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La crisi del Siderurgico

Ex Ilva, cala la scure dell'Europa

Le parole dell'avvocato della Corte Ue, Juliane Kokott

Juliane Kokott

Juliane Kokott

Un impianto industriale non può essere autorizzato, se causa eccessivi danni alla salute - e solo in circostanze particolari è possibile un differimento delle misure per la riduzione dell'impatto ambientale. Ad intervenire sul caso dello stabilimento siderurgico di Taranto è stata  l'avvocato generale della Corte Europea, Juliane Kokott, dopo che era stato  il Tribunale di Milano a chiedere un pronunciamento della Corte per una valutazione in merito al "caso Ilva", alla luce della direttiva Ue sulle emissioni industriali. E, anche se le conclusioni dell'avvocato generale non vincolano la decisione finale della Corte, il giudizio di Kokott è sicuramente un elemento di peso, mentre la fabbrica oggi chiamata Acciaierie d'Italia vive un momento estremamente complesso. 

Infatti, il segretario generale ed il segretario nazionale Fim Cisl, Roberto Benaglia e Valerio D’Alò, sono intervenuti in merito alla questione-indotto.

"Rispetto alla lettera inviataci ieri da A.I.G.I. (Associazione Indotto AdI e General Industries) - l’associazione che raggruppa le aziende dell’indotto e dei servizi di Acciaierie d’Italia – con la quale la stessa associazione comunica la mancata erogazione dello stipendio e della tredicesima di questo mese agli oltre 4000 lavoratori dipendenti, a causa della profonda crisi in cui versano le imprese dell’appalto, per i mancati pagamenti da parte di Acciaierie d’Italia, pur comprendendo la gravità e il fortissimo stato d’incertezza, facciamo un fortissimo appello al senso di responsabilità delle stesse imprese" dicono i sindacalisti.

"Possiamo sicuramente immaginare quanto orbita intorno alle aziende dell’appalto, cogliendo le difficoltà delle aziende a causa del deficit dei pagamenti da parte di AdI, ma riteniamo ingiusto che a pagare il prezzo più alto della sciagurata gestione finanziaria, oltre che industriale di Acciaierie d’Italia, siano i lavoratori. In questa fase complicatissima della vertenza, mai come oggi a forte rischio, chiediamo a queste imprese di compiere un ulteriore sforzo per non far ricadere il peso e la tensione esistente con AdI sui lavoratori e sulle loro famiglie, che nel periodo natalizio, dovranno vedere - come mai accaduto nei 12 anni in cui si trascina questa vertenza - a rischio la propria tredicesima e il proprio stipendio".

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