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La crisi del Siderurgico

«Basta con Mittal, siamo al collasso»

La rabbia degli autotrasportatori

autotrasportatori

Gli autotrasportatori di Casartigiani

Rivendicano “dignità”, gli autotrasportatori di Casartigiani Taranto. Sono apparsi stremati, nel corso della conferenza stampa tenutasi ieri davanti alla portineria C area ingresso Tir del Siderurgico, in conferenza stampa. Si ritorna allora alla grande crisi dell’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, che sta travolgendo la galassia eterogenea delle imprese dell’indotto: non ci sono risorse nè materie prime, le aziende dell’appalto sono prostrate, e gli autotrasportatori esigono - senza più ulteriori rinvii -  risposte chiare, nette e concrete da parte del Governo, delle istituzioni, della politica e della stessa Acciaierie d’Italia.

La protesta degli autotrasportatori

Oggi, giovedì 28 dicembre, si annuncia come un  giorno da dentro o fuori, con la riunione del consiglio di amministrazione di AdI. “Ballano” tantissimi soldi: servono subito 320 milioni di euro, per assicurare la sopravvivenza della fabbrica, e sullo sfondo (ma neanche tanto) c’è un miliardo di aumento di capitale. Sempre oggi è in programma il consiglio dei ministri, che non potrà evitare di trattare anche il caso Ilva.

Domani poi l'esecutivo incontrerà i sindacati metalmeccanici a Palazzo Chigi.

Da Milano e da Roma si aspettano decisioni, a Taranto va in scena il dramma di chi patisce sulla propria pelle le conseguenze di una crisi ormai più che decennale. In conferenza stampa infatti è stato spiegato che una serie di imprese del settore è oggi al collasso finanziario e gestionale, perché tra gli autotrasportatori c’è chi avanza ancora le fatture di giugno e chi può le “sconta” incassando parzialmente quanto gli spetta -  ma indebitandosi con le banche. Lo stesso vale per i fornitori, è stato aggiunto, i quali non vengono pagati regolarmente. 

La protesta degli autotrasportatori

Il responsabile del settore autotrasporto di Casartigiani, Giacinto Fallone, ha dichiarato che lo scaduto fatture, delle aziende tarantine, ammonterebbe oltre 20 milioni di euro: «Chi riesce a scontare le fatture – ha detto - sfiora interessi al 12 o 13%, in tempi di pagamento dilazionati a sei mesi». Per il rappresentante di Casartigiani Taranto  «qui ci sono aziende che avanzano ancora la liquidità da agosto per i minerali e giugno per i prodotti. Paradossalmente, le banche potrebbero decidere di far rientrare tutti i clienti per le somme debitorie anticipate, portando così le aziende al collasso economico finanziario». Fallone ritiene che il passaggio dello Stato nella maggioranza del consiglio d’amministrazione di Acciaierie d’Italia sia l’unica soluzione possibile: «Bisogna estromettere Mittal. Non possiamo sopportare di essere noi, di fatto, i “finanziatori” di Acciaierie d’Italia; il Governo trovi al più presto altri azionisti».

La convocazione immediata di un tavolo di confronto tra lo Stato e il consiglio d’amministrazione dell’azienda è stata chiesta dal coordinatore regionale di Casartigiani Puglia Stefano Castronuovo. «Le associazioni nazionali dell’Autotrasporto hanno scritto al ministro per gli Affari europei Raffele Fitto e all’amministratore delegato Lucia Morselli e non hanno ancora ricevuto risposta. Era il 30 ottobre. La situazione dell’indotto tarantino non è mai migliorata e puntualmente siamo costretti a scendere in piazza per annunciare la situazione drammatica cui versano le imprese. È giunto il momento che ognuno si assuma le sue responsabilità, così come il Governo ci dia delle risposte e che rispetti i pagamenti come previsto dalle norme vigenti» ha concluso Castronuovo.

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