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La crisi del Siderurgico
20 Dicembre 2023 - 06:35
Ex Ilva
«Nella prima mattina di ieri 19 dicembre, A.I.G.I ha comunicato il pagamento per intero degli stipendi. Per il riconoscimento della tredicesima mensilità, le aziende confermano che tutto dipende dallo sblocco almeno di una parte delle fatture scadute che ammonterebbero, a novembre, a più di settanta milioni di euro». Sono le segreterie di Fim, Fiom e Uilm a fare il punto sul “caso indotto”, che si inserisce nel contesto della più generale crisi del Siderurgico. Oggi è in calendario, a Roma, l’importante confronto tra sindacati e governo in merito al futuro della fabbrica mentre venerdì si prospetta determinante l’assemblea dei soci di Acciaierie d'Italia, che vedrà il nuovo round tra il socio privato e attualmente maggioritario, Arcelor Mittal, e la parte pubblica, rappresentata dall’agenzia Invitalia, controllata dal ministero dell’Economia.
A Taranto intanto ieri si è parlato di indotto. «In data 18 dicembre su richiesta delle organizzazioni sindacali Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil, il Prefetto di Taranto ha convocato i rappresentanti sindacali, l’associazione datoriale A.I.G.I e la committente Acciaierie d’Italia (nella persona dell’amministratore delegato Morselli) per approfondire il tema legato alla paventata mancata corresponsione da parte delle aziende appartenenti ad A.I.G.I., ai circa 4000 lavoratori degli appalti di Acciaierie d’Italia, della mensilità di novembre (riconosciuta a dicembre), della tredicesima e degli oneri previdenziali e fiscali corrispondenti» si legge infatti in una nota delle segreterie metalmeccaniche. «All’incontro si è registrata l’ormai classica e consuetudinaria assenza di Acciaierie d’Italia che, come noto ormai a tutte le parti interessate da questa drammatica vicenda, ha interessi ostili e totalmente divergenti rispetto a quelli della nostra comunità». Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil si legge ancora «hanno ribadito al tavolo che occorre mettere in sicurezza tutti i lavoratori, sui quali non può gravare il peso di una crisi provocata ad arte dal socio privato, e che le aziende dell’appalto non possono pensare di scaricare sui lavoratori responsabilità che non hanno. Il salario dei lavoratori va salvaguardato. Non è tollerabile che circa 4000 famiglie subiscano, specie nel periodo natalizio, le conseguenze di una gestione disastrosa e fallimentare da parte di Acciaierie d’Italia. A.I.G.I. nel corso dell’incontro, rispetto alle richieste dei sindacati, ha garantito ai presenti di provare a comunicare con le aziende associate per garantire il pagamento degli stipendi. Tuttavia Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil, pur comprendendo il clima di incertezza presente negli appalti e nell’ indotto, hanno rivendicato che sia garantito anche il pagamento della tredicesima».
E se, come detto in precedenza, «A.I.G.I ha comunicato il pagamento per intero degli stipendi» ma per le tredicesime «tutto dipende dallo sblocco almeno di una parte delle fatture scadute», per i sindacati «è del tutto evidente che in occasione dell’incontro previsto a Palazzo Chigi (oggi, 20 dicembre) ribadiremo che per evitare la chiusura irreversibile, in una città in forte regressione, al netto di slogan e retorica inutile, sia necessario assumere il controllo da parte dello stato degli assetti societari, cambiando la Governance di Acciaierie d’Italia e ponendo fine a questi continui ricatti che penalizzano i lavoratori e la città. In assenza di questa assunzione di responsabilità da parte del governo, siamo pronti ad ogni tipo di iniziativa a tutela dei lavoratori che rappresentiamo e che continuano a subire le conseguenze di questa annosa vertenza che rappresenta una vera e propria vergogna tutta italiana».
Per Franco Rizzo e Sasha Colautti, dell’esecutivo nazionale Usb, «la decisione di Aigi di corrispondere solo gli stipendi e di non garantire le tredicesime ai dipendenti delle aziende dell’appalto rappresentate, per noi, è inaccettabile. Perché riteniamo che Natale è per tutti, soprattutto per coloro che vivono costantemente, pur lavorando, una condizione di estrema precarietà e incarnano perfettamente quell’idea di lavoro povero che va aspramente combattuta, dal momento che, non solo non hanno contratti stabili, ma percepiscono poco più di 1.000 euro al mese. Ciò è irricevibile anche perché una parte degli imprenditori dell’appalto, consapevole della estrema gravità della situazione, non certamente da oggi, ha da sempre in qualche modo avallato questo sistema malato, intervenendo solo ora che si è allo stadio terminale. Ovvio che, vanno fatti sacrosanti distinguo tra gli stessi imprenditori, dal momento che ne conosciamo alcuni che non hanno minimamente esitato ad andare in banca, per fare i dovuti versamenti ai propri dipendenti, mantenendo fede in maniera seria agli impegni assunti, nonostante le note difficoltà e i pesanti ritardi nei pagamenti delle fatture da parte di AdI, le cui responsabilità dirette sono fin troppo ovvie. Intanto, è opportuno dire a questo Governo che, dopo oltre un anno, la scusa degli errori fatti dai precedenti esecutivi non regge più e che la situazione è letteralmente precipitata negli ultimi mesi. Oggi, alla vigilia dell’ennesimo incontro romano, l’unica notizia che può risollevare la situazione, è una decisione da parte del Governo finora impassibile di fronte ai ricatti della multinazionale. Non ci si sorprenda se in Europa, l’Italia non viene presa troppo sul serio: questo è il risultato della mancanza di autorevolezza di questa politica».
L’auspicio dell’Usb quindi è che «il governo abbia il coraggio di mettere fine a questa storia, che ha ridotto ai minimi termini il tessuto sociale e imprenditoriale locale. Concludendo, diciamo ad Aigi, che noi dell’Usb, saremo soddisfatti solo quando i lavoratori vivranno una condizione di piena serenità e che quindi vanno pagati sia gli stipendi che le tredicesime, altrimenti per quanto ci riguarda, sarà sciopero».
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