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Mense ospedaliere

«No assoluto ad una disparità di trattamento tra lavoratori»

Incontro tra i sindacalisti dell'Usb e la società Ladisa

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Si è tenuto martedì pomeriggio l'incontro tra l’Unione Sindacale di Base e  la società “Ladisa”, che «prima si occupava solo della ristorazione dei pazienti dell’ospedale Ss. Annunziata e che ora dovrà farlo per tutti i nosocomi del territorio jonico». Oggetto del confronto: l’ organizzazione del servizio e la conservazione dei diritti economici e normativi dei lavoratori che, «nel cambio di appalto, passano dalla “Solidarietà e Lavoro” alla “Ladisa”, appunto aggiudicataria del servizio per tutto il lotto di Taranto. Un indispensabile confronto - si legge in una nota dell'Usb - al fine di assicurare l’inserimento di una clausola sociale che dia garanzie sull'assorbimento dell’intero perimetro occupazionale ma anche sul mantenimento dei diritti economici e normativi». 

Francesco Marchese, Usb Lavoro Privato: «Inaccettabile l’accordo che ci è stato proposto, in quanto, se da un lato la Ladisa ha assicurato impegno per tutto ciò che concerne il profilo orario e retributivo, dall’altro non garantisce il rispetto dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, optando per il sistema delle tutele crescenti introdotto dal Jobs act. Diretta e ovvia conseguenza: una importante disparità di trattamento tra i lavoratori già alle dipendenze della Ladisa che mantengono i diritti acquisiti in passato, e quelli che subentrano ora con il cambio di appalto e che quindi, pur lavorando da 30 anni, perderanno una fondamentale tutela. Come Usb, siamo assolutamente contrari alla stipula di un accordo che genererebbe un bacino di lavoratori di serie A ed un altro di serie B. Questo è inaccettabile perché si va a mettere in discussione il principio dello stesso trattamento a parità  di mansioni. Ma c'è dell'altro: la penalizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici impiegati nelle cucine di Grottaglie che dovranno allontanarsi di molti chilometri dal loro storico luogo di lavoro per svolgere d'ora in poi il servizio fuori provincia, a Mesagne, con ulteriore peggioramento della  precaria condizione di una quindicina di dipendenti, già vittime da anni di un lavoro povero, fatto di poche ore di lavoro e bassi salari». 

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