità sulla ristrettezza dei tempi a disposizione per il contribuente per aderire, le modalità esclusivamente informatizzate per accedervi, la necessità di recuperare i dati con completezza e solo la recente introduzione di alcuni automatismi che favorissero la selezione delle cartelle per le quali richiedere lo sgravio di sanzioni ed interessi.
Assieme a questo rinvio slittano di conseguenze tutte le date connesse originariamente alla Rottamazione Quater.
Gli esiti della domanda arriveranno ora entro il 30 settembre e non più entro il 30 giugno e la prima data per il pagamento del 10% del valore del debito slitta a sua volta al 31 ottobre 2023, la seconda rata resta invece fissata per il 30 novembre. In tal senso si dovrà considerare che nell’arco di un mese ci si troverà a versare il 20% della massa debitoria rottamata. Occorre considerare questo aspetto con largo anticipo.
Arriva dal MEF una grave bocciatura degli effetti che Quota 100 ha sviluppato sulle condizioni finanziarie del Paese, a denunciarlo è il Documento di Economia e Finanza trasmesso alle Camere nel quale si evidenzia che l’impennata della spesa pensionistica sale di 65 miliardi di euro, una zavorra che si assorbirà solo dopo il 2026. Ad aggravare il peso della valutazione è ovviamente l’impatto della indicizzazione delle pensioni dovuto alla inflazione, che ha fatto schizzare gli importi del 7% in media e l’effetto di quota 102 e 103.
Il Documento di Economia e Finanza ribadisce a tutti gli effetti che il canale da seguire è e resta il sistema contributivo, condizione che non si coniuga esattamente con le dichiarazioni del Sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, che sostiene la necessità di superare la legge Fornero. Probabilmente si pensa di farlo rendendo strutturale una forma simile a Quota 41.
Arriva sempre dal DEF e dal Collegato Lavoro il nuovo taglio del cuneo fiscale che da maggio 2023 sale al 4%. Il Taglio del cuneo fiscale implica una progressiva riduzione delle tasse in busta paga.
La stima della Banca d’Italia definisce in circa 200 euro l’anno l’aumento della retribuzione derivata con un effetto di circa 15 euro al mese. Il Collegato Lavoro porta con se anche altre modifiche alle normative dei rapporti di lavoro. Sulle causali dei contratti a termine per esempio cade l’obbligo per i contratti fino a 12 mesi. Perciò si potrà licenziare senza causale. Ma ci sono novità anche per quelli da 1 a 2 anni. Per essi le motivazioni potranno andare verso esigenze più specifiche di natura tecnica, organizzativa e produttiva. Oppure per sostituire altri lavoratori.
Le norme attuali invece prevedono che l’esigenza di prendere lavoratori sia determinata da ragioni oggettive ed estranee all’attività ordinaria.
Che consentono di uscire cinque anni prima dei 67 anni dal lavoro nelle aziende con più di 50 dipendenti a patto di assumere nuove professionalità. Il Reddito di Cittadinanza cambia ancora volto. Dalla forma del MIA, adesso si prevede quella del GIL, Garanzia per l’Inclusione. Secondo le ultime bozze circolate la misura di sostegno alle fasce più fragili si dividerà in tre. Da un lato la Garanzia per l’inclusione (Gil). Dall’altro due strumenti per le politiche attive del lavoro, la Prestazione di accompagnamento al lavoro (Pal, transitoria fino a fine anno) e la Garanzia per l’attivazione lavorativa (Gal). Saranno rivisti, al ribasso, gli importi per i cosiddetti “occupabili” che avranno al massimo 350 euro al mese e dovranno accettare le proposte di lavoro di almeno un mese pena la decadenza dal beneficio. Col decreto si dovrebbe anche sanare il buco normativo creato con la manovra, che aveva cancellato il reato per chi riceveva indebitamente l’assegno, con un inasprimento delle sanzioni per dichiarazioni false e truffe con pene fino a 6 anni di carcere.
Dal prossimo 2 maggio 2023 sarà possibile opzionare l’uso in 10 anni dei crediti che hanno originariamente natura quadriennale. Si tratta dei Superbonus 110 e dei Sismabonus 110. La loro utilizzabilità infatti ha durata quadriennale e questo non incentiverebbe istituti di credito già pieni di crediti fiscali ad acquistarne altri.
Dal prossimo 2 maggio la piattaforma di gestione dei crediti, attiva sul sito di Agenzia delle Entrate, consentirà di “spalmarli” in dieci anni. La scelta è tuttavia irrevocabile. Selezionata questa opzione infatti i crediti si potranno solo utilizzare in compensazione di debiti fiscali e contributivi, solo in 10 anni e non saranno più cedibili. Una questione che dal lato spaventa per l’irrevocabilità degli effetti ma dall’altro aiuta non poco coloro i quali hanno a disposizione miliardi di euro nei cassetti fiscali la cui utilizzabilità è limitata a quattro anni e non avrebbero la capienza fiscale e contributiva per utilizzarli.
Francesco Andrea Falcone Dottore Commercialista – Revisore Legale
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