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Il ricordo di Fulvio Loddo

Perdere il passato è perdere il futuro

Perdere il passato è perdere il futuro

Sono appena tornato. Ho voluto salutarlo per l’ultima volta. Sono un vigliacco. Non ho voluto vederlo negli ultimi mesi d’agonia. Volevo conservarne il pieno ricordo dei momenti più intensi di lavoro e di svago vissuti insieme.

Fulvio aveva un carattere difficile, non tutti riuscivano a legare con lui.

Lo conobbi al Sindacato quand’ero segretario della camera del lavoro e lui dirigeva gli enti locali. In quella veste spesso ci scontrammo, per le sue posizioni intransigenti, ma ne apprezzai la preparazione giuridico amministrativa. Certamente era uno dei più bravi. Quando fui eletto in consiglio comunale e poi nominato, da Mario Guadagnolo sindaco, assessore all’edilità e presidente della commissione edilizia, lo cercai.

Si mostrò stupito della mia chiamata, soprattutto quando gli proposi di assumere il ruolo di segretario della commissione edilizia. Mi chiese perché avessi pensato proprio a lui e, senza esitazione, gli dissi che avevo bisogno di una persona competente, di cui potermi fidare. Gli chiesi di mettere da parte gli scontri pregressi e di lavorare insieme per cinque anni. Fu il punto di riferimento di un gruppo di giovani tecnici interni ed esterni all’amministrazione. Quando lasciai l’assessorato continuammo a lavorare insieme, soprattutto quando assunse il ruolo di Comandante della Polizia Municipale. Mio fratello Plinio lo aveva conosciuto ed apprezzato e divenne nostro consulente in tutte le attività concorsuali che gestivamo in giro per l’Italia. Era affidabile, preparato, scrupoloso, per un attività che andava gestita con trasparenza e rigore amministrativo.

La memoria è una delle più importanti funzioni della nostra mente. Conservarla vuol dire mantenere a lungo la consapevolezza di sé, consentendoci di vivere con gli altri e di essere riconosciuti e ricordati. Non si tratta di ricordare una scadenza, un avvenimento, ma qualche cosa di più, che dà valore alla vita e, nella vita, ci sono cose che ti vengono a cercare… Allora scopriamo che i momenti importanti non sono quelli annunciati, i grandi obiettivi raggiunti. Le vere pietre miliari sono meno pretenziose. Arrivano alla porta della memoria senza bussare, come quegli amici che ci hanno accompagnati per un tratto troppo breve del nostro percorso. La nostra vita è misurata da questi momenti: Perdere il passato significa perdere il futuro.

Il ricordo di chi non c’è più, spesso, non arriverebbe oltre il suono della campana che una sera rintocca per lui. Ogni tanto, rintoccherà un ricordo nel cuore di chi hai incontrato e tu rivivrai proprio in quel momento. Così si continua a vivere oltre la vita, nei ricordi di chi ci ha accompagnato, che tornerà, più forte, sempre indietro. La sua morte è un pezzo della nostra vita che se va. La morte di qualsiasi amico ci sminuisce, quella campana suona per ricordarcelo…

Che la terra ti sia lieve caro Fulvio. Un giorno, non so dove, ci rivedremo ancora. Forse su quell’isola, della tua terra sarda, dove mi portasti a pescare...

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