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La storia
16 Giugno 2023 - 06:30
Barbuti contrastato da Baresi
E poi, nel profluvio di commenti, interviste, ricordi, aneddotti e varia umanità, ecco che spunta Massimo Barbuti. Quel Barbuti lì, il centravanti approdato alla corte di mister Angelo Carrano nel 1981-’82: un Taranto sulla carta ambizioso, con la voglia di tornare in B - ma che invece finì undicesimo in serie C1. Non sfondò qui, Barbuti, su cui c’erano grandi aspettative. Una stagione opaca, in una carriera però da bomber vero. Sui campi di provincia - la vera anima del calcio italiano - l’attaccante toscano ha segnato tanto, togliendosi lo sfizio di marcare il cartellino pure in serie A. Ed è qui, a questo crocevia, che la sua storia si incrocia con quella di Silvio Berlusconi; la cui recentissima scomparsa è già Storia, con la S maiuscola.
Il 14 settembre 1986 la prima partita di Berlusconi da presidente del Milan. Ma a vincere a San Siro in campionato fu l'Ascoli, 0-1: a segnare fu l'ex centravanti del Taranto Massimo Barbuti
Il 14 settembre 1986, quando Taranto è solo una parentesi in un lungo curriculum, Barbuti Massimo nato il 5 agosto 1958 fa il suo esordio nel massimo campionato nazionale con la maglia dell’Ascoli che la stagione prima aveva condotto alla promozione in serie A, a suon di gol. Si gioca a San Siro, dove 60.000 tifosi rossoneri sono assiepati sugli spalti. Quel Milan-Ascoli più che la partita d’esordio di Barbuti è, deve essere, la prima uscita della squadra allestita dal nuovo presidente rossonero: ovviamente Silvio Berlusconi. E invece...sarà proprio la partita di Barbuti. Che segna un goal meraviglioso, sul passaggio di quell’artista che era Liam Brady, e rovina la festa al Milan, ai milanisti e allo stesso Berlusconi, il cui debutto coincide con una incredibile sconfitta. Negli anni che verranno, i mugugni che scandirono quell’esordio si tramuteranno in applausi.
E’ stato il Corriere della Sera a ripescare il nome dell’ex centravanti del Taranto (definizione un po’ limitante però, diciamo) in questi giorni in cui la morte di Berlusconi scandisce le cronache. «Brady lanciò da centrocampo, ero defilato sul vertice destro dell’area di rigore. La palla stava andando verso la bandierina, Franco (Baresi, ndr) poteva accompagnarmi fuori. Invece mi fece una finta col corpo convinto che l’avrei stoppata. Non sapeva che ero molto bravo a calciare al volo e così feci. La presi talmente bene che si abbassò di colpo scavalcando il portiere. Ero convinto che il tiro sarebbe finito alto, mi ero già girato per tornare a difendere. Poi vidi i compagni correre a festeggiarmi e capii (...)
Dispiace per il Cavaliere, ma io ho solo fatto il mio dovere. San Siro era pieno, c’erano 60.000 spettatori. Tutti conoscevano il Berlusconi imprenditore, ma chiunque era curioso di vederlo nelle vesti di presidente. Avevo 28 anni, era la mia prima partita in A, non avevo mai visto tutta quella gente. Certo, anche in B c’erano stadi notevoli. A Udine, a Vicenza... ma niente di paragonabile. Era una muraglia umana. “Ma dove siamo?”, ci chiedevamo fra di noi sul pullman, una volta vista la folla fuori dallo stadio. Berlusconi arrivò con l’autista. In un secondo la Rai era da lui. “Sensazioni? Belle. È un po’ come il primo appuntamento con una donna”, disse. Dopo la sconfitta rideva meno. “Beh, fa niente. Questo Barbuti ha fatto un gol straordinario”». Questo il racconto di Barbuti al Corriere.
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